martedì 27 maggio 2008

38 - Le combattenti si presentano.

Ora Anemooe doveva cacciare ogni cosa dalla sua testa e pensare solo alle sue avversarie e a cercare di combattere gli effetti della rochina, doveva riuscirci...
Andarono in silenzio, prima alla stalla, a recuperare Tenebra, poi si avviarono verso la Piazza dell’Albero Bianco, che per l’occasione era stata aperta a chiunque volesse assistere,ma erano così tanti gli abitanti di Gondor venuti a vedere quel che stava succedendo che molti erano rimasti lungo le strade.
Il brusio della folla si spense al passaggio dei due, la calca come per magia si fendette lasciandoli passare, Anemoee fece così il suo ingresso nella piazza dove ormai mancava solo lei, aveva calcolato i tempi alla perfezione.
Aragorn era seduto sul suo trono che era stato portato lì apposta, al suo fianco vi era Dama Arwen, Anemoee si diresse senza esitazioni verso di loro; quando di fronte ai due reali, si inginocchiò cerimoniosamente, e rimase in attesa della parola del Re.
Ed il Re parlò.
“Popolo di Gondor, siamo qui riuniti per assistere oggi al compimento della giustizia di un popolo a noi lontano e conosciuto più che altro nelle leggende, il popolo delle Amazzoni! Perciò lascio ora la parola alla rappresentante della loro Regina.” Aneritan fece un passo avanti, verso Anemoee ancora inginocchiata.
“La Regina Anurame della casa di Anur mi ha mandato per eseguire una sentenza emessa qualche tempo fa quando la qui presente, allora conosciuta come Anemoee figlia di Anear, Comandante della Casa di Anur, fu smascherata della sua falsità. Ella infatti non è, come richiede la nostra legge di padre elfico, ed non è neanche figlia di una delle nostre Amazzoni, ella è figlia di Uomini della Terra di Mezzo!”
Le ultime parole suscitarono un lieve mormorio nella folla, che ora riconoscevano la donna dal mantello nero, come una loro compatriota, ovviamente ciò non poteva che attirare le loro simpatie verso di lei.
“La nostra legge obbliga, un impostore del genere all’esilio, con una possibilità di scelta, partire immediatamente senza portare con sé nulla di quello che si possedeva, o partire potendo scegliere quattro cose tra quelle in proprio posseso, quando Anemoee fu posta di fronte a questa scelta decise di portare con se le quattro cose, ma allo stesso tempo accettò che una volta partita, da lì a pochi giorni una squadra di amazzoni sarebbe partita per darle la caccia." Aneritan fece una una pausa, guardando la folla a cui stava parlando, poi riprese.
"Questa donna, però, ha sempre servito con onore e onestà la nostra Regina, ha avuto quindi da Sua Maestà la possibilità di cambiare la sua scelta, rinunciando a ciò che ha portato con se avrebbe la possibilità di iniziare una nuova vita in questo nuovo paese.” Fece una pausa, facendo un gesto imperioso verso Elianor che aveva fatto due passi avanti pronta a protestare per tale possibilità, la quale si zittì all’istante.
Quindi Aneritan riprese nuovamente.
Anemoee vuoi cambiare la tua scelta fatta davanti alla Regina? Lei te ne da la possibilità, in segno dell’affetto che provava per te, ti chiede di rinunciare alle cose che hai portato con te e il combattimento sarà annullato e tu sarai libera di iniziare la tua nuova vita lontana dal popolo delle Amazzoni. Vuoi cambiare la tua decisione??”
“NO!” fu la risposta di Anemoee, una sola sillaba, secca e decisa, il volto severo impassibile fissava Aneritan, senza la minima traccia di timore, senza la minima traccia di preoccupazione, in quel momento Aneritan ebbe quasi paura di quella ragazza, no di quella donna, che aveva sempre considerato la sua nipotina, per la prima volta la vide veramente cresciuta.
Non era la prima volta che la vedeva prepararsi ad una battaglia, ma era la prima volta che la vedeva con quello sguardo così deciso, così sicura di sé, così spietato, in quel momento provò pietà per le tre sorelle che avrebbero dovuto combatterla , se il combattimento fosse stato leale, per loro non vi era alcuna possibilità e di questo, ne era convinta, ne era consapevole anche Elianor.
“Molto bene… “ disse Aneritan annuendo, “Allora la Sfida si terrà, qui, con il consenso di Re Elessar e con la promessa che non sarà fatto alcun male alle Amazzoni che combatteranno con Anemoee nel qual caso vincessero. Ora le presentazioni delle combattenti! In nome della Regina Anurame combatteranno Elianor, Eliasar ed Elianer figlie tutte di Elian. Prego Amazzoni fate la vostra presentazione.” Lasciò il campo dove si trovava e si ritirò al fianco di Re Elessar dove era giunto anche Faramir che costudiva Tenebra e l’arco di Anemoee.
Le tre Amazzoni che fino a quel momento si erano tenute in disparte si fecero avanti, Aneritan pensò che fosse il caso di dare qualche spiegazione a ciò che sarebbe accaduto a Re Elessar.
"Per le Amazzoni un combattimento del genere, non è solo una questione per risolvere un problema, ma è un vero e proprio spettacolo, ogni amazzone ha un proprio modo di presentarsi per attirare i favori del pubblico che ha sempre una parte importante, ed in questo le tre sorelle non fanno eccezione." disse a bassa voce.
Infatti entrarono in campo dando prova della loro agilità e destrezza, con capriole e salti mortali, l’eleganza dei movimenti e la precisione con cui si incrociavano le loro traiettorie, lasciò il popolo di Gondor esterrefatto, mai avevano visto una persona muoversi in quella maniera, tre assieme erano una vera e propria cosa eccezionale, considerando che ancora la maggior parte non aveva ancora scelto per chi avrebbe dovuto tifare, non conoscendo nessuna della contendenti realmente, applaudirono incitando le tre donne.
Dopo il loro ingresso trionfale senza armi, presero ognuna la propria spada e diedero inizio ad una sorta di combattimento con figure complicate e pericolose, con lame affilatissime che passavano a pochi centimetri dalla pelle quasi nuda delle ragazze, le grida degli spettatori aumentarono di tono ad ogni passaggio.
Anemoee aspettava in silenzio, lo sguardo impassibile, fisso sul campo di gare, ad osservare i movimenti contorti delle sue avversarie, aveva fatto anche lei molte volte quella specie di balletto, anche se sempre da sola, non sarebbe stato così questa volta, ormai era decisa, anche perchè sapeva di dover preservare le proprie forze minacciate dall'effetto del veleno che aveva in circolo nel sangue.
Un applauso rumoroso esplose quando la presentazione fu terminata, in quel momento si aveva l’impressione di essere ad una festa popolare più che ad un combattimento in cui probabilmente qualcuno avrebbe perso la vita.
“E ora vi presento chi combatterà per la propria vita e per la sua libertà: Anemoee” disse Aneritan tornando sul campo, ritirandosi poi nuovamente vicino al Re.
Anemoee entrò, ancora avvolta nel suo mantello nero, il cappuccio calato sul volto, aveva la camminata leggere, che assomigliava molto a quello di un elfo, il popolo di Gondor si zittì all’istante, sembrava che uno spirito fosse entrato nel loro campo visivo, l’entrata di Anemoee fu meno spettacolare rispetto a quella delle sue avversarie, eppure rimase impressa a fuoco nella mente di chi la vide.
Con un gesto lento si calò il cappuccio sulle spalle, slacciò il nodo del mantello con studiata calma, e lo lascio cadere ai suoi piedi, rivelando sotto di esso un vestito molto simile a quello delle altre amazzoni, se non che esso aveva ricamato su di esso l’albero bianco con le sette stelle e la corona, l’emblema di Elendil, l’emblema della casata del loro Re, quella donna combatteva per il loro tre.
Con il semplice gesto di togliersi il mantello Anemoee aveva conquistato tutta l’attenzione del popolo di Gondor.
Con passo sicuro, che gli costava non poco sforzo, si avvicino al Re, quando gli fu di fronte estrasse contemporaneamente la spada e il coltello elfico, con un gesto elegante e una rapidità estrema, portò la mano destra che impugnava Neralama all’altezza del petto, con la lama brunita a pochi centimetri dal viso, e il coltello elfico nella mano sinistra subito sotto, e così si inginocchiò di fronte ad Aragorn, egli si fece avanti e gentilmente la fece alzare, Anemoee abbassò le lame, mentre Aragorn la baciò sulla fronte.
“Va e vinci per me!” disse a voce alta in modo che tutta la piazza potesse sentirlo, un urlo esplose tra le persone presenti, il pubblico ora aveva scelto la sua beniamina, Anemoee annuii lentamente, quindi si girò ad affrontare le tre sorelle, alzò la guardia con la spade e il pugnale, mentre il sole che ormai illuminava in pieno la piazza fece scintillare l’albero bianco di Mitrhill e le gemme appuntate sul suo vestito, Anemoee era pronta! Pronta a mettere in gioco la sua vita, per Tenebra, per le lame che al momento aveva in mano, ma soprattutto per se stessa, per poter vivere quello che Faramir le aveva promesso.

