venerdì 25 aprile 2008

15 - Tenebra Oscura


La mattina dopo Anemoee sentiva la testa pesante, ma il braccio non le bruciava più, si rese conto di avere dormito come un sasso, quando si alzò gli altri la salutarono cordialmente.
“Buongiorno! Come ti senti?” chiese Aragorn mentre le si avvicinava con un piatto.
“Come se un branco di cavalli mi stesse galoppando nella testa! Ma cosa c’era in quella cosa che mi avete fatto bere ieri sera??” chiese preoccupata anche di aver saltato il suo turno di guardia. "Avrei dovuto fare il mio turno come gli altri!"
Aragorn sorrise, le allungò il piatto, che Anemoee guardò con faccia schifata allontanandolo da sé.
“No!! Per carità!!” borbottò.
“Mangia! Vedrai che dopo starai meglio! La ferita era molto lieve e il veleno è penetrato in minima quantità, sei stata fortunata!” insistette Aragorn porgendole nuovamente il piatto.
Anemoee alla fine lo prese guardandolo come se l’avesse potuta assalire da un momento all’altro, era una zuppa calda, lentamente con molta cautela si mise a mangiare, alla fine non poté che dare ragione ad Aragorn, stava molto meglio di quando si era svegliata.
Ad un certo punto si sentì dare dei colpetti nella schiena, quando si girò si ritrovò a guardare negli occhi Tenebra, ancora tutto bardato come la sera prima.
“Piccolo!!! Ieri sera non ti ho tolto di dosso questa roba!!” disse nella sua lingua, ma il cavallo non pareva affatto dispiaciuto, soprattutto ora che la sua padrona lo stava coccolando sfregandogli il muso.
“Abbiamo provato a prenderlo per togliergli i finimenti come fai tu, ma non si è lasciato avvicinare.” Le disse Faramir che si era avvicinato con la sua ciotola di zuppa e si sedette poco lontano da loro.
“Lo so!! È uno stupidone!! Non si fa toccare da nessuno tranne me! Ma non riuscirei a fare a meno di lui e per lui prima o poi dovrò sfidare la morte!!”
I presenti la guardarono con interesse; Anemoee capì la domanda nascosta nei loro sguardi, considerando che prima o poi glielo avrebbe dovuto dire, tanto valeva farlo in quel momento.
“Quando è stato decretato il mio esilio, sono stata posta davanti ad una scelta, partire con nient’altro che i vestiti che indossavo o portare con me quattro cose di mia proprietà, ovvia le mia decisione: lui;" disse accarezzando dolcemente la testa nera, "La mia spada, l’arco e il pugnale; ma scegliendo loro è stata emessa la pena di morte sulla mia testa e due giorni dopo la mia partenza alcune guerriere si sono messe sulle mia tracce con l’ordine di trovarmi e uccidermi. Prima o poi mi troveranno, lo so, e dovrò affrontarle in un combattimento che decreterà o la mia o la loro morte.”
I due uomini rimasero in silenzio ad osservarla, sapevano che non aveva ancora finito.
“Visto che stiamo parlando di questo,” continuò infatti lei, “So che vi ho appena giurato fedeltà, Mio Signore,però volevo chiedervi… insomma… “ sembrava che quasi fosse imbarazzata nel porre quella richiesta, Faramir per un attimo pensò che voleva chiedere ad Aragorn di proteggerla quando fosse stata trovata, come sarebbe stato normale, ma Anemoee ancora una volta lo sorprese.
“Vorrei che quando incontrerò le Amazzoni, Voi non vi metteste in mezzo! Sono ben consapevole di avervi donato la mia vita, ma è una cosa che va fatta; altrimenti la mia vita, il mio onore, le mie promesse non avrebbero nessun valore!”
Il silenzio calò tra di loro, Anemoee non toglieva gli occhi dal viso di Aragorn e lui stesso la fissava.
“Mi chiedi molto, mi chiedi di mettere in gioco la vita di un mio suddito…” alla fine parlò Aragorn.
“Sì ma…” cercò di dire qualcosa Anemoee ma lui continuò.
“Fammi finire…”la interruppe lui; “Come dicevo mi chiedi molto, ma capisco le tue ragioni e immagino anche, che se le altre Amazzoni ti assomigliano almeno un po’, non credo desisteranno dal loro scopo molto facilmente. Quindi sì; hai il mio permesso di affrontarle, ma se dovessero arriva quando noi saremo di nuovo a Gondor, prima vi dovrete presentare davanti a me,intesi?”
Anemoee annuì decisa, quindi si alzò e si allontanò con Tenebra, per sistemare la sua roba, poco dopo si rimisero in marcia.

mercoledì 23 aprile 2008

14 - Neralama.

