mercoledì 9 aprile 2008

3 - Una fine e un nuovo inizio...

Anemoee portò con se anche un pugnale elfico, creduto, erroneamente, per anni un dono del padre, e il suo un arco, prezioso, perché aveva impiegato anni per trovarne uno adatto al suo braccio, meno veloce nel tirare delle sorelle, ma assai più potente.

Queste erano state le sue quattro scelte, ma la Regina aveva voluto aggiungere una cosa, le fece portare un grande mantello di lana, nero che gli donò.

“Questo era stato fatto per te, come Comandante della Casa di Anur.” Disse con voce triste. “Non potrai più usarlo qui, ma ti sarà comunque utile, è nero come il colore che tu stessa, o la vita ha scelto per te; ora parti figlia mia, mi piange il cuore, ma la legge è legge, tu non sei un’amazzone, sei stata portata qui con l’inganno, tu fai parte della razza degli Uomini… sei bandita a vita dai miei domini, e tra due giorni a partire da ora, tre guerriere partiranno per darti la caccia…” la voce era sommessa, come non era stata da molto tempo, “ E ucciderti o essere uccise!”

Quelle erano state le ultima parole udite nell’idioma della sua terra, lei non aveva aggiunto nulla, non aveva implorato, non aveva fatto richieste, aveva semplicemente preso la sua roba e si era diretta alla barca che l’aveva portata lì, non aveva nemmeno potuto piangere la morte si sua madre, ne prendere provviste o altro che non fosse stato ammesso dalla regina.

Ora era sola, ma la solitudine non gli pesava più di tanto, era sempre stata diversa anche in questo dalla sue sorelle, spesso si allontanava sola con Tenebra e rimaneva via per molti giorni, in effetti era sempre rimasta un po’ in disparte dalla vita sociale delle Amazzoni, anche se era si era fatta valere molto in battaglia, tanto da procurarla la possibilità di sfidare, con successo, il Comandante della Casa di Anur, che l’aveva preceduta, e a sua volta era stata sfidata spesso, ma nessuno era riuscita a vincerla. Il ricordo di quelle sfide, le diede anche modo di pensare a chi le avrebbe dato la caccia, Elianor sicuramente, e le sue due sorelle Eliasar e Elianer, aveva imparato molto presto che la odiavano profondamente, anche se lei non ne aveva mai capito il reale motivo.

Il passato era passato, ora doveva pensare a quello che avrebbe fatto in quella nuova terra in cui era sbarcata, lei che aveva sempre amato l’avventura e l’esplorazione di terre nuove, cosa che le era impedita per via della sua posizione che comporta molti obblighi e doveri, ora poteva soddisfarne il suo desiderio, anche se le rimaneva l’amaro in bocca per il modo in cui quell’avventura era incominciata.

Aveva una meta ben precisa, trovare la sua vera famiglia, Anear prima di morire le aveva rivelato i loro nomi: suo padre si chiamava Arathorn era un Ramingo del Nord ma era morto pochi anni dopo la sua nascita, sua madre era Gilraen e aveva anche un fratello Aragorn. Un fratello era incredibile pensare di avere un fratello. Cosa avesse fatto una volta che li avesse trovati non ne aveva idea, ma avrebbe affrontato una cosa alla volta e aveva un punto di partenza, una dimora degli Elfi chiamata Gran Burrone, Anear le aveva detto di averli visti per l’ultima volta lì, nella casa di Elrond, l’Elfo che le aveva portato Neralama e quella era la sua meta.

La prima cosa da affrontare però era il clima ostile, i suoi indumenti non la proteggevano di certo, a parte ovviamente il mantello nero, ma non era sufficiente, doveva trovare dei vestiti, o sarebbe morta di freddo ancora prima di iniziare la sua ricerca.

Da quanto le era stato detto quelle dove si trovava erano le terre di Gondor, nel sud della Terra di Mezzo, dominio di Re Elessar, colui che aveva sconfitto il Signore Oscuro, la sua intenzione era quella di puntare direttamente verso nord, dove sapeva essere Gran Burrone, anche se non aveva cartine con sé, ne aveva consultate spesso per il suo incarico e a volte le era capitato di esaminare anche quelle della Terra di Mezzo, nonostante non vi avesse messo mia piede. Le aveva consultate durante la guerra che aveva devastato quella terra, quattro anni prima.