lunedì 26 maggio 2008

37 - Prepararsi per la Caccia

Anemoee si svegliò di soprassalto.
“Chi è?” chiese ormai perfettamente sveglia, si alzò dal letto per andare ad aprire le imposte, ma un lieve capogiro la fece risedere.
“Sono Faramir, volevo sapere della tua ferita… “
“Entra!” la porta si aprì e l’uomo entrò nella stanza, era vestito con abiti eleganti che recavano i simboli del suo Re, la vide seduta sul letto, un po' pallida, sotto l'abbronzatura, imputò quel pallore alla somma di emozioni che dovevano passare per la sua mente, oltre per il sangue perso il giorno prima.
Aveva il capelli scarmigliati per il sonno appena concluso, Faramir provò un moto di tenerezza per quella donna così forte e dura.
“Come ti senti?”le chiese avvicinandosi a lei e sedendosi sul letto accanto a lei, voleva controllarle le bende, avrebbe messo sui punti un unguento che avrebbe ammorbidito la ferita, sperando che i movimenti di Anemoee nel combattimento non la aprissero nuovamente.
La ferita era a posto, ma senti la pelle della donna leggermente calda.
“Bene, credo…” disse lei un po' incerta.
“Credo?? Che vuoi dire?? Non mi pare che si sia infettata?? Ma forse ai un po' di febbre, mi sembri calda..."disse preoccupato mentre le portava una mano alla fronte, in affetti anche lì trovò un innaturale calore.
“No, fisicamente sto bene, sono solo un po' frastornata, ma non appena sentirò l'aria frizzante del mattino, andrà tutto a posto vedrai!! ” disse nonostante non si sentisse affatto bene; ma per Faramir era chiaro che qualcosa la turbava.
“Cosa ti turba??” chiese lui dolcemente, “Non avere timore, poi parlare con me…” le disse scostandole una ciocca dal viso.
“Ho fatto uno strano sogno, ieri pomeriggio, in effetti non mi era sembrato nemmeno di addormentarmi, eppure ho visto strane cose…!” Anemoee decise di parlare del sogno, per distrarre Faramir dalle sue reali condizioni fisiche tutt'altro che ottime.
Il volto di Faramir divenne improvvisamente greve, capì immediatamente di cosa stesse parlando Anemoee.
“Dimmi cosa hai visto!” le chiese serio.
Anemoee notò che Faramir le aveva chiesto cosa avesse visto e non cosa avesse sognato, voleva chiedergli cosa ne pensasse, ma la sua espressione seria la fece trattenere, gli raccontò ciò che aveva visto, vide la sua espressione addolcirsi, quando parlò di loro, un lieve sorriso parve sul quel volto severo, ma fu solo un attimo, perché poi Anemoee parlò della nube rossa, e allora la preoccupazione offuscò la dolcezza.
“Capisco!” disse piano.
“Che vuol dire?? Che significa tutto ciò?? Perchè prendi così seriamente un semplice sogno?" gli chiese.
“Significa, che il Dono della Preveggenza, caratteristica della nostra razza, si è svegliato anche in te, tu hai visto il nostro futuro, o come potrebbe esserlo, ma su di esso incombe la nube rossa, un mortale pericolo e non mi viene in mente altro che Embaras il Rosso.”
Anemoee rimase in silenzio a soppesare le sue parole, poi quando parlò di nuovo anche la sua voce era greve.
“Una grande guerra incombe nuovamente su di voi, forse il mio compito, sarà quella di evitarla o di combatterla, come uno di voi…”
“Non parlare così, tu sei già una di noi! Tu sei la nostra Principessa, tu sei noi!!” la fece alzare in piedi, “E per me sei già molto di più, ma prima hai un combattimento da vincere.”
“Lo vincerò!” disse Anemoee con una sicurezza tale che, se in quel momento Elianor l’avesse vista, sarebbe scappata a gambe levate.
Faramir le prese il viso tra le mani.
“Non aver paura!” le disse piano.
“Non ho paura di affrontare quelle tre!” disse lei quasi offesa.
“Non intendevo di loro, ma di questo!” e la baciò, ma non come aveva fatto il giorno prima, con la dolcezza di una farfalla, questa volta la baciò con passione, con impeto e irruenza, perché era lui che ora aveva paura, paura di perdere quella donna stupenda che aveva appena trovato, che gli era entrata nel cuore e nell’anima quasi senza volerlo, aveva la stessa capacità di suo fratello di farsi amare, praticamente dal primo incontro.
Anemoee rimase immobile ad assaporare ciò che Faramir le stava donando, perché sorpresa da tutto ciò, da ciò che le stava esplodendo dentro, una mare in burrasca di sensazioni che si accavallavano e anche perché non aveva idea di come fare per rispondere a quel bacio, si sentiva inadeguata, ma solo per un attimo, perché Faramir la faceva sentire bene, tanto da non farle più pensare a quella sensazione di capogiro che non l'aveva abbandonata da quando si era svegliata.
Furono però interrotti dalla bussare alla porta.
“Chi è?” chiese Anemoee non appena riuscì a riprendere fiato.
“Mia Signora le ho portato l’abito!” era la sarta, Sermiana.
Anemoee andò alla porta e la aprì solo di pochi centimetri, la donna le porse il suo abito di cuoio, rimase un attimo sulla porta, avrebbe tanto voluto aiutarla ad indossarlo, ma non si arrischiava a chiedere nulla, non le sembrava un tipo molto disponibile quella strana donna; infatti Anemoee senza troppe cerimonie o ringraziamenti prese l’abito e richiuse la porta, non sapeva perché ma non voleva che nessuno sapesse che Faramir era lì con lei, o forse lo sapeva, per ora voleva che ci fosse una sorta di complicità solo tra loro due.
Anemoee si girò verso di lui facendogli vedere quello che aveva in mano, poi lo guardò lei stessa sbalordita.
Nel punto in cui il suo vestito si apriva lasciando scoperta una buona porzione di pancia, era stata cucita una pezza di velluto nero, verso l’interno, poi lungo i bordi del cuoio era stato creato con fili di un materiale incredibilmente lucente, un albero sovrastato da sette stelle e una corono, le stelle erano delle piccole gemme che brillavano incredibilmente, inoltre tra i seni era stata incastonata una gemma azzurra piuttosto grande, di una bellezza estrema.
Anemoee rimase ad osservare a lungo il lavoro, incredula.
“Avete una sarta fantastica…” commento piano Anemoee
“Sì, è molto brava, ma questo lavoro non è stato fatto dalle sue mani…” disse Faramir esaminando meglio il ricamo, “Questo è stato sicuramente ricamato da Dama Arwen, poi starne certa! Quel metallo lucente è sicuramente mithril, un metallo molto più prezioso dell'oro.”
“Mi prendi giro?!” chiese Anemoee incredula.
“No di certo…”
Senza esitazioni Anemoee si tolse la camicia con cui aveva dormito e si infilò l’abito, sotto gli occhi increduli di Faramir anche se ormai pareva diventare una abitudine quella di vedere quella donna sempre molto, molto svestita!!
Abitudine a cui ancora faticava ad adattarsi, tanto che un groppo gli si formo in gola, vedendo quel corpo snello e muscoloso, che si muoveva davanti a lui.
“Come sta??” chiese lei una volta rivestita.
Ad ogni movimento di Anemoee, l’albero di mithril, che non era fermato contro lo sfondo nero, serbava muoversi al vento, l’effetto era davvero incredibile.
“Ti sta benissimo!” disse con voce leggermente roca Faramir.
Anemoee finì velocemente di prepararsi sotto i suoi occhi attenti alla fine gli consegnò l’arco e la faretra contenete le frecce.
“Questo è uno degli oggetti che costudirai per me, oltre a Tenebra, che ora andiamo a prendere. A proposito fa attenzione durante il combattimento potrebbe cercare di liberarsi per venire in mio aiuto.”
Faramir si concesse un lieve sorriso, visto che Anemoee in quel momento le dava le spalle, lui e Aragorn contavano proprio su quello, infatti la sera prima quando l’aveva lasciata nella sua stanza aveva seguito Legolas dal loro Re, il quale nonostante volesse cercare di mantenere la parola data alla sorella, non aveva nessuna intenzione di rischiare di perderla, quindi avevano raggiunto la decisone che se Faramir si fosse reso conto che si trovava in difficoltà avrebbe dovuto far finta di perdere il controllo di Tenebra e lasciarlo andare, tutti era convinti che lui avrebbe fatto il resto senza deluderli.
“Farò del mio meglio.” le assicurò lui.
Guardandolo nuovamente, Anemoee annuì, poi si bloccò un attimo, perchè si rese conto di avere la vista leggermente annebbiata, era come se una lieve foschia si fosse sparsa nella stanza, scosse la testa stringendo gli occhi, per scacciarla, stranamente ci riuscì, ma la cosa la preoccupò non poco.
Faramir non si era accorto di nulla perchè era andato a prendere la spada di Anemoee e ora gliela stava porgendo, lei la prese e legò la cinta , sistemò anche il pugnale e alla fine si coprì con il suo mantello nero.
“E’ ora di andare!” Si diresse decisa verso la porta, senza più guardare l’uomo che lentamente le stava entrando nel sangue, con la testa ormai proiettata unicamente verso il combattimento che l’attendeva, cercando di riportare alla mente i punti deboli di ognuna delle sue avversarie, le aveva già affrontate e prese una per una, non le facevano la minima paura, ma così, tutte assieme, sicuramente pronte a qualsiasi trucco pur di farla fuori erano una questione un po' diversa.
Trucco che ora incominciava a capire aveva già messo in atto, la freccia che l'aveva colpita il giorno prima doveva essere avvelenata, era probabile che Elianor avesse usato l'essenza di rochina, un'erba che se bollita a lungo produceva una specie di gelatina, che veniva assorbita dal sangue e dopo alcune ore provocava giramento di testa, febbre, perdita di forza e stabilità, non era mortale in se, ma se somministrata prima di un combattimento, lo diventava praticamente di sicuro.
Ancora una volta Anemoee aveva commesso un errore, avrebbe dovuto pensarci e non lo aveva fatto, troppo impegnata a dipanare la matasse ingarbugliata che erano diventati i suoi sentimenti.

