sabato 19 aprile 2008

10 - Di nuovo in viaggio...

Alla fine tutti e tre si avviarono verso il campo che gli altri uomini della scorta dovevano aver ormai allestito, mentre scendevano la collina, rimasero in silenzio ognuno perso nei proprio pensieri, solo quando arrivarono nei pressi del campo, Aragorn parlò di nuovo.
“Dimenticavo Anemoee, stiamo andando da Re Éomer di Rohan, viaggiamo in pochi e leggeri, per non destare troppi sospetti e curiosità, quindi ricorda, io sono solo Aragorn il Ramingo, sei pregata di parlami come se parlassi ad un amico, e non al tuo Re.”
Anemoee si limitò ad annuire.
Una volta arrivati al campo, presentarono Anemoee alle altre guardie, che già avevano acceso un fuoco e preparavano la cena; dicendo semplicemente loro che era una guerriera di Gondor, giunta da una terra lontana in cerca del suo Re per poterlo servire, sarebbe quindi stata parte della scorta per quel viaggio. Non dissero nulla invece di come si era svolto realmente l'incontro, gli altri uomini non fecero domande, ciò che diceva il Re era legge per loro, quindi se questa donna era uno di loro, nonostante la sorpresa iniziale che una donna potesse essere un guerriero, per loro andava bene, sapevano bene, ormai che sia il Re che il savrintendente sapevano giudicare molto bene le persone.

“Mettete sul fuoco un po’ d’acqua per favore.” Disse Aragorn, ancor prima di scendere dal cavallo, prendendo poi da un sacchetto di pelle che prortava alla cintura alcune foglie essicate che una volta sceso e lasciato il cavallo in mani sicure, avrebbe messo nell’acqua bollente per farne una tisana.
Quando fu pronta ne verso una dose abbondante in un ciotola e la diede ad Anemoee che ne frattempo si era occupata di Tenebra, togliendogli tutti i finimenti e lasciandolo libero di pascolare come era sua abitudine fare.

“Questa ti riscalderà, e ti aiuterà per quella febbre, poi mangia qualcosa, da quanto non mangi?” le chiese Aragorn avvicinandosi a lei.
“Tre giorni." rispose lei sorseggiando la tisana.
“Mangia poco allora, un po’ di carne secca, e del pane, poi stenditi vicino al fuoco e riposa, per stanotte sei esentata dai turni di guardia!” comandò Aragorn.
“Posso farli tranquillamente mio...” ma fu interrota.
“Lo so, ma ti voglio in forma al più presto, quindi stanotte riposerai."
“Come desiderate!” aggiunse, inchinando lievemente il capo, in segno di rispetto, non doveva rivolgersi a lui come al suo Re, ma non le era vietato di mostrare comunque rispetto e deferenza.

Finita la tisana e dopo aver mangiato qualcosa, non le restò altro da fare quindi che mettersi accanto al fuoco vicino agli altri uomini, Aragorn e Faramir rimsero un po' scostati a parlare tra di loro, che la osservavano curiosi, ma che non osavano ancora fare domande a quella strana donna che si era unita a loro. Anche lei li osservò per un po', grandi guerrieri, con i segni di una vita dura e di una guerra appena passata ancora sui loro volti, anche lei avrebbe voluto fare domande, ma evidentemente era davvero stanca o la tisana di Aragorn era davvero potente perchè dopo pochi minuti si addormentò come un sasso.
La notte passò tranquilla e Anemoee la mattina si sentiva in forma e con una fame da lupi, finalmente il sole si fece vedere, non che facesse molto più caldo, ma almeno aveva smesso di piovere!
“Oh.. allora esiste anche qui il sole!!” commento Anemoee mentre sellava Tenebra, Faramir che era lì vicino, prese la cosa come una critica verso la sua terra.
“Siamo in pieno inverno, è normale faccia freddo, non mi sorprenderei se nel nostro viaggio trovassimo anche la neve! Ma in primavera è una terra stupenda!! Ci sono posti in cui staresti ore e ore solo ad ammirare il panorama, e i profumi, gli animali che trovi… E’ una terra dura, ma anche dolce e amorevole se sai come affrontarla.”
Anemoee non rispose, ma sorrise dentro di sé, doveva amare molto la sua terra, quello strano Uomo, sembrava duro come l’acciaio, eppure il modo di parlare della sua patria denotava anche un animo gentile, nonostante la grande sofferenza che aveva notato in quegli occhi grigi, che forse una volta erano più sorridenti.
Passarono la giornata cavalcando veloci, la formazione era quella del giorno prima, con l'unica differenza che subito dietro ad Aragorn e Faramir veniva Anemoee, con Tenebra che scalpitava un po’ teso, perché abituato a guidare un gruppo di cavalli non a starsene nel mezzo, ma la mano e la voce decisa di Anemoee lo tennero tranquillo.