Ricordava quando aveva insistito perché anche loro, come Amazzoni andassero in soccorso di uomini ed elfi, ma il consiglio, capeggiato da sua madre Anear; aveva decretato che quella guerra non riguardava le Amazzoni e quindi ne erano rimaste fuori, ignorando che se il Male Oscuro avesse vinto, Anemoee ne era convinta, avrebbe invaso anche la loro terra, ma aveva obbedito anche se era stata tentata di andare sola, e aveva fatto quello che aveva potuto nella sua terra, cercando di fermare i Sudroni, che stavano lasciando le Terre del Sud per unirsi a Mordor.

Anemoee lasciando i ricordi, torno al presente, alzando gli occhi al cielo, ma le stelle erano coperte di nuvole.

“Punterò a Nord… se sapessi dove sta il nord!! E sia… volgiamo le spalle al mare e proseguiamo sulla prima strada che troviamo… e poi vedremo dove ci condurrà!”

La cosa più importante in quel momento era trovare una casa, un villaggio o qualche viaggiatori per trovare vestiti; cibo e acqua di sicuro non mancavano nelle foreste, ma non si poteva di certo coprire con foglie, e non poteva mettersi a conciare una pelle, anche perché non era troppo sicura di come si facesse non avendolo mai fatto. Almeno non avrebbe dovuto avere problemi a comunicare con un eventuale abitante della zona, in quanto conosceva piuttosto bene sia la lingua degli Elfi che la Lingua Corrente.

Percorse alcune miglia al passo poi trovando un buon posto per bivaccare, si fermò, tolse i finimenti a Tenebra e lo lasciò libero di pascolare sicura che non si sarebbe mai allontanato troppo o che comunque al mattino sarebbe stato di nuovo lì, raccolse un po’ di legna secca e accese un fuoco, pensò un attimo che forse così lasciava una traccia evidente per chi l’avrebbe inseguita, ma al momento la cosa non la preoccupava più del freddo.

Si mise il più vicino possibile al fuoco senza rischiare di incendiare il proprio mantello, il freddo le stava penetrando nelle ossa, domani avrebbe cercato di farsi una zuppa calda… già ma con cosa?? Non aveva pentole in cui cucinare, a dire il vero non aveva nemmeno una borraccia, perché le era stata strappata dalla sella, prima di partire, proprio da Elianor, chissà perché la odiava tanto, forse lei aveva sempre saputo o intuito la verità sulla sua nascita.

Avrebbe dovuto trovare anche attrezzatura di quel tipo, ma non aveva nulla da scambiare per poter ottenerle, non avrebbe mai abbandonato nulla di quello che le era rimasto, le rimaneva solo un modo, prendersi ciò che le serviva, nella prima casa che avrebbe incontrato o dal primo viaggiatore trovato lungo la strada, non le piaceva molto l’idea, ma non poteva certo andare da qualcuno e chiedergli semplicemente dei vestiti, o forse sì, ma la cosa al momento non le sembrava una buona idea, magari se avesse incontrato una fattoria avrebbe potuto provare a chiedere.

Ci avrebbe comunque pensato l’indomani, per il momento aveva solo intenzione di dormire, si sentiva stanca, come se il mare lo avesse attraversato a nuoto e non in barca, in più quel freddo la sfiniva.

Magari domani ci sarà un bel sole; fu il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi.

martedì 8 aprile 2008

2 - Ricordi...

Già da bambina, Anemoee amava stare sola, fare passeggiate nei boschi adiacenti al suo villaggio, non riusciva a legare molto con le bambine della sua età, vi era qualcosa in lei che la diversificava dalle altre, non era alta e snella come loro, ma leggermente più bassa e massiccia, spalle larghe e coraggio impareggiabile. Nonostante la tenera età dimostrava forse un po’ meno agilità rispetto alla sue compagne, ma sicuramente forza maggiore e una grande resistenza alla fatica, queste pur piccole diversità venivano però notate, e ciò le comportava a volte una certa discriminazione, ora ripensandoci con il senno di poi avrebbe già dovuto intuire che quelle diversità in realtà erano significative.