Aragorn si avvicinò ad uno dei corpi stesi a terra.
“La cosa mi preoccupa era un po’ che non si vedevano di questa gente nella Terra di Mezzo che sia per questo che Éomer vuol parlare con noi con urgenza??” disse Aragorn il volto serio.
“Potrebbero essere solo dei gruppi che fanno scorribande isolate.” suggerì Faramir.
“Lo spero, ma se non fosse così, vorrebbe dire che qualcosa di nuovo si sta muovendo nell’Oscurità.” Poi Aragorn trovandosi vicino ad Anemoee lanciò uno sguardo per la prima volta, alla luce del giorno, sulla sua spada.
“Strana lama, posso vederla?” le chiese.
“Certo!” disse lei allungandogliela dalla parte dell’elsa.
Aragorn la guardò attentamente, pulendo la lama con uno straccio tolto da una tasca, ma la sua attenzione di soffermò soprattutto sui serpenti che fungevano da paramano e sull’albero argentato in campo nero dell’impugnatura, l’emblema di Elendil, il suo emblema! Dissimulò la sorpresa, mantendo un'espressione impassibile, ma era davvero incredulo.
I serpenti del paramano, poi non erano altro che la riproduzione dell’anello che portava all’indice della mano destra, ora nascosto dai guanti, l’anello di Barahir, l’anello dei Re, guardò di nuovo quella strana donna che il destino aveva messo sul suo cammino. Fa preso dalla voglia di chiederle semplicemente chi fosse in realtà.
I suoi occhi grigi incontrarono gli intensi occhi neri di lei, occhi che in quel momento non nascondevano nulla al suo sguardo, mostravano fierezza e onestà e per quanto incredibile potesse essere, visto il poco tempo trascorso da quanto si erano conosciuti, affetto, un profondo affetto, che lo portò a pensare, in quel momento ad un altro paio di occhi neri che non vedeva da lunghi anni.
“E’ meglio muoverci di qui, Aragorn!” le parole di Faramir interruppero il laccio che si era creato tra Anemoee e Aragorn, di cui gli altri intenti a perlustrare la zona, non si erano accorti.
“Un giorno dovremmo parlare!” disse piano Aragorn restituendole la spada.
“Quando volete mio Signore!” disse lei abbassando la testa in segno riverente.
Anemoee non aveva idea di cosa significassero i simboli che aveva sulla sua spada, ma ora, vedendo la reazione di Aragorn, le venne il dubbio che potessero essere il simbolo della casata di suo padre, quindi i simboli Aragorn, se così era, forse lui ora sapeva, anche se lei avrebbe preferito diversamente, non era sicura di volere che la verità venisse a galla, voleva semplicemente amare quell'uomo per quel che era: il suo Re.
Aragorn non si era ancora allontanato che Tenebre, scalpitò nervoso, con un gesto puramente dettato dall’istinto, Anemoee alzò il braccio appena in tempo per intercettare la freccia nera che stava per colpire il suo Re alle spalle, la freccia andò a rimbalzare sul largo bracciale di duro cuoio che ricopriva l'avambraccio di Anemoee, deviata scalfì appena la parte superiore del braccio si conficcò in un tronco di un albero poco lontano da loro.
Si girarono entrambi, verso la provenienza della freccia, ma chi l’aveva scoccata giaceva a terra con una freccia nel petto, Faramir non aveva perso tempo.
Aragorn si voltò nuovamente verso Anemoee.
“Grazie!” disse semplicemente, poi si rese conto che la manica della camicia di lei era strappata.
“Fammi vedere il braccio! Ti ha ferita?” ordinò serio.
Anemoee si guardò il braccio, quasi sorpresa, soprattutto di sentirlo come se andasse a fuoco, perché la manica strappata lasciava intravedere una semplice linea rossa da cui non usciva nemmeno sangue.
“E’ solo un graffio!” sentenziò Anemoee.
“Forse, ma le frecce nere sono sempre avvelenate!” disse Aragorn mortalmente serio ora.
“Mio Signore ci siamo già attardati troppo a lungo, togliamoci di qui, poi guarderemo la mia ferita. Ve ne prego!” si piegò leggermente verso di lui facendogli vedere quel che c'era sotto la manica, ”Vedete?? E’ una stupidaggine!!” Anemoee lanciò un'occhiata a Faramir, in cui gli chiedeva chiaramente aiuto per far muovere Aragorn.