domenica 25 maggio 2008

36 - Addio zia.

Anemoee rimase a lungo ferma sulla sedia, chiedendosi che fosse successo in quella stanza, non poteva credere che Faramir l’avesse baciata, perché anche se la sua esperienza in quel campo era pari a zero, quello di sicuro non era stato un bacio fraterno per quanto dato con delicatezza, ed era sicura che la sua reazione non sarebbe stata la stessa se lo avesse ricevuto da Aragorn.
E lei come si era comportata? Si era lasciata baciare e aveva fatto delle strane affermazioni come in preda ad un delirio, ma delirio non era perché ora che ci pensava voleva veramente scoprire cosa aveva da offrirle Faramir, questo non era da lei, ma sentiva che molte cose stavano cambiando in lei, ne aveva paura, ma era anche eccitata da questi mutamenti.
Come imbambolata finì di bendarsi la gamba e se ne tornò in camera sua dove si sdraiò sul letto, una volta distesa cadde in una sorta di dormiveglia, in cui sognò strane cose, sognò soprattutto di due corpi avvinghiati, che facevano… non ci voleva un genio a capire cosa stessero facendo, erano lei e Faramir, poi di nuovo loro due abbracciati, ridevano felici insieme a Aragorn e Arwen, sembravano sereni, ma vi era una strana nube, che aleggiava su di loro, una nube rossa, Anemoee sentì una sensazione di angoscia, di urgenza e di paura!! Si svegliò di soprassalto con il respiro affannoso e un fastidioso rumore nelle orecchie, le ci volle qualche secondo per capire che era qualcuno che bussava alla porta.
“Sì… un attimo!” rispose mentre si alzava ad aprire era Aneritan.
“Sei pronta? La luna è sorta… è ora!”
Anemoee annuì senza dire nulla, era ancora agitata per il sogno appena fatto, ciò che aveva visto e sentito le era sembrato così vero, lei e Faramir, le aveva trasmesso delle sensazioni che neanche sapeva classificare, oltre ad una estrema sensazione di serenità quando si era vista con lui, suo fratello e Arwen, ma poi quella nuvolo rossa. Rabbrividì involontariamente, Aneritan credette che avesse freddo quando Anemoee le aprì la porta.
“In questa zona fa un dannato freddo rispetto a casa…” le disse con un sorriso di incoraggiamento, ma ancora una volta Anemoee non rispose, si avviò semplicemente alla porta, era già vestita, e non doveva preparare nulla per i canti, arrivarono nella piazza in pochi minuti, non c’era nessuno nei dintorni, nemmeno le guardie, immaginò che fosse opera di Aragorn, che le lasciasse campo libero per fare ciò che doveva.
Ma quando furono nella piazza, Anemoee si fermò, e guardò Aneritan, con uno sguardo triste, ma deciso.
"Mi spiace zia, ma non ha più senso per me fare queste cose, non sono più un'Amazzone, non faccio parte del vostro popolo, ora sono un Guerriero di Gondor! Combattero la Caccia, perchè è una questione d'onore e rispetto, ma ormai questi riti non mi appartengono più." parlava in tono fermo e non c'era molto che Aneritan potesse dire o fare per farle cambiare idea.
Aneritan annuì in silenzio, sapeva che in Anemoee quella decisione era maturata solo in quel momento, ma lei l'aveva vista, con suo fratello e i suoi nuovi compagni e aveva capito, quella che fino poco tempo fa era stata sua nipote non avrebbe mai più fatto parte delle Amazzoni, aveva trovato la sua vera strada e avrebbe compiuto il suo destino.
Un lacrima scese lungo la guancia della Amazzone più anziana, non aveva mai avuto figlie e aveva riposto tutto il suo amore in Anemoee ora la stava perdendo definitivamente.
"Capisco bambina mia!" disse piano, poi l'abbraccio trasmettendo in quell'abbraccio tutto quello che le era possibile, "Sappi però che nonostante questo, domani questa vecchia Amazzone farà il tifo per te!" le sorrise un'ultima volta, prese le cose che aveva portato con se e se ne andò, lasciandola sola nella piazza.
Anemoee rimase qualche tempo a guardare nella direzione in cui la donna che aveva sempre considerato come una zia e amato con tenerezza se ne era andata, capendo che quello era stato un abbraccio di addio, i loro giorni insieme erano finti per sempre, era stato anche naturale che il loro addio avvenisse proprio in quella piazza, di fronte all'albero che era il simbola della sua vera stirpe.
Alla fine si diresse nuovamente verso la propria stanza, essendo sola si concesse di zoppicare lievemente, cosa che aveva evitato accuratamente in presenza dell'altra Amazzone, una volta arrivata entrò e si svestì, coricandosi immediatamente sperando di riuscire a dormire e stranamente fu quello che fece dormì profondamente fino a quando un lieve bussare non la destò nuovamente.

mercoledì 21 maggio 2008

35 - Una freccia dalle mura!