Una sera mentre era sulla strada del ritorno da uno dei suoi vagabondare solitari, incontrò un Uomo, in realtà un Elfo, il primo essere maschile che vedeva in vita sua, e l’unico per ancora molti anni avvenire: era alto, indossava un mantello grigio-verde, che lo aveva nascosto alla sua vista fino a quando lui non si mise in mezzo alla strada di fronte a lei.

Anemoee si fermò e lo guardò, senza traccia di paura nello sguardo, ma con il fiero disprezzo che le era già stato insegnato, rimasero lì a fissarsi a lungo, l’uomo si tolse il cappuccio e lei lo poté vederne il viso, aveva lunghi capelli castani e saggi occhi neri, le orecchie appuntite tipiche della sua razza, un viso che poteva incutere timore e rispetto al più impavido dei guerrieri, ma che non faceva nessun effetto a quella bimba, che se ne stava lì in silenzio, a fissarlo.

“Tu devi essere Anemoee di sicuro…”fu lui il primo a rompere quel silenzio “ Non ho bisogno di controllare il Segno di Isildur per saperlo, lo si vede subito che sei della stirpe dei Re….” Le si avvicinò, e quando le fu di fronte le si inginocchiò davanti, le mise le mani sulle spalle.

“Un giorno, quando sarai più grande tua madre ti spiegherà questo strano incontro, io ora non ho tempo di farlo” si alzò allargò il mantello che lo ricopriva e si tolse dalla cintura una spada, con un fodero.

“Questa è Neralama, è stata fatta forgiare espressamente per te, dagli Elfi, praticamente indistruttibile, nonostante la sua leggerezza, tienila sempre con te e impara a usarla bene, ti sarà fedele servitrice, è nera, perché se per ora non poi portare apertamente i tuoi emblemi, potrai usare almeno il nero che fa da sfondo ad essi, il nero sarà quindi il tuo colore, ricordalo.”

Si alzò tornando a calarsi il cappuccio sulla testa.

“Addio piccola Anemoee, probabilmente un giorno le nostre strada si incontreranno di nuovo, ma ora devi crescere e diventare forte, un destino importante ti attende!!Diventa, in questa terra lontana dalla tua, quel che non potresti diventare là. Addio!” detto questo sparì rapido, come era apparso nel bosco.

Anemoee rimase a lungo a guardare nella direzione in cui era sparito l’Elfo, con la spada racchiusa nel suo fodero in mano, non aveva capito una parola di ciò che le era stato detto, perché l’uomo aveva parlato nella Lingua Elfica, che a lei ancora non era stata insegnata, ma aveva ben inteso quello che era il nome della spada anche se non ne comprendeva ancora il significato.

Con le mani ancora troppo piccole per maneggiare quella arma, ma incuriosita, la tolse da fodero con qualche difficoltà, era una spada più leggera e più corta, di quelle che usavano abitualmente le amazzoni, e che venivano impugnate a due mani, la lama era completamente scura, di un nero opaco, solo il filo era lucente, l’elsa era protetta da due serpenti intrecciati, con occhi di smeraldo uno divoratore, mentre l’altro incoronato di fiori d’oro, e sull’impugnatura ricoperta di morbido cuoio anch’esso nero, su cui spiccava il disegno di un albero argentato sovrastato da una corona e sette stelle, tutta la composizione risaltava come se fosse fatta di pura luce, il fodero fatto di un materiale che non conosceva, nero anch'esso.

Nessuno, a parte sua madre seppe mai di quel incontro, fu detto che la spada era stata trovata dalla bambina nella foresta e che era sua di diritto, Anear però sapeva bene chi le aveva fatto dono di quella spada, ma non ne aveva mai parlato alla figlia, ora lo sapeva anche lei, ora che era venuta a conoscenza della realtà sul suo concepimento, suo padre non era un Elfo, come era consuetudine tra le Amazzoni, sua madre non era Anear, ma era figlia di due Uomini, affidata ad Anear perché l’allevasse lontana da chissà quale pericolo.

lunedì 7 aprile 2008

1- Il suo arrivo.

