giovedì 29 maggio 2008

40 - Inizia la Caccia!

Con un ultimo attimo di esitazione le due Amazzoni attaccarono Anemoee, due urla, due voci che si fondevano in quello che sapevano essere l’ultimo atto della loro vita, si avventarono insieme contro Anemoee le spade spianate, ovviamente il loro urlo avvantaggiò Anemoee che si preparò a parare l’attacco, si piantò bene sui piedi, protendendo in avanti sia la spada che il coltello, al momento giusto con un movimento fluido e rapidissimo, fermò le lame avversarie facendole correre sulle sue, muovendosi poi fra le due le oltrepassò, nel farlo rivoltò all’indietro sia coltello che spada, colpendo contemporaneamente le due ragazze alla schiena, i colpi erano lievi, ma il primo sangue era ad appannaggio di Anemoee, ciò fu sottolineata da un urlo di esultanza della folla.
Non ci fu tempo per pensare, Eliasor precedette per un attimo la sorella, tornò a piombare su Anemoee, stavolta in silenzio, ma non servì per nascondersi all'altra, che sapeva esattamente dove si trovava, anni di addestramento nelle condizioni più disparate si fecero sentire, la evitò con uno spostamento laterale ed ingaggiò la lama contro Elianer, che veniva subito dietro la sorella.
"Alle spalle Eliasor, colpiscila alle spalle!" Elianor gridò verso la sorella minore, ma ella esitò, rimase un po' distante mentre Elianer e Anemoee davano vita ad una specie di balletto, fatto di parate e affondi, potenti e rapidi.
Aneritan non aveva sentito ciò che si erano dette le donne, nell'arena, ma dai movimenti del combattimento, capiva che Anemoee non era al meglio, era lenta e imprecisa nei colpi, rispetto al suo solito, ma nonostante ciò era comunque più veloce rispetto a Elianer, da ciò dedusse che la freccia che l'aveva colpita era avvelenata.
"Sire Elessar conoscete le proprietà della rochina?"chiese l'Amazzone più anziana.
"Rochina... sì, bollita è altamente tossica." rispose Aragorn.
"Conoscete anche il modo per annullarne gli effetti??"continuò Aneritan.
"Sì certamente, ma perchè me lo domandate?" Ora Aragorn iniziava a preoccuparsi seriamente.
"Allora alla fine di questo combattimento preparatevi a curare Anemoee contro questo veleno..." affermo Aneritan.
"E' stava avvelenata??" domandò Faramir, in effetti lui non era molto sorpreso.
"Direi di sì... non vi rendente conto di quanto è lenta e imprecisa??" domando allora la donna.
Nessuno rispose a quella domanda.
Intanto Anemoee, risentiva sempre maggiormente degli effetti della rochina, nonostante avesse escluso il senso visivo, ora stava intaccando anche gli altri, le orecchie le fischiavano, ciò fu per lei il segnale che doveva concludere velocemente.
Con un colpo temerario e fortunato, riuscì a disarmare ed affondare contemporaneamente il pugnale nel ventre di Elianer, che lentamente dopo un grido soffocato, si accasciò a terra.
Anemoee ne segui la caduta, quasi adagiandola a terra dolcemente, aprì gli occhi cercando di metterla a fuoco, ma era solo una macchia di colore indefinito, sentì la presenza di Eliasor vicina, ma non pericolosa.
"Elianer...." la sentì chiamare con voce rotta.
"Va bene... va bene così..." le risposte la sorella piano, "Mio Comandante... invoco il vostro perdono... e vi ringrazio..." la voce era sempre più debole e stentata, "Vi ringrazio... per l'onore concessomi... di morire per mano vostra..."
"Elianer... hai il mio perdono! Sei una guerriera coraggiosa e impavida, onesta, hai cancellato l'influenza negativa di tua sorella maggiore e ciò ti rende solo onore... va in pace, al fianco delle Grandi!" disse Anemoee con voce triste e al tempo stesso solenne.
"Grazie..." e la vita in lei si spense come una fiammella consumata dal vento.
Anemoee rimase ferma, dove si trovava, le parole di Elianer le erano giunte chiare, ma ora sentiva un brusio continuo, come se la folla stesse gridando, sentì nella nebbia in cui stava precipitando velocemente, il nitrito di Tenebra, un pericolo, ma non aveva idea della parte da cui venisse, fino a quando un urlo più vicino le chiarì il tutto.
"NOOOO!!" era Eliasor, " Non ti permetterò di uccidere il mio Comandante!" un clangore di metallo contro metallo, fece capire ad Anemoee, che aveva iniziato ad alzarsi lentamente, ella che aveva intercettato un colpo diretto alla sua schiena, ovviamente da parte di Elianor.
"Sei impazzita?? Quella bastarda ha ucciso tua sorella!!" gridò l'infida Amazzone.
"NO! Tu hai ucciso Elianer!! TU!! Anemoee le ha ridato l'onore che tu ci hai fatto perdere e io non ti permetterò di attaccarla mentre è sotto gli effetti del veleno che tu subdolamente le ai messo in corpo! Se vuoi un combattimento dovrai attendere che tali effetti spariscano!!" Eliasor gridava le sue parole con rabbia e usando di nuovo la Lingua Corrente, voleva che tutti sapessero cosa avevano fatto.