venerdì 18 aprile 2008

9 - Un nuovo Re da seguire...

Solo in quel momento Anemoee si rese conto che un altro Uomo era arrivato, era a cavallo, ma Tenebra Oscura non lo aveva avvertito, lo guardò, ma anche l’animale era stato colto alla sprovvista.
Anemoee si ritrasse di qualche passo, puntando la lama della spada ora verso uno e ora verso l’altro uomo.
“Calma… io non voglio farti alcun male, e tu non ne farai a noi.” Disse l’uomo a cavallo, per farle capire che non c’era nulla di cui temere, tenne le mani lontano dalla spada, girandosi invece verso le sacche, da cui estrasse un fagotto formato da vestiti e lo lancio a Faramir.
Che lo prese al volo e voltando loro le spalle si vestì rapidamente.
Anemoee era incerta su cosa avrebbe dovuto fare, non ci sarebbe voluto molto fare un cenno a Tenebra, in pochi attimi sarebbero spariti nel buoi, ma c’era qualcosa nell’uomo che era arrivato, qualcosa nel suo sguardo che la teneva inchiodata sul posto.
“Metti via la spada Guerriera Amazzone, nessuno di noi ti farà alcun male, ma ci piacerebbe conoscere la tua storia.”
La lama scura si abbasso lentamente quasi di sua volontà, Anemoee per istinto sapeva che in quel momento si trovava davanti ad una persona importante, il suo portamento, il suo sguardo fermo e autoritario,ma c’era qualcosa di molto di più, qualcosa di più profondo che le fece capire che si trovava al cospetto di un Re, allora abbassò la testa, posò un ginocchio a terra, la spada con la punta infissa nel terreno.
“Se questo è ciò che desiderate Sire!”
Aragorn la guardò sorpreso.
“Sai chi sono??”
“No mio Signore, ma io capisco che voi siete un Re, anche se vi nascondete dietro abiti umili. Io sono Anemoee figlia di Anear, Comandante della Casa di Anur …” Disse sempre inginocchio, bloccandosi poi, perché per un attimo aveva dimenticato le motivazioni per cui si trova in quella terra.
Aragorn scese a terra, le si avvicinò e la fece alzare.
“Lui è Aragorn,” intervenne Faramir ormai di nuovo vestito. “Figlio di Arathorn, Capo dei Dùnedain di Arnor, Capitano dell’esercito dell’Ovest, portatore della Stella del Nord, possessore della Spada Forgiata a nuovo, vittorioso in battaglia, mani di guaritore, Gemma Elfica, Elessar della linea di Valandil, figlio di Isildur, figlio di Elendil di Nùmenor."
Faramir… “ disse Aragorn guardando con occhio ammonitore il suo amico, ma capì anche la sua reazione, non era stata proprio un’esperienza felice, quella che aveva appena passato.
Anemoee, in realtà aveva sentito la metà di quei nomi, all’altra metà non ci aveva proprio fatto caso, la sua attenzione si era concentrata su “Aragorn figlio di Arathorn…” figlio di suo padre… questo significava che egli era suo fratello, non poteva essere vero. Il destino a volte è veramente assurdo, in quel momento le tornarono in mente le parole di Elrond riportate da Anear:<
Se tu non tornerai chi dirà la verità ad ella?? Chi la metterà sulla strada del destino che la porterà da Aragorn??> . E così il destino li aveva messi sullo stesso cammino per davvero!!
Lo guardò con uno sguardo che lasciò trasparire il suo stupore, ma subito capì che non poteva rivelare ciò che sapeva, ciò che era, la sua mente sveglia, trovò una soluzione per giustificare la sua reazione.
“Voi siete colui che ha sconfitto l’Oscuro Male!!”
“Non ero solo… “ disse piano.