Immobile come pietra scolpita, stava la figura scura in riva al mare; lo sguardo fisso verso sud, direzione da cui era venuta, attraversando il mare immenso che ora la divideva dalla sua terra natia o almeno quella che aveva creduto tale fino ad allora, lontana e ormai non più raggiungibile per lei, perché esiliata in una terra sconosciuta e mai più potrà calcare le soffici e calde colline vicino al suo villaggio.

Al sospiro triste esalato dal cavaliere, rispose un lieve sbuffare del cavallo, sempre molto sensibile agli umori della sua padrona; per lui non vi erano differenze tra una terra o un'altra, tutto quello che era importate era stare con lei, niente al mondo li avrebbe potuti separare.
Lo stesso pensiero passò nella mente di lei, perché la confortava sapere che Tenebra Oscura era lì, anche se questa scelta aveva decretato la sua condanna a morte, sapeva che da lì a due giorni un’altra nave sarebbe sbarcata con alcune guerriere che avrebbero avuto il compito di trovarla e ucciderla o morire nel tentativo.

Due giorni, era il vantaggio che la sua Regina le aveva concesso, due giorni per una vita spesa al suo servizio, due giorni… era quanto c’era voluto perché la sua vita così come la conosceva fosse sconvolta, rivoltata e distrutta.

Sua madre era morta, due giorni prima, ma non aveva portato con sé il segreto che teneva nascosto da quando era venuta al mondo, il segreto sulla sua strana nascita…

“Inutile stare ancora qui, a rimirare il passato…” fece girare il cavallo verso l’entroterra, “Meglio cercare il nostro futuro!!” e così semplicemente quella che fino allora era stata Anemoee figlia di Anear, Comandante della casa di Anur della Regina Anurame, del popolo delle Amazzoni, mise una pietra su tutto quello che era stato, perché ora doveva cercare la sua nuova vita, in una nuova terra, con una nuova identità e trovare un esercito a cui unirsi, perché lei era una guerriera e non c’era vita per una guerriera senza un esercito con cui combattere, senza una Regina o un Re a cui donare la propria vita.

Si strinse nel mantello infreddolita, lì nella Terra di Mezzo le temperature erano molto più basse rispetto a quelle della Terra del Sud, da dove proveniva lei, dove le temperature non si abbassavano mai più di tanto, anche negli inverni più rigidi e mai nella sua terra era stata veduta a memoria di amazzone la neve. La velocità con cui gli eventi si erano susseguiti le aveva impedito di vestirsi adeguatamente, indossava infatti la solita divisa da Comandante della Casa di Anur, un vestito di duro cuoio, con spalline sottile, che lasciava scoperta una buona parte di ventre, e un gonnellino corto, stivali alti al ginocchio e due polsiere che si sormontavano a guanti di pelle, con le dita tagliate, era riuscita a portasi dietro su concessione della sua Regina solo il mantello nero.

Quando era stato decretato il suo esilio le era stato data una scelta, essendo lei, da molti anni, Comandante della Casa della Regina, il più alto livello raggiungibile nella gerarchia delle Amazzoni, che veniva subito dopo la Regina e il suo Consiglio; poteva decidere di andarsene senza niente di ciò che possedeva ed essere lasciata in pace, oppure scegliere quattro cose da portare con sé e partire seduta stante, perché dopo due giorni esatti sarebbe partito un gruppo di guerriere con il compito di trovarla e ucciderla.
Anemoee era stata convocata al cospetto della Regina, nella Sala del Trono e aveva impiegato meno di un secondo per decidere, cosa che non stupì la Regina stessa, scegliendo la seconda soluzione, decidendo di portare con sé ovviamente Tenebra Oscura il suo nero stallone, decisione che fece tirare un sospiro di sollievo a tutti i presenti, nessuno voleva pensare all’idea di aver lì quel cavallo senza Anemoee.
Portava con sé anche Neralama, una strana spada entrata in suo possesso quando lei aveva appena cinque estati sulle spalle, uno strano incontro fu quello che le diede il possesso della sua arma, il cui ricordo ora, era limpido, nella mente di Anemoee, come se fosse accaduto solo pochi giorni prima e spiegava molte cose.