"Fatti da parte Eliasor... non ho tempo da perdere con te!" ringhiò Elianor.
"NO!" Eliasor si piazzò tra lei e Anemoee, che ora in piedi, cercava di seguire i discorsi tra le due amazzoni e allo stesso tempo di reggersi in piedi in un mondo che pareva aver perso del tutto ogni tipo di fermo.
La vista sembrava schiarirsi, ma non si placava il moto ondoso delle cose attorno a lei, del fischio continuo che sentiva direttamente dentro la testa, vedeva le due sorelle fronteggiarsi, vide Elianor avvicinarsi all'altra, posarle una mano su una spalla.
"Eliasor, sei sconvolta, so bene quanto fossi legata a Elianer, fammi vendicare nostra sorella... dopo ti sentirai meglio!" la sua voce, sembrava dolce come miele, ma un buon ascoltatore poteva sentire la punta di acidità contenuta in essa che guastava tutto il resto.
"No! Non te lo permetterò, ci hai messo sulla strada sbagliata, ora lo capisco!" disse decisa, Eliasor, lo sguardo carico di sofferenza per la perdita della sorella, che si avvicinava molto a un dolore fisico vero e proprio, ma deciso a non lasciarsi convince.
La folla ascoltava rapita quello scambio di battute, cercando di capire, come una delle avversarie della loro beniamina fosse diventata sua protettrice, mentre dove c'era il Re si vedevano teste molto vicine che parlottavano.
"Non si può interrompere il combattimento, Anemoee non è in grado di continuare!" stava dicendo Faramir, preoccupato oltremodo per la ragazza.
"No... anche se c'è stato un intervento sleale da parte di Elianor devono essere le contendenti ad interromperlo, di loro volontà, ed Elianor non sarà mai d'accordo!" spiego Aneritan.
"Non c'è speranza per mia sorella allora!" disse greve Aragorn.
"Non disperate Sire, l'effetto della rochina, potrebbe iniziare ad affievolirsi... sono passate ben più di dodici ora ormai..." Aneritan rispose, ancora una volta, ma senza mai distogliere lo sguardo dal campo di battaglia.
"Non credete che Eliasor riesca a far ritirare la sorella?" chiese speranzoso Faramir.
"No... non lo credo..." rispose mesta Aneritan.
Ci fu uno scambio di sguardi d'intesa tra Aragorn e Faramir, e quest'ultimo allentò la presa che aveva sulla briglia di Tenebra.

mercoledì 28 maggio 2008

39 - Ultime parole...

Aragorn tornò a sedersi sulla sedia rialzata che era stata predisposta per lui, mentre Faramir, Legolas e Gimli commentavano l’accaduto.
“Parola mia se non sapessi già che sono fratelli lo avrei capito ora…” stava dicendo Gimli.
“E’ vero, sono molto simili, soprattutto ora, con Anemoee pronta a combattere per la propria vita ha la stessa espressione decisa e severe di Aragorn.” Aggiunse Legolas, “Sembra forte ed invincibile solo a guardarla. Se la dovessi combattere, confesso che mi farebbe paura!!”
“Non solo a te… “ intervenne Aneritan “Io la conosco fin da quando era una bimba, ti dico che non l’avevo mai vista così decisa, così… spietata… sì perché credo che per le tre sorelle non ci sarà pietà, hanno osato mettersi sulla sua strada,che finalmente a trovato e non permetterà a nessuno di infastidirla, sarà fedele fino alla morte a Sire Aragorn, ricordate le mie parole!”
“La sua vera natura sta venendo alla luce, nelle sue vene scorre il sangue di Elendil!” disse Aragorn che aveva seguito i discorsi dei suo amici.
“Ti garantisco che l’aveva dimostrato anche molto tempo fa, quando voi foste separati, io ero presente!” Arwen parlò per la prima volta da quando si era seduta al fianco del marito, Aragorn si girò lentamente verso di lei.
“Tu sapevi…” non era una domanda, ma una semplice constatazione, nella sua voce non c’era risentimento, perché ormai aveva compreso le motivazioni di Elrond e di conseguenza, comprendeva il silenzio della sua sposa.
Arwen non aggiunse nulla, limitandosi a guardare verso le contendenti.
Anche Aragorn tornò ad osservare la sorella, solo in quel momento si accorse della fasciatura che aveva sulla coscia destra.
"E quella cos'è?" chiese rivolto ad Aneritan, che alzò le spalle in segno di ignoranza.
"Una lieve ferita..." intervenne Faramir.
Tutti si girarono per un attimo verso di lui, questi fece un breve resoconto di quanto avvenuto il giorno prima, tralasciando alcuni particolare ovviamente.
"Perchè non ne sono stato informato?" chiese con tono teso Aragorn.
"Ho fatto ciò che Anemoee mi ha chiesto Mio Signore!" rispose contrito Faramir, consapevole del tono di rimprovero presente nella voce di Aragorn.
