martedì 8 aprile 2008

2 - Ricordi...

Già da bambina, Anemoee amava stare sola, fare passeggiate nei boschi adiacenti al suo villaggio, non riusciva a legare molto con le bambine della sua età, vi era qualcosa in lei che la diversificava dalle altre, non era alta e snella come loro, ma leggermente più bassa e massiccia, spalle larghe e coraggio impareggiabile. Nonostante la tenera età dimostrava forse un po’ meno agilità rispetto alla sue compagne, ma sicuramente forza maggiore e una grande resistenza alla fatica, queste pur piccole diversità venivano però notate, e ciò le comportava a volte una certa discriminazione, ora ripensandoci con il senno di poi avrebbe già dovuto intuire che quelle diversità in realtà erano significative.

Una sera mentre era sulla strada del ritorno da uno dei suoi vagabondare solitari, incontrò un Uomo, in realtà un Elfo, il primo essere maschile che vedeva in vita sua, e l’unico per ancora molti anni avvenire: era alto, indossava un mantello grigio-verde, che lo aveva nascosto alla sua vista fino a quando lui non si mise in mezzo alla strada di fronte a lei.

Anemoee si fermò e lo guardò, senza traccia di paura nello sguardo, ma con il fiero disprezzo che le era già stato insegnato, rimasero lì a fissarsi a lungo, l’uomo si tolse il cappuccio e lei lo poté vederne il viso, aveva lunghi capelli castani e saggi occhi neri, le orecchie appuntite tipiche della sua razza, un viso che poteva incutere timore e rispetto al più impavido dei guerrieri, ma che non faceva nessun effetto a quella bimba, che se ne stava lì in silenzio, a fissarlo.

“Tu devi essere Anemoee di sicuro…”fu lui il primo a rompere quel silenzio “ Non ho bisogno di controllare il Segno di Isildur per saperlo, lo si vede subito che sei della stirpe dei Re….” Le si avvicinò, e quando le fu di fronte le si inginocchiò davanti, le mise le mani sulle spalle.

“Un giorno, quando sarai più grande tua madre ti spiegherà questo strano incontro, io ora non ho tempo di farlo” si alzò allargò il mantello che lo ricopriva e si tolse dalla cintura una spada, con un fodero.

“Questa è Neralama, è stata fatta forgiare espressamente per te, dagli Elfi, praticamente indistruttibile, nonostante la sua leggerezza, tienila sempre con te e impara a usarla bene, ti sarà fedele servitrice, è nera, perché se per ora non poi portare apertamente i tuoi emblemi, potrai usare almeno il nero che fa da sfondo ad essi, il nero sarà quindi il tuo colore, ricordalo.”

Si alzò tornando a calarsi il cappuccio sulla testa.

“Addio piccola Anemoee, probabilmente un giorno le nostre strada si incontreranno di nuovo, ma ora devi crescere e diventare forte, un destino importante ti attende!!Diventa, in questa terra lontana dalla tua, quel che non potresti diventare là. Addio!” detto questo sparì rapido, come era apparso nel bosco.

Anemoee rimase a lungo a guardare nella direzione in cui era sparito l’Elfo, con la spada racchiusa nel suo fodero in mano, non aveva capito una parola di ciò che le era stato detto, perché l’uomo aveva parlato nella Lingua Elfica, che a lei ancora non era stata insegnata, ma aveva ben inteso quello che era il nome della spada anche se non ne comprendeva ancora il significato.

Con le mani ancora troppo piccole per maneggiare quella arma, ma incuriosita, la tolse da fodero con qualche difficoltà, era una spada più leggera e più corta, di quelle che usavano abitualmente le amazzoni, e che venivano impugnate a due mani, la lama era completamente scura, di un nero opaco, solo il filo era lucente, l’elsa era protetta da due serpenti intrecciati, con occhi di smeraldo uno divoratore, mentre l’altro incoronato di fiori d’oro, e sull’impugnatura ricoperta di morbido cuoio anch’esso nero, su cui spiccava il disegno di un albero argentato sovrastato da una corona e sette stelle, tutta la composizione risaltava come se fosse fatta di pura luce, il fodero fatto di un materiale che non conosceva, nero anch'esso.

Nessuno, a parte sua madre seppe mai di quel incontro, fu detto che la spada era stata trovata dalla bambina nella foresta e che era sua di diritto, Anear però sapeva bene chi le aveva fatto dono di quella spada, ma non ne aveva mai parlato alla figlia, ora lo sapeva anche lei, ora che era venuta a conoscenza della realtà sul suo concepimento, suo padre non era un Elfo, come era consuetudine tra le Amazzoni, sua madre non era Anear, ma era figlia di due Uomini, affidata ad Anear perché l’allevasse lontana da chissà quale pericolo.

4 commenti:

Sean MacMalcom ha detto...

Molto interessante questo primo flash-back, con piccoli accenni alla cultura della Amazzoni e con la presentazione/descrizione di Neralama! :D

Anonimo ha detto...

Figlia di due uomini? Stirpe di re?

Che sia discendente dei Numenoreani? :o

Anemoee ha detto...

Coubert per scoprirlo... non devi fare niente di più semplice che continare a leggere!! ^___^

Sean... grazie!! ^__-

Anonimo ha detto...

Eccomi a darti il benvenuto nell'allegra combriccola!
Ed ora, non rimane che leggere^_-

Ps. Palakin=Grifther