Anemoee era ormai poco lontana dalle mura quando un sibilo sinistro attirò la sua attenzione, ma non abbastanza velocemente per evitare del tutto la freccia che le sibilò vicino alla gamba destra, lacerando i pantaloni e lasciando un solco piuttosto profondo nella coscia, verso l’esterno, la freccia andò poi a piantarsi nel terreno.
Anemoee la guardò come se fosse un serpente velenoso, mentre al tempo stesso si dava della stupida, aveva abbassato la guardia perché lì si era sentita al sicuro, mentre sapeva bene di avere alle calcagna tre serpenti traditori.
Non aveva bisogno di esaminare la freccia, per sapere chi gliela avesse scoccata contro, questo fu un errore, avrebbe notato sulla punta una poltiglia trasparente, ma non perse tempo a guardarla, cercando di rientrare il più velocemente possibile nella città, anche se immaginava che non gliene sarebbero state lanciate altre contro, perchè il loro intento non era quello di ucciderla, ma di azzopparla.
Stava sanguinando abbastanza, si tamponò la ferita come meglio poteva strappando un pezzo della camicia e mettendovelo sopra, si chiuse quindi il mantello addosso, in modo da non dare nell’occhio, tornò alla sua stanza, si tolse i pantaloni e si esamino la ferita, le bruciava parecchio e questo l'avrebbe dovuto mettere in allarme, ricordandole un'altra ferita, ma questa era più estesa e avrebbe avuto sicuramente bisogno di almeno una decina di punti di sutura, da sola non poteva riuscirci, ma a chi chiedere aiuto?? Aneritan non poteva, ora doveva preparare molte cose per la sera, ad Aragorn non era proprio il caso perché probabilmente avrebbe cercato di impedirle poi di affrontare la Caccia, doveva trovare qualcun altro, in quel momento un rumore di una sedia che veniva sposta nell’altra stanza le fece venire in mente il nome perfetto: Faramir!
Si rivestì, e uscì nel corridoi, bussò lievemente alla porta a fianco della sua; sentiva il sangue colarle lungo la gamba, guardò per terra e vide delle goccioline rosse che si allargavano nel pavimento, bussò ancora una volta, ma questa volta con maggiore urgenza, dopo qualche secondo l’anta si aprì e Faramir apparve sulla porta guardandola sorpreso.
Anemoee?? Ti abbiamo cercata tutto oggi, non mi aspettavo di vederti proprio ora davanti alla mia porta, quando ormai ci eravamo rassegnarti!” disse lui vedendola.
“Non avrete pensato che me la fossi svignata??” chiese lei alzando un sopraciglio.
“No certo!! Tenebra è nella stalla, non te ne andresti mai senza di lui!” disse lui sorridendo, ma Anemoee non sorrideva affatto!
“Non me ne andrei a basta!!” rispose lei secca.
“Certo, certo!!” disse lui alzando le mani come a scusarsi; “Non lo abbiamo pensato davvero, stavo scherzando, ma dimmi di cosa avevi bisogno?” casualmente i suoi occhi scorsero su tutto il corpo della donna, come se istintivamente sapesse che qualcosa non andava, vide dunque le macchie di sangue che si stavano formando ai suoi piedi.
“Ma tu sanguini?! Che ti è successo??” domandò sorpreso e preoccupato Faramir.
Ad Anemoee venne l’insana voglia di dirgli che non se ne era neanche accorta, ma si trattenne, la ferita le faceva le male e vedeva una reale preoccupazione sul volto di Faramir.
“Ti dispiace se entriamo?” chiese guardandosi attorno.
Vedendola preoccupata, Faramir si scostò dalla porta per farla entrare, la sua camera differenziava di poco da quella di Anemoee a parte alcuni oggetti che facevano capire che lui li ci viveva da più tempo.
“Siediti io vado in cerca di Aragorn e del Guaritore della Casa delle Guarigioni!”
“No! Aspetta, non voglio che Aragorn lo sappia!” lo fermò lei.
“Cosa?? E perché mai?” ora Faramir la fissava allibito.
“Perché con tutta probabilità non mi farebbe disputare la Caccia, se lui me lo ordinasse io non potrei fare altrimenti e questa una cosa che non voglio!” La voce di lei, aveva un tono che si avvicinava molto alla supplica.
“E così è meglio morire dissanguate o di infezione, o facilitare il lavoro alle tre che ti aspettano domani, con questa ferita!!” disse lui burbero.
Bhe, non è che ci tengo così tanto a morire, per questo sono qui!” disse cercando di addolcire Faramir con un lieve sorriso. “Credo che tu mi possa curare bene quanto Aragorn, non è che un graffietto!”
“Bene come Aragorn difficile, ma sì anch’io so curare le ferite! Fammi vedere questo graffietto in modo che sappia come farlo, togliti i pantaloni!” Solo dopo averle pronunciate si rese conto di ciò che aveva detto, si bloccò imbarazzato, ma girandosi vide che Anemoee stava eseguendo la sua richiesta senza problemi, per togliersi d’impaccio andò verso il cassetto in cui teneva bende e le cose che gli potevano servire per curarla.
‘Stai calmo!!’ si disse, ‘L’hai già vista svestita!!’
‘Certo!! Ma ero mezzo tramortito dalla botta che mi aveva dato in testa!’ si rispose.
‘Ma anche quando ha il suo vestito da Amazzone è meno vestita di adesso!!’ continuò il suo monologo interiore.
‘Tu dici?’ ‘ E poi hai già curato altre donne!!’ ‘ Oh sì… ma non erano belle come lei!!’ ‘Ed Éowyn ??’
Éowyn.. mia bella Éowyn… ‘
“Maledizione!!” Faramir fu distratto dalla discussione con se stesso dalla esclamazione di Anemoee, si girò subito verso di lei, era seduta sulla sedia che le aveva offerto prima, le gambe nude sbucavano da sotto la camicia, la camicia che gli aveva rubato al loro primo incontro, troppo grande per lei, nonostante fosse alta come lui e pochi centimetri più bassa di Aragorn e avesse spalle molto robuste, rispetto a quelle di una donna normale, la camice le pendeva un po’ di lato e un lembo in fondo era strappato; Anemoee era piegata in avanti e cercava di togliere un pezzo di stoffa intriso di sangue dalla ferita.
“Che c’è?” chiese avvicinandosi a lei.
“La pezza che avevo messo per fermare il sangue si attaccata alla ferita e non ha fatto il suo dovere, continua a sanguinare un po’!”
“Fammi vedere!” si inginocchiò di fronte a lei, la ferita si trovava poco sopra il ginocchio, ora coperta dalla stoffa non riusciva a vederne la reale gravità. Si alzò e andò a prendere un catino con dell’acqua. “Sarebbe meglio se fosse calda, ma dovremo accontentarci, con una pezza pulita iniziò a versare acqua su quella sporca in modo che si ammorbidisse, poi con delicatezza riuscì a rimuoverla.