"Elianor!!! Dovevo sapere che avrebbe fatto qualcosa del genere, la ferita sarà sicuramente lieve, ma mi chiedo se la freccia non fosse imbevuta di un qualche veleno, sarebbe nel suo stile!" il silenzio teso degli altri rispose alla affermazione di Aneritan, mentre tutti riportavano la loro attenzione alle quattro donne.
Anemoee dal canto suo non prestava la minima attenzione a ciò che le accadeva attorno, era concentrata solamente sulle sue avversarie e su stessa, si imponeva di mantenere il controllo, ma la vista andava annebbiandosi sempre più, doveva essere un effetto secondario del veleno, che lei non conosceva.
Ora le tre Amazzoni erano per lo più una macchia indistinta davanti ai suoi occhi, quindi decise volontariamente di escludere quell'organo di senso che le mandava informazioni alterate, chiuse gli occhi e il mondo smise di girare vorticosamente come prima, un sorriso le apparve sulle labbra.
Probabilmente Elianor aveva proprio sperato di metterla fuori uso, ingarbugliandole la vista e quindi tutto il resto, ma si era sbagliata, per Anemoee vedere il suo avversario in un campo così aperto non era essenziale, perchè lo poteva sentire e non solo con le orecchie.
Come Anemoee aveva immaginato, le prima ad affrontarla furono Eliasor e Elianer che in quel momento le stavano di fronte, la scrutavano, preoccupate, conoscevano bene quella donna, l’avevano vista combattere molto spesso e sapevano che era forte, molto forte, ma si erano fatte coraggio pensando che loro sarebbero state in tre contro uno, ma ora, guardandola in faccia, vedendone l’espressione, decisa e priva della minima traccia di paura, nonostante sapessero come in quel momento doveva sentirsi grazie al veleno che Elianor era riuscita metterle in corpo, non erano più tanto sicure di riuscire a soppraffarla.
Affrontarla con il suo nero sguardo che ti scrutava era spaventoso, ma i suoi occhi chiusi, su un viso tranquillo e rilassato come quello mostrata da Anemoee sfiorava l'assurdo.
Le due gemelle si guardarono e incominciarono a pensare che forse loro tre non sarebbero bastate a sconfiggere l’ex Comandante della Casa di Anur.
Intuendo la titubanza delle sorelle più giovani Anemoee decise di stuzzicarle un po'.
"Che c'è ragazze? Avete paura che il vostro regalino non abbia fatto effetto? Bhe se vi consola sappiate che sta funzionando eccome!!" un sorriso bieco le illuminò il viso, "Di sicuro questo vi metterà in pace l'animo,vero Eliasor, Elianer tu che ne pensi?? Un tempo non mi sembravate persone da arrivare a questi sistemi, vi ho guidate più di una volta in battaglia e vi siete sempre comportate con onore! Evidentemente l'influenza di vostra sorella alla fine si è fatta sentire troppo!" il tono era quasi dispiaciuto.
"Pensi che ci possano toccare le tue parole?? Bastarda?!" gridò Elianor, un po' più indietro rispetto alle sorelle.
"Toccare te?? No di certo! Ma loro una volta erano oneste e coraggiose!" gli rispose dura Anemoee.
"Una volta... ora sono solo ragionevoli!!" ghignò Elianor.
La tattica Elianor intendeva utilizzare per batterla era chiara, oltre ad averla avvelenata il giorno prima, avrebbe mandato avanti le sue sorelle, lei sarebbe intervenuta per colpire Anemoee alle spalle, certo, non era molto leale, ma a lei non importava un accidente della lealtà, se avesse ucciso quella donna a parte ricavarne una enorme soddisfazione personale, avrebbe attenuto il posto che con la sua partenza aveva reso vagante, sarebbe diventata lei il Comandante della Casa di Anur.
Si avvicinò alla sorelle, su cui sapeva di avere una grossa influenza.
“Che aspettate? Attaccatela! Non comportatevi da codarde! Ha in circolo il veleno della rochina, è ormai debole come un gattino e quasi sicuramente cieca!” parlava piano in modo che potessero sentire solo loro. “Sfiancatela, feritela, ma ricordatevi che ad ucciderla dovrò essere io!!”
Le due gemelle si guardarono un attimo in faccia, avevano sempre avuto un legame speciale tra di loro, mentre alla sorella maggiore erano legate più che altro per dovere, e per paura, in quel momento entrambe capirono che sarebbero morte lì; quel giorno, perché Elianor sarebbe intervenuta, solo, se non avesse trovato un momento migliore, quando Anemoee le avrebbe uccise.
Loro però erano vere Amazzoni con il senso dell’onere tipico di quel popolo, non come Elianor che non guardava in faccia a nulla pur di raggiungere i suoi scopi, erano state contrarie fin dall'inizio all'uso del veleno, ma Elianor aveva fatto di testa sua come sempre.
Inoltre avevano promesso alla loro Regina di uccidere Anemoee o essere uccise, e questo sarebbe successo, perché una sconfitta senza la loro morte sarebbe stato un disonore troppo grande per essere ammissibile, mentre morire per mano di quella donna era un grande onore.