Anemoee ha ragione Aragorn dobbiamo allontanarci.” il tono di Faramir era decisamente preoccupato.
“Va bene, andiamo! Forza, allontaniamoci velocemente!!” Detto ciò si avviò al galoppo verso la porta, tutti gli altri lo seguirono e appena passarono la strettoia, lo circondavano nuovamente, con fare protettivo.
Procedettero al galoppo per un’altra mezzora, il sole ormai era calato del tutto, appena trovarono un buon posto dove preparare il campo si arrestarono.
Anemoee aveva percorso l’ultimo tratto, non guardando molto dove andava, il graffio le bruciava in maniera quasi assurda, sentiva lo stomaco leggermente sottosopra, quando si fermarono non scese subito da Tenebra, non si sentiva sicura di riuscire a reggersi in piedi e non aveva nessuna intenzione di finire a gambe all’aria di fronte al proprio Sire, non certo per un semplice graffietto.
Aragorn e Faramir le si avvicinarono subito.
“Forza scendi!” la incitò Aragorn, Anemoee ubbidì, le gambe la reggettero, ma fu qualcosa altro che non riuscì a sopportare quello spostamento.
“Scusate ma credo proprio che vomiterò!!” detto questo si allontanò con una corsetta un po’ traballante e arrivata dietro un cespuglio diede di stomaco, quando sentì che non aveva più nulla nello stomaco che potesse essere rigettato, tornò al campo, caracollando come un ubriaco.
“Vieni qui e siediti.” Disse Aragorn che nel frattempo aveva iniziato a preparare un infuso di erbe, una volta pronto ne raccolse le foglie e ne preparò un impacco, mentre l’acqua in cui avevano bollito la verso in una ciotola.
Anemoee lo guardava con espressione quasi imbronciata, non poteva credere di sentirsi male per quella semplice ferita, quasi invisibile, stava decisamente facendo una pessima figura davanti al suo nuovo Sire, da quando l'aveva incontrato cinque giorni prima l'aveva cura già due volte.
Decisamente non faceva una buona figura, pensò sconsolata, guardando ora Aragorn armeggiare con il suo braccio.
Aragorn infatti le tolse il bracciale, lungo dal polso al gomito, tirò su la manica della camicia, che essendo quella di Faramir era abbastanza larga, stese la poltiglia di foglie sulla ferita dopo averla pulita con acqua calda, Anemoee sussultò lievemente.
Brubruscia…” disse piano, la voce era strascicata come quella di un uomo con troppa alcol in corpo…
“Forza bevi questa, non è molto buona,ma ti farà bene e riuscirai dormire e domani a parte forse un mal di testa dovresti stare meglio effettivamente non è niente di grave, il veleno quasi sempre presente nelle frecce degli Orchetti non credo sia penetrato, se non solo superficialmente.” disse Aragorn facendola poi stendere e coprendola con una coperta, dopo pochi minuti Anemoee dormiva profondamente.
Aragorn e Faramir rimasero qualche minuto ad osservarla in silenzio.
“Ma l’hai vista??” chiese alla fine Faramir ancora incredulo di ciò che aveva visto vicino al passaggio.
“Eccome!! E’ incredibile!” gli fece eco Aragorn.
“Non solo non ho mai veduto una donna del genere, ma credo di poter contare sulle dita di una mano, Uomini che si battono in quella maniera, come fa ad intercettare le frecce così?” Lo sguardo di Faramir passava da Anemoee a Aragorn mentre pronunciava quelle parole.
“Non ne ho idea, ma sono sicuro che lei ci sia ancora più di quanto non ci abbia rivelato fino a questo momento!” aggiunse Aragorn
“Credi che ci nasconda qualcosa? Era sincera quando ti ha giurato fedeltà, ne sono sicuro, ma effettivamente anch’io ho avuto l’impressione che non ci avesse detto tutto della sua storia,tu lasciala a me, vedrai che scoprirò quello che ci nasconde!” Faramir tornò a posare lo sguardo sulla donna addormentata, chiedendosi cosa stesse nascondendo, sicuro che non fosse niente di pericoloso per loro, ma era anche deciso a scoprire tutta la verità.
“Va bene, ma non essere troppo duro, sono solo cinque giorni che con noi e già le devo due volte la vita!” disse Aragorn alla fine.