“Ecco fatto, ora ripuliamola bene e vediamo come si presenta!” Anemoee guardava la sua testa bruna china su di lei e si meravigliava del tocco gentile di quelle mani che sapeva bene essere molto forti, sentì uno strano brivido correrle lungo la schiena, Faramir credette di averle fatto male. “Scusami, cercherò di fare più piano.”
“Sei molto bravo!” rispose lei a bassa voce, ma egli impegnato non colse lo strano tono di voce della donna.
Una volta ripulita la ferita poté finalmente vederla bene, correva dall’alto verso il basso, poco sopra il ginocchio, era abbastanza profonda, ma il taglio era abbastanza regolare, il pericolo reale era ormai già stato assorbito, quindi non più visibile.
“Bene, dovrò metterti dei punti, ma i margini della ferita sono regolari e sarà semplice farlo!” prese l’occorrente per farlo e si mise al lavoro, non era certo indolore, ma Anemoee era immobile come una pietra, per distrarla Faramir le parlò.
“Come è successo?”
“Una freccia, dalle mura!”
“Una freccia?? Dentro Minas Tirish??” alzò lo sguardo dal suo lavoro, sorpreso.
Bhe no, ero fuori!”
“Eri fuori dalle mura?? E che ci facevi lì?”
“Ero andata a vedere le rovine che ci sono la fuori.”
“Eri a Osgiliath?? E che ci era andata a fare là??”
“Un giro!” disse lei sulla difensiva.
“Un giro?? Come sarebbe a dire un giro?!?! Sai benissimo che in città ci sono tre pazze che ti vorrebbero fare la pelle appena possibile e tu che fai?? Ti vai a fare un giro da sola fuori dalle mura!!” la guardò lasciando perdere il lavoro che stava facendo, Anemoee evitò il suo sguardo.
“Ho sbagliato…” disse pianissimo lei.
“Cosa?” chiese lui, aveva sentito quello che aveva detto, ma voleva che lo dicesse a vece più alta.
“Ho sbagliato!” disse più forte, tornò a guardarlo, “Qui mi sentivo al sicuro… ho sbagliato!”
“Potevano ucciderti!”
“No.. non lo avrebbero mai fatto, non con Aneritan, che avrebbe capito e le avrebbe bandite! Non volevano solo ferirmi.”
“Direi che ci sono riuscite.” Disse riprendendo a dare i punti nella ferita. “Domani ti darà fastidio e così la pelle te la faranno domani!!” la voce di Faramir si era addolcita ma era comunque carica di preoccupazione.
“Non sarà comunque così facile per loro!” Il tono di Anemoee era deciso, tanto da far di nuovo alzare gli occhi all’uomo, la guardò intensamente, come per leggerle cosa le passasse per la testa.
“Tempo fa ho pensato che tu assomigliassi a Éowyn, ho sbagliato, tu sei il guerriero che lei avrebbe voluto essere, ma che non le è stato permesso diventare.”
Anemoee sorrise, ma era un sorriso amaro.
“Difficilmente siamo contenti di ciò che abbiamo!”
“Che vuoi dire??”
“Che io non ho mai voluto essere quella che sono, non ho voluto essere Comandante della Casa di Anur, ma era quello che ci si aspettava da me, e l’ho fatto, come meglio potevo, non volevo andare in guerra ma era il mio compito e l’ho fatto e l’ho fatto bene!”
“Cosa avresti voluto fare??”
Anemoee rimase in silenzio per un po’, stava soppesando cosa avrebbe comportato aprire per la prima il suo cuore a qualcuno, a qualcuno come Faramir poi, alla fine rispose.
“Allevare cavalli!”
“Chissà perché ci avrei scommesso!!” disse lui sorridendole.
“Non fraintendermi con questo, io non sono come le vostre donne, non aspiro ad avere un marito che mi comandi a bacchetta, ho visto come vanno le cose qui da voi, le donne non hanno molti possibilità. No, non riuscirei mai ad adattarmi a questo genere di vita.”
“Non ti avevo frainteso, hai un carattere troppo forte. Ma forse un giorno potresti aver voglia di condividere la tua vita con qualcuno, qualcuno che ti capisca, e che ti rispetti e soprattutto che ti ami.”
Anemoee lo guardò a lungo prima di rispondere.
“Forse un giorno!” disse piano, guardandolo intensamente, perché lei sentiva che se mai quel giorno fosse venuto, probabilmente l’unico uomo che potesse aspirare a quel posto era al momento ai suoi piedi, non capiva da dove venisse quella convinzione, probabilmente le era penetrata nella mente man mano che conosceva quel severo e grande guerriero.
Faramir che aveva finito di cucirle la ferita appoggiò molto lentamente ciò che aveva in mano, poi sempre lentamente come se si stesse accostando ad un animale selvatico che poteva fuggire in ogni momento, le si avvicinò, sempre rimanendo in ginocchio di fronte a lei. Sapeva che stava giocando con il fuoco e non voleva che lei si spaventasse, perché aveva intuito che per quanto fosse coraggiosa e temeraria in un campo di battaglia, in quel momento poteva spaventarsi come mai aveva fatto in vita sua.
Le prese il volto fra le mani, e con infinita dolcezza e lentezza la fece piegare in avanti perché potesse arrivare alla sua altezza, posò le labbra sulle sue, in un bacio lieve come il tocco di una farfalla che si posa su di un esile fiore, tornò quindi a fissare quegli occhi così neri, così profondi come pozzi oscuri. Anche lei non riusciva a muoversi, le sembrava di essere inchiodata su quella sedia, si perse nella infinita dolcezza che lesse dentro a quelli grigi di lui.
Rimasero così a lungo, cercando di comunicare solo con gli sguardi, perché qualcosa di più ora probabilmente avrebbe rovinato tutto.
“Domani, quando sarai nella Piazza dell’Albero Bianco e combatterai per la tua vita; pensa a questo momento, pensa che ce ne potrebbero essere altri, sempre più dolci, sempre più intensi, pensa a questo e a quello che potremmo scoprire insieme, forse questo ti darà una spinta in più per vincere!” gli disse Faramir dolcemente.
“Vincerò! Lo farò anche per noi, o meglio per avere la possibilità che ci sia un noi in futuro…”
In quel momento bussarono alla porta.
Faramir, sei qui?” era la voce di Legolas.
“Sì, arrivo subito!” si alzò lentamente, scostando una ciocca di capelli dal viso della donna, “La ferita è posto, ce la fai a bendarla da sola?? O preferisci che dica a Legolas di aspettare.”
“No, vai, ce la farò da sola.” La voce da prima un po’ incerta, tornò quella di sempre sicura.
Faramir fece per uscire ma si fermò con la mano sulla porta.
“Se stasera la ferita dovesse farti male e non farti dormire chiamami ti darò qualcosa che calmi il dolore e domattina prima di andare alla Piazza passa di qui, ti darò un unguento che ammorbidirà la ferita in modo tale che non dovresti rischiare che ti saltino i punti.”
“Va bene… grazie!”
“Di nulla!” le sorrise e poi uscì dalla stanza.