Insieme, una vicino all’altra, come avevano sempre vissuto, affrontarono Anemoee, all’unisono come se lo avessero preparato, chinarono il capo, appoggiando la punta della loro spada a terra poco lontana dai piedi di Anemoee.
“Sarà un onore morire, oggi, per mano vostra! Mio Comandante!” disse a voce alta, nella Lingua Corrente, perchè tutti sentissero.
Anemoee annuì, quasi dispiaciuta per quello che avrebbe dovuto fare, ma anche in lei il senso del dovere e dell’onore era molto spiccato, era pronta ad arrivare fino in fondo, anche se non era poi tanto sicura che sarebbe stata lei a rimanere viva alla fine, da Elianor ci si poteva aspettare di tutti, la ferita che aveva alla gamba ne era la prova!

martedì 27 maggio 2008

38 - Le combattenti si presentano.

Ora Anemooe doveva cacciare ogni cosa dalla sua testa e pensare solo alle sue avversarie e a cercare di combattere gli effetti della rochina, doveva riuscirci...
Andarono in silenzio, prima alla stalla, a recuperare Tenebra, poi si avviarono verso la Piazza dell’Albero Bianco, che per l’occasione era stata aperta a chiunque volesse assistere,ma erano così tanti gli abitanti di Gondor venuti a vedere quel che stava succedendo che molti erano rimasti lungo le strade.
Il brusio della folla si spense al passaggio dei due, la calca come per magia si fendette lasciandoli passare, Anemoee fece così il suo ingresso nella piazza dove ormai mancava solo lei, aveva calcolato i tempi alla perfezione.
Aragorn era seduto sul suo trono che era stato portato lì apposta, al suo fianco vi era Dama Arwen, Anemoee si diresse senza esitazioni verso di loro; quando di fronte ai due reali, si inginocchiò cerimoniosamente, e rimase in attesa della parola del Re.
Ed il Re parlò.
“Popolo di Gondor, siamo qui riuniti per assistere oggi al compimento della giustizia di un popolo a noi lontano e conosciuto più che altro nelle leggende, il popolo delle Amazzoni! Perciò lascio ora la parola alla rappresentante della loro Regina.” Aneritan fece un passo avanti, verso Anemoee ancora inginocchiata.
“La Regina Anurame della casa di Anur mi ha mandato per eseguire una sentenza emessa qualche tempo fa quando la qui presente, allora conosciuta come Anemoee figlia di Anear, Comandante della Casa di Anur, fu smascherata della sua falsità. Ella infatti non è, come richiede la nostra legge di padre elfico, ed non è neanche figlia di una delle nostre Amazzoni, ella è figlia di Uomini della Terra di Mezzo!”
Le ultime parole suscitarono un lieve mormorio nella folla, che ora riconoscevano la donna dal mantello nero, come una loro compatriota, ovviamente ciò non poteva che attirare le loro simpatie verso di lei.
“La nostra legge obbliga, un impostore del genere all’esilio, con una possibilità di scelta, partire immediatamente senza portare con sé nulla di quello che si possedeva, o partire potendo scegliere quattro cose tra quelle in proprio posseso, quando Anemoee fu posta di fronte a questa scelta decise di portare con se le quattro cose, ma allo stesso tempo accettò che una volta partita, da lì a pochi giorni una squadra di amazzoni sarebbe partita per darle la caccia." Aneritan fece una una pausa, guardando la folla a cui stava parlando, poi riprese.
"Questa donna, però, ha sempre servito con onore e onestà la nostra Regina, ha avuto quindi da Sua Maestà la possibilità di cambiare la sua scelta, rinunciando a ciò che ha portato con se avrebbe la possibilità di iniziare una nuova vita in questo nuovo paese.” Fece una pausa, facendo un gesto imperioso verso Elianor che aveva fatto due passi avanti pronta a protestare per tale possibilità, la quale si zittì all’istante.
Quindi Aneritan riprese nuovamente.
Anemoee vuoi cambiare la tua scelta fatta davanti alla Regina? Lei te ne da la possibilità, in segno dell’affetto che provava per te, ti chiede di rinunciare alle cose che hai portato con te e il combattimento sarà annullato e tu sarai libera di iniziare la tua nuova vita lontana dal popolo delle Amazzoni. Vuoi cambiare la tua decisione??”
“NO!” fu la risposta di Anemoee, una sola sillaba, secca e decisa, il volto severo impassibile fissava Aneritan, senza la minima traccia di timore, senza la minima traccia di preoccupazione, in quel momento Aneritan ebbe quasi paura di quella ragazza, no di quella donna, che aveva sempre considerato la sua nipotina, per la prima volta la vide veramente cresciuta.
Non era la prima volta che la vedeva prepararsi ad una battaglia, ma era la prima volta che la vedeva con quello sguardo così deciso, così sicura di sé, così spietato, in quel momento provò pietà per le tre sorelle che avrebbero dovuto combatterla , se il combattimento fosse stato leale, per loro non vi era alcuna possibilità e di questo, ne era convinta, ne era consapevole anche Elianor.