martedì 22 aprile 2008

13 - Amazzone in battaglia.


Mentre Aragorn osservava Anemoee avviarsi verso lo stretto passaggio costituito dalla Porta di Erech, ripassò mentalmente le motivazioni che lo avevano portato a scegliere quel percorso per arrivare a Rohan, percorso assai più lungo, della via più diretta che costeggiava i Monti Bianchi da nord. Vi erano state voci, su strane presenze a sud, niente di specifico, ma riportate da più di un osservatore fidato, poi la chiamata del sire di Rohan, lo aveva convinto a passare da lì per controllare la parte meridionale di Gondor di persona, questo ora capiva poteva averlo condotto in un tentativo di agguato.
Guardò ancora il nuovo guerriero di Gondor, aveva portato anche ad un incontro davvero strano, aveva sentito tanto parlare delle Amazzoni, abitanti delle Terre del Sud, nei suoi viaggi ne aveva in realtà incontata già altre, anche se mai vi aveva parlato, ed era stato messo davanti a questa donna, che pareva stessa già mettendo a rischio la propria vita per lui anche se incotrata solo qualche giorno prima e solo in quel momento anche lui si rese conto del pericolo in cui ella si trovava!
Infatti...

Quando Anemoee si rese conto della freccia appena scoccata non arrivò nemmeno a dare il segnale con le gambe a Tenebra che questi già si spostava con uno scatto possente in avanti, la freccia nera si piantò ove poco prima c’erano i suoi zoccoli, altre due frecce furono tirate in successione, ma l’Amazzone le intercettò con la spada e dopo pochi attimo si ritrovò dall’altra parte del passaggio al sicuro, ma vi rimase giusto il tempo di far girare Tenebra, rinfoderare la spada, di imbraccia l'arco e incoccare una freccia, quindi sotto gli occhi sbalorditi dei suoi nuovi amici, tornò al gran galoppo nel passaggio, scoccando tre fecce in una rapidità tale che agli occhi degli Uomini neanche parve averlo fatto, ma od ogni freccia si sentì un grido acuto, segnale che tutte e tre erano andate a segno.

Aveva già incoccato la quarta quando si ritrova davanti uno strano essere, orrendo, con il viso che sembrava deforme, scuro di pelle, denti aguzzi e che agitava una spada ricurva davanti a Tenebra… grave errore!!

Anemoee strinse le ginocchia attorno al suo cavallo ben sapendo cosa l’aspettava, infatti Tenebra che non aveva rallentato per niente la sua corsa, quando fu a pochi metri dell’orrido essere, abbassò la testa e si lanciò in avanti dando una rampata poderosa con l’anteriore, il risultato fu che senza impennarsi aveva sbilanciato meno il proprio cavaliere, ma chi gli ostruiva la strada ora giaceva a terra con il cranio spaccato.

Ne uscirono altri tre dal fitto dei cespugli, due davanti a lei e uno dietro, Anemoee alzò lo sguardo verso i compagni, che chiaramente stavano per venirle in soccorso.

“NO!!” gridò a gran voce!! “Potrebbero essercene altri dietro di voi. Con questi me la vedo io!!”

Si rimise l’arco in spalla e sfoderò la spada, Neralama, caricò i due davanti a lei, Tenebra scartò all’ultimo momento permettendo così ad Anemoee, di colpire nella migliore delle posizioni, dopo un paio di parate spiccò di netto la testa del primo e conficcò quasi tutta la lama nera della sua spada nel petto del secondo.