martedì 20 maggio 2008

34 - Vagando per la città

La mattina dopo, quando Anemoee si stava vestendo per andare a fare colazione sentì bussare alla porta della sua camera, incuriosita andò ad aprire e si trovò davanti ad una donna mai veduta prima, la guardò un attimo con sorpresa, poi chiese cosa desiderasse.
“Re Elessar mi manda a chiedere quale sarà il vestito che indosserete per la Caccia e se me lo potete dare per l’intera giornata di oggi.”rispose compita la donna.
“Perché dovrei farlo?” chiese Anemoee sempre più incuriosita.
“Perché è il Re che lo chiede, io sono Sermiana la sarta di Sua Signoria, egli vorrebbe farvi una sorpresa.” la donna questa volta rispose un po' più bruscamente, chiedendosi che fosse quella donna per discutere gli ordini del Re.
“Ah… va bene, lo vado a prendere, ma bada domani mi servirà prima dell’alba!” si raccomando l'Amazzone.
“E prima dell’alba lo avrete!” garantì Sermiana.
Anemoee annuì e rientrò nella camera andando a prendere il suo abito di cuoio da Amazzone, avrebbe usato quello nella Caccia, come era giusto che fosse, la donna lo prese, fece un lieve inchino e senza fiatare si allontanò, ma quando sentì la porta richiudersi, prese il vestito per le esili spalline e se lo stese davanti guardandolo insoddisfatta e dubbiosa.
“ ‘Sermiana, so che sei la migliore sarta di Minas Tirish’ ha detto il Mio Signore, e io non ho potuto certo dire qualcosa di contrario, ‘Abbiamo un ospite che domani dovrà affrontare una prova molto impegnativa e vorrei farle una sorpresa, vorrei che tu andassi da lei e che ti facessi dare l’abito con cui ha intenzione di battersi nella Caccia, e vorrei che gli ricamassi sopra l’albero bianco con le stelle e la corona, come nel mio stendardo!’ e io che potevo dire se non che sarebbe stato fatto?? Se non che tutto quello che ordinava era un ordine? Ma come posso fare?? Dove lo posso ricamare l’Albero Bianco in questo misero pezzetto di cuoio??” Sermiana era talmente impegnata ad esaminarlo, che non si accorse di avere una osservatrice alle sue spalle.
“Che c’è Sermiana??” chiese Dama Arwen.
La donna si voltò di scatto quasi spaventata.
“Mia Signora!!!” disse lei in tono come di scusa, sicura che ella avesse sentito le sue lagne. “Sapete anche voi cosa mi chiese Sire Elessar stamane, ma come posso fare ciò che mi chiede su questo?” mostrò quindi l’abito di cuoio a Dama Arwen, che sorrise lievemente.
“Vieni con me Sermiana, vedrai che insieme troveremo una soluzione.” E si allontanò lungo il corridoi seguita dalla donna che ora si sentiva più tranquilla, perché era sicura che con Dama Arwen che l’aiutava avrebbe trovato la soluzione giusta per accontentare il suo Re.
Anemoee dal cantò suo, quando la sarta se ne fu andata, finì di vestirsi, poi con il suo mantello nero indosso, iniziò a vagare per la città da sola, l'idea della colazione le era passata, non se la sentiva oggi di incontrare gli altri, doveva stare sola perché aveva tanto a cui pensare e le rimaneva poco tempo per farlo, l’indomani la sua vita avrebbe avuto una svolta decisiva, o sarebbe stata una nuova e libera, o sarebbe finita là sulla piazza dell'Albero Bianco. Certo non era la prima volta che rischiava di morire e come per altre volte doveva affrontalo, non c’erano altre possibilità, ma ora da sola doveva affrontare la paura che le attanagliava il cuore, la paura di non riuscire a superare la prova, perciò di deludere tutti quelli che credevano in lei, perché molta della sua forza di volontà stava proprio in questa paura, non voleva che le persone a cui voleva bene, potessero rimanere deluse dal suo comportamento. Non voleva morire, ma non temeva la morte, temeva di più giudizio dei suoi amici, sì perché ora ne aveva parecchi di amici, nonostante andasse spesso ripetendo che non le interessava affatto ciò che la gente potesse dire su di lei, in realtà ascoltava sempre attentamente ciò che dicevano le persone di cui le importava.
Girovagando per la città si ritrovò in una specie di terrazza abbastanza in alto, rispetto ai cancelli, anche se non proprio nel punto più alto, avrebbe voluto visitare la Piazza dell’Albero Bianco, ma non era stata lasciata passare dalle guardie vestite di nero e argento che stavano di guardia alla Cittadella, da lì poteva vedere comunque gran parte della vallata che si estendeva davanti alla Torre Bianca, il suo sguardo arrivò fino ad Osgiliath ancora in rovina, ma poteva vedere del movimento tra le sue macerie, era chiaro che Aragorn aveva tutte le intenzioni di ricostruirla a nuovo. Non sapeva perchè, ma ne fu irresistibilmente attratta, velocemente avvolta nel suo mantello con il cappuccio calato sulla testa uscì dalla città e percorse la breve distanza che la separava dalla città in rovina, non rendendosi conto che nella radura era decisamente ben visibile dalle mura della città e che occhi malevoli la stavano guardando di nascosto.
Si aggirò a lungo per le strade piene di rovine, guardando con riverenza quelle mura spezzate, e salutando le persone che vi lavoravano, poi lo sguardo cadde al di là della città, fino a Monti dell’Ombra, pensò alla guerra che questi Uomini avevano dovuto affrontare e fu felice di far parte della loro razza, una razza coraggiosa e piena di risorse comandata da un Uomo eccezionale.
Ad un ceto punto un certo senso di fame le fece capire che si stava facendo tardi, guardò il sole, il mezzodì doveva essere passato da parecchio, tornò quindi sui suoi passi decisa a procurarsi un po’ di cibo in qualche taverna.

lunedì 19 maggio 2008

33 - A due albe da oggi.