“Molto bene… “ disse Aneritan annuendo, “Allora la Sfida si terrà, qui, con il consenso di Re Elessar e con la promessa che non sarà fatto alcun male alle Amazzoni che combatteranno con Anemoee nel qual caso vincessero. Ora le presentazioni delle combattenti! In nome della Regina Anurame combatteranno Elianor, Eliasar ed Elianer figlie tutte di Elian. Prego Amazzoni fate la vostra presentazione.” Lasciò il campo dove si trovava e si ritirò al fianco di Re Elessar dove era giunto anche Faramir che costudiva Tenebra e l’arco di Anemoee.
Le tre Amazzoni che fino a quel momento si erano tenute in disparte si fecero avanti, Aneritan pensò che fosse il caso di dare qualche spiegazione a ciò che sarebbe accaduto a Re Elessar.
"Per le Amazzoni un combattimento del genere, non è solo una questione per risolvere un problema, ma è un vero e proprio spettacolo, ogni amazzone ha un proprio modo di presentarsi per attirare i favori del pubblico che ha sempre una parte importante, ed in questo le tre sorelle non fanno eccezione." disse a bassa voce.
Infatti entrarono in campo dando prova della loro agilità e destrezza, con capriole e salti mortali, l’eleganza dei movimenti e la precisione con cui si incrociavano le loro traiettorie, lasciò il popolo di Gondor esterrefatto, mai avevano visto una persona muoversi in quella maniera, tre assieme erano una vera e propria cosa eccezionale, considerando che ancora la maggior parte non aveva ancora scelto per chi avrebbe dovuto tifare, non conoscendo nessuna della contendenti realmente, applaudirono incitando le tre donne.
Dopo il loro ingresso trionfale senza armi, presero ognuna la propria spada e diedero inizio ad una sorta di combattimento con figure complicate e pericolose, con lame affilatissime che passavano a pochi centimetri dalla pelle quasi nuda delle ragazze, le grida degli spettatori aumentarono di tono ad ogni passaggio.
Anemoee aspettava in silenzio, lo sguardo impassibile, fisso sul campo di gare, ad osservare i movimenti contorti delle sue avversarie, aveva fatto anche lei molte volte quella specie di balletto, anche se sempre da sola, non sarebbe stato così questa volta, ormai era decisa, anche perchè sapeva di dover preservare le proprie forze minacciate dall'effetto del veleno che aveva in circolo nel sangue.
Un applauso rumoroso esplose quando la presentazione fu terminata, in quel momento si aveva l’impressione di essere ad una festa popolare più che ad un combattimento in cui probabilmente qualcuno avrebbe perso la vita.
“E ora vi presento chi combatterà per la propria vita e per la sua libertà: Anemoee” disse Aneritan tornando sul campo, ritirandosi poi nuovamente vicino al Re.
Anemoee entrò, ancora avvolta nel suo mantello nero, il cappuccio calato sul volto, aveva la camminata leggere, che assomigliava molto a quello di un elfo, il popolo di Gondor si zittì all’istante, sembrava che uno spirito fosse entrato nel loro campo visivo, l’entrata di Anemoee fu meno spettacolare rispetto a quella delle sue avversarie, eppure rimase impressa a fuoco nella mente di chi la vide.
Con un gesto lento si calò il cappuccio sulle spalle, slacciò il nodo del mantello con studiata calma, e lo lascio cadere ai suoi piedi, rivelando sotto di esso un vestito molto simile a quello delle altre amazzoni, se non che esso aveva ricamato su di esso l’albero bianco con le sette stelle e la corona, l’emblema di Elendil, l’emblema della casata del loro Re, quella donna combatteva per il loro tre.
Con il semplice gesto di togliersi il mantello Anemoee aveva conquistato tutta l’attenzione del popolo di Gondor.
Con passo sicuro, che gli costava non poco sforzo, si avvicino al Re, quando gli fu di fronte estrasse contemporaneamente la spada e il coltello elfico, con un gesto elegante e una rapidità estrema, portò la mano destra che impugnava Neralama all’altezza del petto, con la lama brunita a pochi centimetri dal viso, e il coltello elfico nella mano sinistra subito sotto, e così si inginocchiò di fronte ad Aragorn, egli si fece avanti e gentilmente la fece alzare, Anemoee abbassò le lame, mentre Aragorn la baciò sulla fronte.
“Va e vinci per me!” disse a voce alta in modo che tutta la piazza potesse sentirlo, un urlo esplose tra le persone presenti, il pubblico ora aveva scelto la sua beniamina, Anemoee annuii lentamente, quindi si girò ad affrontare le tre sorelle, alzò la guardia con la spade e il pugnale, mentre il sole che ormai illuminava in pieno la piazza fece scintillare l’albero bianco di Mitrhill e le gemme appuntate sul suo vestito, Anemoee era pronta! Pronta a mettere in gioco la sua vita, per Tenebra, per le lame che al momento aveva in mano, ma soprattutto per se stessa, per poter vivere quello che Faramir le aveva promesso.