Quanto al terzo che giungeva da tergo, non riuscì ad avvicinarsi più di un metro dallo stallone nero, che si ritrovò sbalzato a parecchi metri di distanza dal un doppio calcio posteriore di Tenebra, e lì rimase senza più rialzarsi.

Tornando a prestare attenzione ai suoi compagni, Anemoee si rese conto che effettivamente alle loro spalle erano spuntati un’altra decina di quegli esseri scuri, ma anche da lì poteva vederli bloccati ed impauriti di fronte al gruppo compatto di Uomini, dai volti seri e le armi in pugno, dopo un ultimo sguardo ai loro compagni morti fecero dietro front e scapparono nel fitto della vegetazione.

Gli Uomini quindi si avviarono verso il passaggio dove l’Amazzone li attendeva, ancora con la spada in mano che gocciolava sangue nero, tutti la guardavano con una luce diversa negli occhi, si fermarono a pochi metri da lei, passando lo sguardo dai corpi a terra e lei.

“Che c’è??” chiese non capendo il loro comportamento. “Erano vostri amici per caso?? A proposito che cosa sono??””

“Sono orchetti della stessa razza che abbiamo combattuto nella guerra contro l’Oscuro” rispose Faramir.

“E ovviamente non sono nostri amici, è solo, e credo di parlare per tutti siamo stupiti… da te!!” aggiunse Aragorn.

Anemoee alzò un sopracciglio interrogativo, non capendo; si guardò attorno, chiedendosi se si stupissero di quel che aveva fatto con quegli… orchetti…

“Voi Uomini vi stupite davvero con poco!! Parola mia!!” disse quasi con aria di sufficienza, e alzando le spalle.

lunedì 21 aprile 2008

12 - La Porta di Erech

I tre giorni seguenti furono tutti uguali, si cavalcava fino al tramonto, la maggior parte del tempo in silenzio, l'andatura non era delle più sostenute, ma fecero comunque poco passo, Anemoee si era inserita molto velocemente nel gruppo, compiendo i suo compiti, che andavano a turno da accendere il fuoco e preparare la cena, ad occuparsi dei cavalli, ai turni di guardia. Gli uomini della scorta l'avevano accettata a pieno e spesso la sera si trovava a chiacchierare con loro, mentre Aragorn e Faramir un po' scostati parlavano di cose loro, probabilmente riguardanti quel viaggio, o qualcosa da fare una volta tornati a Gondor.

Tutti fu tranquillo almeno fin verso il tramonto del terzi, quando il sole pallido che aveva illuminato la loro via non iniziò a calare dietro le colline, la strada proseguiva dritta, fino ad una curava che la portava verso uno stretto passaggio tra due colli ricoperti di vegetazione.

Anemoee e Tenebra come sempre all'interno del gruppo, avevano marciato insieme agli altri in tranquillità, fin quando il cavallo iniziò a dare segni di forte nervosismo, iniziando a recalcitrare e a sbuffare violentemente.

“Fermi!” Intimò Anemoee abbastanza forte da farsi sentire da tutti ma senza urlare, perchè conosceva molto bene quella reazione apparentemente ingiustificata del suo cavallo.

“Fallo stare tranquillo… o innervosirà tutti gli altri.” L’ammonì Faramir.

“Questo non è nervosismo, c’è qualcosa più avanti!! Tenebra sente quando c’è qualcuno, anche se nascosto, in quel passaggio stretto, là tra i cespugli potete stare certi che c’è qualcuno che ci aspetta!!” tutti guardarono nella direzione indicata dalla donna, conoscevano bel quello stretto passaggio la Porta di Erech, ma nessuno per quanto osservasse attentamente notò niente di diverso dal solito.

“Come può saperlo??” Faramir la guardava scettico.

“Lui è molto particolare, voi vi ha sentiti ancora prima che usciste dal folto della foresta. Quello che mi fa pensare è che ha sentito qualcosa di strano, perché di sicuro non ha percepito la presenza di altri cavalli, ma di qualcosa di pericoloso!” Anemoee non perdeva d'occhio il passaggio, mentre accarezzava Tenebra.

“Sei sicura di ciò che dici??” chiese Aragorn, serio, non era certo la prima volta che sentiva parlare di animali che avvertivano un eventuale pericolo.