“Che significa che le ha già battute??” chiese Faramir, nessuno dei presenti si stava perdendo una parola della conversazione, erano molto incuriositi dalle vicende passate della loro nuova amica.
“Anemoee era Comandante della Casa di Anur, la casa della Regina, per diventare tale, ha dovuto combattere contro il comandante precedente e a sua volta ha dovuto combattere le sfidanti, tra queste c’erano le tre donne che avete visto prima, lei le ha vinte tutte e tre, solo che le ha combattute una alla volta, presto le avrà tutte e tre contro e ti garantisco, Anemoee, sono migliorate molto, oltre che diventata sempre più spietate.” spiegò Aneritan.
“Non mi spaventano, sono pronta, anche subito!” disse Anemoee, spavaldamente.
“Calma, Anemoee, è meglio che riposi, almeno domani, ma non farei passare troppo tempo, non credo sia saggio che esse si aggirino per Minas Tirish.” intervenne Aragorn.
“Tuo fratello parla con saggezza, Anemoee, tu invece con irruenza!! Non sottovalutarle, ho paura che abbiano in serbo qualche trucchetto e io non potrò intervenire una volta iniziato il combattimento!” convenne Aneritan.
“E non vorrei neanche che tu lo facessi, o me la caverò da sola, o succeda quel che succeda!” disse lei, semplicemente, non avrebbe permesso a nessuno di intervenire in quella che era solo un suo problema.
Aneritan scosse la testa, con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Sei la solita testarda!!” affermò, ma il tono era carico di affetto e preoccupazione al tempo stesso.
“Chissà a chi assomiglia?!” intervenne per la prima volta Gimli, sorridendo guardò Aragorn, tutti i presenti scoppiarono a ridere, anche i soggetti di quelle critiche.
“Scherzi a parte, direi che all’alba di dopodomani andrà più che bene, voglio togliermi il dente al più presto.” tornò seria Anemoee.
“Domani sera dovrete fare la cerimonia, tu sul luogo della battaglia e le altre in una stanza da sole.” gli ricordò Aneritan.
“Già, non ci avevo pensato, ma non ho nulla…” Anemoee si era dimenticata di quella parte delle sfide, almeno di quelle controllare da un Controllore della Caccia, se fossero state solo le altre tre Amazzoni, probabilmente l'avrebbero attaccata non appena l'avessero trovata di spalle.
“Ragazza!! Credi che sia venuta a mani vuote forse???” disse Aneritan sorridendo.
“Se avete bisogno di qualcosa, basta che lo chiediate.” intervenne dolcemente Arwen.
Anemoee, la guardò a lungo, erano state presentate, ma non si erano ancora parlate per davvero.
“Dama Arwen, Mia Regina!! Vi ringrazio. “ Anemoee abbassò lo sguardo, si sentiva un po’ in soggezione di fronte a lei, “Vorrei che sapeste che mi dispiace essere piombata su di voi così.”
Dama Arwen si alzò e si avvicinò alla donna ancora seduta, le appoggiò la mano su di una spalla.
“Se tu non fosse piombata così su di noi, forse Aragorn ora non sarebbe qui. Sì mi ha raccontato quanto è successo.” Disse di fronte all’espressione sorpresa di Anemoee, “ Abbiamo avuto poco tempo per parlare da soli, ma la prima cosa di cui abbiamo discusso sei stata tu! Sei la benvenuta.” Tornò al suo posto, muovendosi lieve e con la grazia tipica degli Elfi.
“Cosa ti serve esattamente?” chiese Aragorn.
“Devo fare la Danza alla Madre Luna e la Chiamata degli Spiriti. La prima è per chiedere alla Madre di proteggermi e di darmi la forza di sconfiggere il mio avversario, la secondo è per invocare gli Spiriti delle Guerriere morte in combattimento prima di me e chiedere che veglino su di me o che mi accolgano tra di loro se la battaglia sarà persa, perché comunque l’avrò affrontata con coraggio e onore!” Tutta ascoltavano come rapiti, le tradizione delle Amazzoni erano pressoché sconosciute nella Terra di Mezzo, “Quello che mi serve è sapere quale sarà il campo della Caccia perché dovrò eseguire i riti la sera prima su di esso.”
“Come ti ho detto poco prima di entrare in città, credo che il posto migliore sia nella Piazza dell’Albero Bianco, il simbolo della nostra stirpe, sono sicuro che quel luogo avrà una decisiva influenza sulla tua forza e vitalità.” decretò Re Elessar.
“Allora così sia, il combattimento avverrà dopo domani all’alba nella piazza dell’Albero Bianco.” confermò Anemoee ad Aneritan.
“Dopo domani?? Non credi sia troppo presto??” domandò Faramir che nonostante conoscesse la forza e la bravura di Anemoee si sentiva preoccupato per lei.
“No. Meglio concludere il tutto più in fretta possibile!” Anemoee sorrise lievemente a Faramir, sicura di leggere preoccupazione sul suo volto.
“Molto bene!! Allora è deciso la Caccia si terrà alla seconda alba da ora, Anemoee, ti ho fatto preparare una stanza vicino a quelle di Legolas e Faramir, potrai riposarti tranquilla.” anche Aragorn, convideva la preoccupazione di Faramir, ma non vi dette voce, perchè non poteva fermare ciò che si era appena avviato.
“Aspetta, Anemoee devi decidere chi sarà il Protettore degli Oggetti Contesi.” ricordò nuovamente Aneritan.
Anemoee si guardò attorno, ma la sua scelta era già stata fatta.
“Sire Faramir, volete esserlo voi?? Dovrete solamente preoccuparvi che nessuno si avvicini a Tenebra e al mio arco durante il combattimento, ovviamente Neralama e il mio pugnale saranno con me!”
“Certo, sarà un onore!!” rispose egli serio.
“Bene, manca solo chi ti presenterà se fosse ancora con noi toccherebbe ad Anear…” aggiunse nuovamente Aneritan.
“Nessuno lo farà.” dichiarò Anemoee.
“Dovrei farlo io!” intervenne Aragorn consapevole che era lui che avrebbe dovuto farlo essendo suo fratello.
“Nessuno, non voglio che si sappia nulla per ora! E' meglio così, se dovessi perdere...” disse Anemoee guardando suo fratello.
“Va bene, non è essenziale!” acconsentì Aneritan, “Ma ora, se Sire Elessar me lo concede, è meglio che torni da Elianor, non mi fido a lasciarle troppo sole!! Anemoee a domani sera, al tramonto, nella piazza, avrò tutti ciò che serve con me!” detto questo, dopo aver avuto il consenso del re, si alzò da tavola chinandosi di fronte ai reali si allontanò.
“Credo che sia giunta ora per tutti di ritirarsi, Anemoee ti chiamo un valletto che ti accompagni alla tua stanza!” Aragorn si alzò da tavola e tutti ne seguirono l’esempio, ma Faramir fermò il Re.
“Mio Sire, l’accompagniamo noi non occorre il valletto!” disse indicando anche Legolas e Gimli.
“Certo Mio Sire la scorteremo noi!” confermò Gimli e fu così che Anemoee raggiunse la sua stanza, dove riposò per tutta la notte dormendo di un sonno profondo e ristoratore come non le capitava da molto tempo, era giunta finalmente a casa!!