lunedì 26 maggio 2008

37 - Prepararsi per la Caccia

Anemoee si svegliò di soprassalto.
“Chi è?” chiese ormai perfettamente sveglia, si alzò dal letto per andare ad aprire le imposte, ma un lieve capogiro la fece risedere.
“Sono Faramir, volevo sapere della tua ferita… “
“Entra!” la porta si aprì e l’uomo entrò nella stanza, era vestito con abiti eleganti che recavano i simboli del suo Re, la vide seduta sul letto, un po' pallida, sotto l'abbronzatura, imputò quel pallore alla somma di emozioni che dovevano passare per la sua mente, oltre per il sangue perso il giorno prima.
Aveva il capelli scarmigliati per il sonno appena concluso, Faramir provò un moto di tenerezza per quella donna così forte e dura.
“Come ti senti?”le chiese avvicinandosi a lei e sedendosi sul letto accanto a lei, voleva controllarle le bende, avrebbe messo sui punti un unguento che avrebbe ammorbidito la ferita, sperando che i movimenti di Anemoee nel combattimento non la aprissero nuovamente.
La ferita era a posto, ma senti la pelle della donna leggermente calda.
“Bene, credo…” disse lei un po' incerta.
“Credo?? Che vuoi dire?? Non mi pare che si sia infettata?? Ma forse ai un po' di febbre, mi sembri calda..."disse preoccupato mentre le portava una mano alla fronte, in affetti anche lì trovò un innaturale calore.
“No, fisicamente sto bene, sono solo un po' frastornata, ma non appena sentirò l'aria frizzante del mattino, andrà tutto a posto vedrai!! ” disse nonostante non si sentisse affatto bene; ma per Faramir era chiaro che qualcosa la turbava.
“Cosa ti turba??” chiese lui dolcemente, “Non avere timore, poi parlare con me…” le disse scostandole una ciocca dal viso.
“Ho fatto uno strano sogno, ieri pomeriggio, in effetti non mi era sembrato nemmeno di addormentarmi, eppure ho visto strane cose…!” Anemoee decise di parlare del sogno, per distrarre Faramir dalle sue reali condizioni fisiche tutt'altro che ottime.
Il volto di Faramir divenne improvvisamente greve, capì immediatamente di cosa stesse parlando Anemoee.
“Dimmi cosa hai visto!” le chiese serio.
Anemoee notò che Faramir le aveva chiesto cosa avesse visto e non cosa avesse sognato, voleva chiedergli cosa ne pensasse, ma la sua espressione seria la fece trattenere, gli raccontò ciò che aveva visto, vide la sua espressione addolcirsi, quando parlò di loro, un lieve sorriso parve sul quel volto severo, ma fu solo un attimo, perché poi Anemoee parlò della nube rossa, e allora la preoccupazione offuscò la dolcezza.
“Capisco!” disse piano.
“Che vuol dire?? Che significa tutto ciò?? Perchè prendi così seriamente un semplice sogno?" gli chiese.
“Significa, che il Dono della Preveggenza, caratteristica della nostra razza, si è svegliato anche in te, tu hai visto il nostro futuro, o come potrebbe esserlo, ma su di esso incombe la nube rossa, un mortale pericolo e non mi viene in mente altro che Embaras il Rosso.”
Anemoee rimase in silenzio a soppesare le sue parole, poi quando parlò di nuovo anche la sua voce era greve.
“Una grande guerra incombe nuovamente su di voi, forse il mio compito, sarà quella di evitarla o di combatterla, come uno di voi…”
“Non parlare così, tu sei già una di noi! Tu sei la nostra Principessa, tu sei noi!!” la fece alzare in piedi, “E per me sei già molto di più, ma prima hai un combattimento da vincere.”
“Lo vincerò!” disse Anemoee con una sicurezza tale che, se in quel momento Elianor l’avesse vista, sarebbe scappata a gambe levate.
Faramir le prese il viso tra le mani.
“Non aver paura!” le disse piano.
“Non ho paura di affrontare quelle tre!” disse lei quasi offesa.
“Non intendevo di loro, ma di questo!” e la baciò, ma non come aveva fatto il giorno prima, con la dolcezza di una farfalla, questa volta la baciò con passione, con impeto e irruenza, perché era lui che ora aveva paura, paura di perdere quella donna stupenda che aveva appena trovato, che gli era entrata nel cuore e nell’anima quasi senza volerlo, aveva la stessa capacità di suo fratello di farsi amare, praticamente dal primo incontro.
Anemoee rimase immobile ad assaporare ciò che Faramir le stava donando, perché sorpresa da tutto ciò, da ciò che le stava esplodendo dentro, una mare in burrasca di sensazioni che si accavallavano e anche perché non aveva idea di come fare per rispondere a quel bacio, si sentiva inadeguata, ma solo per un attimo, perché Faramir la faceva sentire bene, tanto da non farle più pensare a quella sensazione di capogiro che non l'aveva abbandonata da quando si era svegliata.
Furono però interrotti dalla bussare alla porta.
“Chi è?” chiese Anemoee non appena riuscì a riprendere fiato.