“Sicurissima!! Lasciate andare avanti me…” Anemoee bloccò le proteste con una mano; ”Se stanno aspettando tutto il gruppo non mi attaccheranno per non scoprirsi, con l’aiuto di Tenebra, potrei individuare i loro nascondigli!”

“E se aspettassero un viaggiatore solitario??” domandò ancora Aragorn.

“Ne dubito!!” disse Anemoee, guardando nuovamente lo stretto passaggio; “Quel passo sembra fatto apposta per un’imboscata, permette il passaggio di un solo cavaliere per volta, non credo che chiunque sia lì, sia in attesa del primo che passa!” poi guardò Faramir, “Signore…” disse semplicemente.

Faramir comprese esattamente cosa intendeva dire Anemoee, erano le stesse cose che aveva pensato lui, non voleva lasciare che Aragorn corresse il rischio di trovarsi in una imboscata, non voleva toglierli la protezione troppi uomini.

“Va bene… vai, ma fa attenzione.” Disse Faramir.

“Sì mio Signore!” rispose lei e senza attendere eventuali reazioni di Re Elessar, si avviò al piccolo galoppo verso il passaggio, parlava a bassa voce a Tenebra, tenendolo calmo e allo stesso tempo incitandolo a cercare il pericolo, quando arrivò a pochi metri da dove la strada si restringeva, lo mise al passo, lentamente estrasse la spada, mettendosela in grembo, si guardava attorno con molta attenzione, cercando di intuire quali potevano essere i posti migliori in cui nascondersi.

Riuscì ad individuarne due, non riusciva però proprio a capire cosa fossero, erano masse scure, non le parevano Uomini, fece qualche altro metro individuandone un altro, ma quest’ultimo se ne avvide e dopo aver gridato qualcosa in una strana lingua, tese l’arco e tirò la freccia.


domenica 20 aprile 2008

11 - Le Amazzoni...

La giornata seguente passò anch'essa tranquilla, si parlò il minimo indispensabile e quando venne il tramonto si accamparono nuovamente, stavolta anche Anemoee partecipò ai turni di guardia, rimase sorpesa quando Faramir informandola di quale sarebbe stato il suo turno, che anche lui e Aragorn ne avrebbe fatto uno. Il turno di Anemoee era il quinto subito dopo quello di Faramir e fu proprio lui a svegliarla, anche se non ce ne fu bisogno, perché quando stava per posarle la mano sulla spalla, lei aveva già gli occhi aperti.

Anemoee si alzò dal suo giaciglio e si avviò silenziosa verso la postazione scelta, Faramir la seguì e si sedette al suo fianco, non pareva aver voglia di andare a dormire, si tolse da una tasca una pipa e iniziò a fumare, rimasero in silenzio per un po’, fino a quando lui non le porse la pipa.

Lei la guardò un po’ incerta, era una cosa che non aveva mai fatto, ne aveva sentito parlare, ma non le era mai capitato di provare, alla fine la prese, un po’ per non essere scortese, visto che Faramir sembrava di umore tranquillo e un po’ per curiosità, inalò quindi la prima boccata di fumo e incominciò a tossire!!

Per fortuna erano un po’ scostati dagli altri e non disturbò il loro sonno, Faramir rise sommessamente, poi tornò subito serio, gli sembrava un’eternità che non rideva.

“Piano, prendi una boccata leggera…” ma Anemoee gli restituì la pipa.

“Non credo che faccia per me!!” gli disse con un sopraciglio alzato, ma come faceva lui a respirare quella cosa?

Il silenzio tornò tra loro.

“Ammetto di non conoscere le Amazzoni, non come sembra conoscerle Aragorn, ma che significa che sei stata scacciata perché figlia di Uomini?” chiese Faramir dopo parecchi minuti.

Anemoee lo osservò un attimo prima di rispondere, come se soppesasse il motivo di quella domanda, alla fine rispose, sembravandogli naturale che lui le ponesse.

“Il nostro popolo come quasi tutti sanno composto solo da femmine…” iniziò a raccontare lei.

“Tutte donne?? Niente uomini??” domandò lui “Chissà che noia??!”

Anemoee lo guardò con un cipiglio severo.

“Scusa… vai avanti!!” Faramir alzò le mani in segno di pace.