domenica 18 maggio 2008

32 - Le altre Amazzoni

Faramir guidò Anemoee per le strade della città fino alla Sala del Trono, non era sicuro che Aragorn li attendesse lì, ma immaginava che non fossero pochi coloro che gli volevano parlare, essendo stato via molti giorni, fu così infatti che trovarono la sala gremita di persone che facevano la fila per poter parlare con Re Elessar; loro si misero in fondo e attesero che si svuotasse o che Re Elesser terminasse.
Anemoee poté vedere per la prima volta la Regina, Faramir seguendo il suo sguardo le parlò.
“Ella è Dama Arwen Undòmiel, Stella del Vespro, e sposa di Aragorn ed ovviamente Regina di Gondor, una volta era un Elfo immortale, ma ha scelto una vita mortale per poter amare e sposare Aragorn.” gli disse Faramir a bassa voce, per non disturbare le udienze.
Anemoee rimase in silenzio, ad ammirare la bellezza luminosa della Regina, lo sguardo con cui guardava Aragorn e che ella ricambiava, fece assalire alla mente della Amazzone grossi dubbi, su tutto quello che le era stato insegnato mentre cresceva sull’amore tra un uomo e una donna.
“Per amore di un uomo a scelto di morire??” domandò Anemoee a voce bassa anche lei.
“Sì, tu non sai cosa significa amare, a volte può voler dire sofferenza, ma a volte è gioia pura. Ci sono indubbiamente due lati della medaglia che purtroppo non possono essere separati, se prendi uno devi prendere anche l’altro.” le rispose il Sovrintendente.
“Forse un giorno capirò le tue parole!” disse lei sempre più piano, quasi più parlando a se stessa che a Faramir, ma egli sentì e la guardò sorpreso, che si stesse già operando un cambiamento profondo in quella donna??
“Io ne sono sicuro!” affermò quindi l'uomo.
Non parlarono più per molto tempo seguendo le varie discussioni che si presentavano davanti al Re, anche se non stuzzicavano più di tanto il loro interesse fino a quando quattro donne si presentarono davanti a lui e con voce forte e decisa una di essere parlò.
“Sire!” disse mentre si inchinava davanti al trono, “Io sono Aneritan figlia di Asenae, sono il Primo Consigliere della Casa di Anur della Regina Anurame del Regno delle Amazzoni.” Fece una breva pausa, proprio mentre Anemoee si allontanò dal muro a cui si era appoggiata, rimase attenta ad ascoltare.
“Sono loro?” chiese Faramir, anche se la domanda era più retorica che reale, quelle quattro donne erano indubbiamente delle Guerriere Amazzoni.
“Sì, ma non mi aspettavo Aneritan, lei è la sorella di mia madre, di Anear. Non credevo partecipasse alla Caccia!” la voce di Anemoee aveva un tremito di fondo, come di tristezza e delusione.
“Aspetta a giudicare, sentiamo cosa ha da dire, le altre le conosci?” Faramir era molto interessato a quelle donne, che avrebbero cercato di uccidere la donna che incominciava ad apprezzare in maniera speciale.
“Certo, sono Elianor e le sue due sorelle Eliasar e Elianer, ci avrei scommesso la testa che sarebbero venute loro tre.” intanto Aneritan riprese a parlare.
“Stiamo cercando una donna, Anemoee, l’abbiamo vista entrare al vostro seguito, credo che sappiate esattamente perché la stiamo cercando!” stava dicendo l'Amazzone più anziana.
“Sì lo so, ella è qui in questa stessa sala, Anemoee, vuoi farti avanti per favore!” disse Re Elessar guardando verso il fondo dove sapeva essere Anemoee in compagnia di Faramir.
Anemoee si avvicinò, un po’ sorpresa perché non pensava che Aragorn si fosse accorto della sua presenza, si mosse con passo sicuro, seguita da Faramir, il quale andò poi a mettersi alla destra del trono di Aragorn, dove vi era la sedia del Sovrintendente e vi si sedette.
Anemoee invece si fermò di fronte al Re, si inchinò cerimoniosamente davanti a lui.
“Mio Sire!” poi volse lo sguardo verso Aneritan, “Zia, non mi aspettavo di vedervi qui…” disse salutandola con il capo.
“Sono qui come Controllore della Caccia!” disse lei sorridendole calorosamente, Anemoee questa volta poté rispondere al sorriso, senza più esitazioni, non degnò nemmeno di uno sguardo le altre tre Amazzoni; poi Aneritan si rivolse nuovamente verso il Re.
“Sire, immagino quindi che voi sappiate cosa succederà, Anemoee dovrà essere sfidata da queste tre Amazzoni.” preseguì Aneritan.
“Sì lo so,sappiate che ella è pronta alla sfida, ma che non avverrà di sicuro domani, siamo di ritorno da un lungo viaggio a cui Anemoee a partecipato attivamente e deve riposare.” sentenziò il Re.
“Se Anemoee da la sua parola che non scapperà, non ci saranno problemi!” Aneritan pareva più che disposta a concedere il tempo ad Anemoee per riposarsi.
“Hai la mia parola!” promise ella, tranquilla.
“Bene, decidi quando e poi comunicamelo.” concesse l'Amazzone Controllore della Caccia.
“Un momento gli ordini sono chiari, trovarla e ucciderla!! Non dare….” intervenne una delle altre tre.
ELIANOR!!” la voce di Aneritan, rimbombò dura nella sala e Elianor si bloccò, “Sono io che decido come, dove e quando, voi dovrete solo ucciderla o quanto meno provarci, quindi rimani al tuo posto!” Elianor si scostò brusca, guardò con odio, prima Aneritan, ma sapeva che era fuori della sua portata, quindi si concentrò su Anemoee, ma lei la ignorò totalmente, quindi il Primo Consigliere si rivolse nuovamente verso Aragorn. “Sire vorrei inoltre chiederti la possibilità di parlare con Anemoee, se voi lo permettete ovviamente.”
Aragorn guardò Anemoee cercando di capire i sentimenti che albergavano nel cuore della ragazza, verso quella donna, non fu facile, perché il viso di lei era una maschera impassibile, ma negli occhi, anche se a prima vista potevano sembrare freddi, Aragorn vi lesse un sentimento di affetto, quindi annuì lentamente.
“Direi che non ci sono problemi,” ma non voleva lasciarla ancora sola con il Primo Consigliere, “Quindi se ci onorerete della vostra presenza per la cena di stasera potrete parlarle con calma. Potete rimanere fin da ora, visto che ceneremo presto perché è dall’alba che nessuno di noi tocca cibo!” La donna annuì, avrebbe preferito parlare con Anemoee da sola, ma sorrise, vedendo che il Re si preoccupava che Anemoee non rimanesse sola con una Amazzone.
“Dichiaro quindi chiuse le udienze per oggi, chi avrà ancora bisogno di me si potrà presentare domani mattina!” decretò alla fine Re Elessar.
La gente rimasta uscì ordinatamente.
“Voi potete aspettarmi nei vostri alloggi, appena avrò fatto qui vi raggiungerò!” disse Aneritan verso le altre tre Amazzoni.
“Primo Consigliere noi dobbiamo…” ma questa volta bastò un’occhiata di Aneritan per zittire le proteste di Elianor.
“Sì mia Signora vi attenderemo là!” nel tono di voce, non c’era però il rispetto sincero che avrebbe dovuto, “Andiamo!” disse alle proprie sorelle e si allontanò della sala. “Me la pagherà anche per questa!! Quella bastarda…” ma le ultime parole furono solo appena mormorate, solo Legolas l’Elfo le udì e tremò per l’odio profondo che esse contenevano, non invidiava affatto Anemoee.
Quando nella sala finalmente furono rimasti solamente i membri della compagnia che erano giunti qualche ora prima, insieme ad Arwen e Aneritan, quest’ultima finalmente fece ciò che avrebbe voluto fare fin da quando aveva visto la figlia di sua sorella, lasciando perdere ogni formalismo, le si avvicinò e l’abbracciò con calore!!
Anemoee!! Bambina mia!!” Anemoee un po’ imbarazzata per quella dimostrazione d’affetto, arrossì leggermente, tanto da risultare quasi comica agli altri che risero apertamente.
In quel momento arrivò un valletto che annunciò che la cena era pronta, togliendo un po' dall'imbarazzo Anemoee quindi si spostarono tutti nella sala dove c’era la tavola imbandita, dopo le debite presentazioni Aneritan continuò a parlare con Anemoee, per nulla disturbata dalla presenza degli altri.
“Non sai quanto ci manchi!! La Regina Anurame ti manda il suo affetto, ti prega di perdonarla per ciò che ha dovuto fare e per quello a cui ti sta mandando incontro, ma ha fiducia nelle tue capacità.”
“La Regina si scusa con me??” chiese Anemoee sempre più sbalordita.
“Certo, se non fosse stata per la promessa fatta a tua madre, non ti avrebbe mai mandata via, a cercare la tua vera famiglia, anche se sarà molto felice quando saprà che ne sei stata accolta con affetto, visto che Sire Elessar, tuo fratello, mi ha esteso l’invito a cena solo per non lasciarti sola con me!” mentre diceva questo fece un lieve inchino verso Aragorn, che rispose chinando il capo.
“Tu sai??” chiese sbalordita Anemoee.
“Certo!! E lo sa anche la Regina, quando Anear ti portò a casa, fu la prima cosa che fece fu dirlo a me e ad Anurame, che allora non era ancora Regina, tu eri la nostra pupilla, ma tutte e tre sapevamo che un giorno la tua strada si sarebbe separata dalle nostre, per tornare su quella che era la tua originale, la tua vita tra le Amazzoni è stato solo una deviazione.”
“Io non capisco." Anemoee era sempre più confusa.
“Cosa c’è da capire bambina mia?? Quello che è successo era un passaggio inevitabile, come lo sarà il tuo scontro con Elianor e le sue sorelle, perché credi che Anurame mi abbia mandata come Controllore?? Perché era sicura che loro tre avrebbero trovato il modo per farti del male a tradimento, lo sai sono infide e traditrici.” spiegò ancora Aneritan.
“No… non tutte e tre, solo Elianor, le gemelle, seguono lei solo perché la temono.” disse Anemoee in risposta.
“Loro cercheranno di ucciderti e ce la metteranno tutta, non sottovalutarle anche se le hai già battute una volta.”