“Mia Signora le ho portato l’abito!” era la sarta, Sermiana.
Anemoee andò alla porta e la aprì solo di pochi centimetri, la donna le porse il suo abito di cuoio, rimase un attimo sulla porta, avrebbe tanto voluto aiutarla ad indossarlo, ma non si arrischiava a chiedere nulla, non le sembrava un tipo molto disponibile quella strana donna; infatti Anemoee senza troppe cerimonie o ringraziamenti prese l’abito e richiuse la porta, non sapeva perché ma non voleva che nessuno sapesse che Faramir era lì con lei, o forse lo sapeva, per ora voleva che ci fosse una sorta di complicità solo tra loro due.
Anemoee si girò verso di lui facendogli vedere quello che aveva in mano, poi lo guardò lei stessa sbalordita.
Nel punto in cui il suo vestito si apriva lasciando scoperta una buona porzione di pancia, era stata cucita una pezza di velluto nero, verso l’interno, poi lungo i bordi del cuoio era stato creato con fili di un materiale incredibilmente lucente, un albero sovrastato da sette stelle e una corono, le stelle erano delle piccole gemme che brillavano incredibilmente, inoltre tra i seni era stata incastonata una gemma azzurra piuttosto grande, di una bellezza estrema.
Anemoee rimase ad osservare a lungo il lavoro, incredula.
“Avete una sarta fantastica…” commento piano Anemoee
“Sì, è molto brava, ma questo lavoro non è stato fatto dalle sue mani…” disse Faramir esaminando meglio il ricamo, “Questo è stato sicuramente ricamato da Dama Arwen, poi starne certa! Quel metallo lucente è sicuramente mithril, un metallo molto più prezioso dell'oro.”
“Mi prendi giro?!” chiese Anemoee incredula.
“No di certo…”
Senza esitazioni Anemoee si tolse la camicia con cui aveva dormito e si infilò l’abito, sotto gli occhi increduli di Faramir anche se ormai pareva diventare una abitudine quella di vedere quella donna sempre molto, molto svestita!!
Abitudine a cui ancora faticava ad adattarsi, tanto che un groppo gli si formo in gola, vedendo quel corpo snello e muscoloso, che si muoveva davanti a lui.
“Come sta??” chiese lei una volta rivestita.
Ad ogni movimento di Anemoee, l’albero di mithril, che non era fermato contro lo sfondo nero, serbava muoversi al vento, l’effetto era davvero incredibile.
“Ti sta benissimo!” disse con voce leggermente roca Faramir.
Anemoee finì velocemente di prepararsi sotto i suoi occhi attenti alla fine gli consegnò l’arco e la faretra contenete le frecce.
“Questo è uno degli oggetti che costudirai per me, oltre a Tenebra, che ora andiamo a prendere. A proposito fa attenzione durante il combattimento potrebbe cercare di liberarsi per venire in mio aiuto.”
Faramir si concesse un lieve sorriso, visto che Anemoee in quel momento le dava le spalle, lui e Aragorn contavano proprio su quello, infatti la sera prima quando l’aveva lasciata nella sua stanza aveva seguito Legolas dal loro Re, il quale nonostante volesse cercare di mantenere la parola data alla sorella, non aveva nessuna intenzione di rischiare di perderla, quindi avevano raggiunto la decisone che se Faramir si fosse reso conto che si trovava in difficoltà avrebbe dovuto far finta di perdere il controllo di Tenebra e lasciarlo andare, tutti era convinti che lui avrebbe fatto il resto senza deluderli.
“Farò del mio meglio.” le assicurò lui.
Guardandolo nuovamente, Anemoee annuì, poi si bloccò un attimo, perchè si rese conto di avere la vista leggermente annebbiata, era come se una lieve foschia si fosse sparsa nella stanza, scosse la testa stringendo gli occhi, per scacciarla, stranamente ci riuscì, ma la cosa la preoccupò non poco.
Faramir non si era accorto di nulla perchè era andato a prendere la spada di Anemoee e ora gliela stava porgendo, lei la prese e legò la cinta , sistemò anche il pugnale e alla fine si coprì con il suo mantello nero.
“E’ ora di andare!” Si diresse decisa verso la porta, senza più guardare l’uomo che lentamente le stava entrando nel sangue, con la testa ormai proiettata unicamente verso il combattimento che l’attendeva, cercando di riportare alla mente i punti deboli di ognuna delle sue avversarie, le aveva già affrontate e prese una per una, non le facevano la minima paura, ma così, tutte assieme, sicuramente pronte a qualsiasi trucco pur di farla fuori erano una questione un po' diversa.
Trucco che ora incominciava a capire aveva già messo in atto, la freccia che l'aveva colpita il giorno prima doveva essere avvelenata, era probabile che Elianor avesse usato l'essenza di rochina, un'erba che se bollita a lungo produceva una specie di gelatina, che veniva assorbita dal sangue e dopo alcune ore provocava giramento di testa, febbre, perdita di forza e stabilità, non era mortale in se, ma se somministrata prima di un combattimento, lo diventava praticamente di sicuro.