“Comunque io non mi sono mai annoiata…” precisò con puntiglio; “Ovviamente per concepire una figlia, ci vuole comunque un maschio, per l’accoppiamento, così quando un'Amazzone veniva designata, andava nella Terra di Mezzo in cerca di un Elfo, cosa poi succedesse io non ne ho idea, per fortuna a me non era ancora toccato, le guerriere tornavano a casa e dopo poco davano alla luce una figlia, il più delle volte.”

“Hai detto per fortuna?? Non era una cosa ben accetta quella di diventare madre?” chiese lui sempre più incuriosito.

“Da buona parte delle mie compagne sì!” rispose lei un po' sdegnosa.

“Da te?” insistette Faramir.

“Vuoi scherzare?? Come potrei apprezzare una cosa del genere?? Andiamo!!! Io non sono fatta per queste cose, è molto probabile che anche la mia Regina se ne fosse accorta, non avendomi mai designata!!” Anemoee scrollò la testa come se l’uomo che aveva davanti avesse detto la cosa più stupida di questo mondo, “Io sono stata addestrata per togliere la vita, non per darla!!” disse decisa.

“Cosa successe a tua madre?” lasciò perdere il discorso per il momento, ma era sicuro che prima o poi ne avrebbero parlato ancora.

Anemoee attese a lungo prima di rispondere, tanto da far indurre Faramir a pensare con non lo avrebbe fatto, nel frattempo la osservò, mentre guardava lontanto in cerca di presenza estranee, la sua espressione non era mai mutata di una virgola, ma qualcosa che non capiva fece pensare a Faramir di vedere nuvole passare veloci in quegli occhi neri, come in una giornata estiva i nuvoloni di tempesta spinti dal vento.

“Mia madre ha avuto la bella idea di innamorarsi…” lo pronunciò quasi con disprezzo; “Di innamorarsi di un Elfo, che però non le ha dato figli e così prima di tornare a casa, io avevo appena un anno, mi portò con sé! “disse, si sentiva un po’ a disagio perché non voleva mentire, ma non poteva rivelare la verità, non voleva che loro sapessero chi era in realtà, ormai era convinta di aver trovato la sua strada, ora aveva di nuovo un Re da servire e tanto le bastava.

“Cosa c’è di così terribile nell’innamorarsi??” Faramir non resistette a fare qualla domanda un po' provocatoria.

“Cosa c’è?? A parte il fatto che io per essere un’Amazzone avrei dovuta essere figlia di un Elfo e non di Uomini??? O almeno figlia di quella che ho creduto mia madre per anni. O ancora per il fatto che sono sicura, che la seconda volta che Anear tornò nella Terra di Mezzo andò di sicuro a trovare il suo Elfo e che deve essere successo qualcosa che alla fine l'ha consumata per la sofferenza??? No, grazie!! Io sono una guerriera, non è tempo per i sentimenti!!”

“Anch’io sono un guerriero, eppure anch’io ho trovato l’amore!!” ribattè lui.

“Sì, lo vedo bene, hai lo stesso sguardo che aveva mia madre quanto tornò! Uno sguardo spento, sofferente, uno sguardo che è solo presagio di morte!! Io non ho bisogno dell’amore come lo intendete voi, io ho donato la mia vita a lui! “ disse Anemoee sottintendendo chiaramente Aragorn. “e ciò di cui ho bisogno, niente altro!"

Faramir rimase in silenzio, era rimasto colpito dalla perspicacia di Anemoee, aveva intuito la sua sofferenza per la morte di Éowyn, anche se non lo capiva, ma forse anche lei un giorno avrebbe imparato ad amare, ora non era più isolata nel suo mondo, ora sarebbe stata in mezzo agli uomini tutto il giorno, sarebbero potute cambiare molte cose.

Il silenzio calò nuovamente tra loro, rimasero così a lungo, fino a quando Faramir si alzò e andò a riposare, ma Anemoee rimase per poco tempo sola, infatti fu presto raggiunta da un’ombra nera, che le appoggiò la testa sulla spalla.

“Tenebra, noi non siamo come loro, noi non abbiamo bisogno dell’amore che diceva Anear… io e te assieme, non abbiamo bisogno di nessuno se non il nostro Re da seguire.” Disse piano.