Ancora una volta Anemoee aveva commesso un errore, avrebbe dovuto pensarci e non lo aveva fatto, troppo impegnata a dipanare la matasse ingarbugliata che erano diventati i suoi sentimenti.

domenica 25 maggio 2008

36 - Addio zia.

Anemoee rimase a lungo ferma sulla sedia, chiedendosi che fosse successo in quella stanza, non poteva credere che Faramir l’avesse baciata, perché anche se la sua esperienza in quel campo era pari a zero, quello di sicuro non era stato un bacio fraterno per quanto dato con delicatezza, ed era sicura che la sua reazione non sarebbe stata la stessa se lo avesse ricevuto da Aragorn.
E lei come si era comportata? Si era lasciata baciare e aveva fatto delle strane affermazioni come in preda ad un delirio, ma delirio non era perché ora che ci pensava voleva veramente scoprire cosa aveva da offrirle Faramir, questo non era da lei, ma sentiva che molte cose stavano cambiando in lei, ne aveva paura, ma era anche eccitata da questi mutamenti.
Come imbambolata finì di bendarsi la gamba e se ne tornò in camera sua dove si sdraiò sul letto, una volta distesa cadde in una sorta di dormiveglia, in cui sognò strane cose, sognò soprattutto di due corpi avvinghiati, che facevano… non ci voleva un genio a capire cosa stessero facendo, erano lei e Faramir, poi di nuovo loro due abbracciati, ridevano felici insieme a Aragorn e Arwen, sembravano sereni, ma vi era una strana nube, che aleggiava su di loro, una nube rossa, Anemoee sentì una sensazione di angoscia, di urgenza e di paura!! Si svegliò di soprassalto con il respiro affannoso e un fastidioso rumore nelle orecchie, le ci volle qualche secondo per capire che era qualcuno che bussava alla porta.
“Sì… un attimo!” rispose mentre si alzava ad aprire era Aneritan.
“Sei pronta? La luna è sorta… è ora!”
Anemoee annuì senza dire nulla, era ancora agitata per il sogno appena fatto, ciò che aveva visto e sentito le era sembrato così vero, lei e Faramir, le aveva trasmesso delle sensazioni che neanche sapeva classificare, oltre ad una estrema sensazione di serenità quando si era vista con lui, suo fratello e Arwen, ma poi quella nuvolo rossa. Rabbrividì involontariamente, Aneritan credette che avesse freddo quando Anemoee le aprì la porta.
“In questa zona fa un dannato freddo rispetto a casa…” le disse con un sorriso di incoraggiamento, ma ancora una volta Anemoee non rispose, si avviò semplicemente alla porta, era già vestita, e non doveva preparare nulla per i canti, arrivarono nella piazza in pochi minuti, non c’era nessuno nei dintorni, nemmeno le guardie, immaginò che fosse opera di Aragorn, che le lasciasse campo libero per fare ciò che doveva.
Ma quando furono nella piazza, Anemoee si fermò, e guardò Aneritan, con uno sguardo triste, ma deciso.
"Mi spiace zia, ma non ha più senso per me fare queste cose, non sono più un'Amazzone, non faccio parte del vostro popolo, ora sono un Guerriero di Gondor! Combattero la Caccia, perchè è una questione d'onore e rispetto, ma ormai questi riti non mi appartengono più." parlava in tono fermo e non c'era molto che Aneritan potesse dire o fare per farle cambiare idea.
Aneritan annuì in silenzio, sapeva che in Anemoee quella decisione era maturata solo in quel momento, ma lei l'aveva vista, con suo fratello e i suoi nuovi compagni e aveva capito, quella che fino poco tempo fa era stata sua nipote non avrebbe mai più fatto parte delle Amazzoni, aveva trovato la sua vera strada e avrebbe compiuto il suo destino.
Un lacrima scese lungo la guancia della Amazzone più anziana, non aveva mai avuto figlie e aveva riposto tutto il suo amore in Anemoee ora la stava perdendo definitivamente.
"Capisco bambina mia!" disse piano, poi l'abbraccio trasmettendo in quell'abbraccio tutto quello che le era possibile, "Sappi però che nonostante questo, domani questa vecchia Amazzone farà il tifo per te!" le sorrise un'ultima volta, prese le cose che aveva portato con se e se ne andò, lasciandola sola nella piazza.
Anemoee rimase qualche tempo a guardare nella direzione in cui la donna che aveva sempre considerato come una zia e amato con tenerezza se ne era andata, capendo che quello era stato un abbraccio di addio, i loro giorni insieme erano finti per sempre, era stato anche naturale che il loro addio avvenisse proprio in quella piazza, di fronte all'albero che era il simbola della sua vera stirpe.
Alla fine si diresse nuovamente verso la propria stanza, essendo sola si concesse di zoppicare lievemente, cosa che aveva evitato accuratamente in presenza dell'altra Amazzone, una volta arrivata entrò e si svestì, coricandosi immediatamente sperando di riuscire a dormire e stranamente fu quello che fece dormì profondamente fino a quando un lieve bussare non la destò nuovamente.