“Io ho pregato la mia Regina di mandare uno squadrone di Amazzoni, le avrei guidate io, ma il Consiglio deliberò che quella guerra non era affar nostro; nonostante le mie preoccupazioni non potevo andare contro il loro volere.”
“Sapevi della guerra??”
“Certo, molti nostri nemici sono partiti per servire l’Oscuro, ciò che posso vantare é che almeno una parte di Sudroni non hanno raggiunto la Terra di Mezzo. Questo non andava contro il desiderio del Consiglio e io sapevo, sentivo che c’era bisogno di ogni aiuto possibile per voi, perché sentivo l’Oscuro Male espandersi, sapevo che se avesse prevalso, non ci sarebbe stato la salvezza per nessuno!”
“Non sapevo nulla del vostro intervento e di questo ti ringrazio, ogni minimo aiuto è stato essenziale, anche se sconosciuto!”
Anemoee inchinò la testa in segno di riverenza e accettava i suoi ringraziamenti, nello stesso istante le balenò un'idea nella testa, posò nuovamente a terra il ginocchio.
“Mio Signore, non ho potuto servirvi come avrei voluto in quel tempo di bisogno, permettetemi di farlo ora, anche se in tempo di pace, in fin dei conti voi siete il mio Re, visto che sono stata cacciata da quella che credevo la mia terra e il mio popolo, proprio perché non sono una vera Amazzone, ma figlia di Uomini della Terra di Mezzo!” disse tutto di un fiato.
Aragorn rimase a guardare a lungo quella testa china, sorpreso di quella rivelazione fatta d’impeto che non doveva essere costata poco alla Amazzone.
“Se questo desideri, sarò più che felice di averti con me, conosco di fama il valore in combattimento delle Amazzoni, e Faramir me lo può di certo confermare, per averlo provato sulla propria pelle. Non è così?” disse Aragorn con un lieve sorriso.
“Sì, mio Sire, ma sei sicuro che sia il caso di portala con noi?? Non la conosciamo!”Faramir esternò il suo dubbio senza timore di offendere il proprio Re.
“E’ vero, ma tu, forse anche meglio di me, poi capire se mente o meno." rispose egli facendo un cenno della testa a Faramir.
Faramir si avvicinò ad Anemoee e la fece alzare in piedi.
“Guardami, guardami negli occhi e dimmi se sarai fedele a Re Elessar!” le chiese con tono che pretendeva una risposta ben più che sincera.
“Sono pronta a dare la vita per lui! La mia vita è sua!” gli rispose lei decisa, senza la minima traccia di tensione nella voce, senza il minimo timore nello sguardo limpido e cristallino.
“No… non mente!! Credo che hai trovato un guerriero veramente temibile da mettere al tuo fianco mio Sire!” sentenziò Faramir verso il proprio Sire.
“Permettete Mio Signore??” chiese Anemoee, facendo un cenno verso il pugnale che aveva al fianco, quando ricevette un cenno di assenso da Aragorn, lo estrasse, con un veloce gesto portò le mani alla lunga treccia di capelli che le pendeva sulla schiena, con un unico colpo la tagliò, la posò quindi davanti ai piedi del Re.
“Questo è il simbolo della mia vita passata, mai fu tagliata da quando nacqui, ora una nuova vita mi attende!” disse rialzando la testa, mentre i capelli neri, che comunque le arrivano sotto le orecchie, ora le incorniciavano il volto, rendendo il suo viso in qualche modo più dolce.
“Bene allora così sia, Anemoee figlia di Anear, ora sei un guerriero di Gondor, sarai direttamente sotto i miei ordini e quelli di Faramir, so che il tuo ruolo tra le Amazzoni era molto importante.” Aragorn mentre le parlava le si era avvicinato.
“Sire!” lo interruppe lei; “So di avere un carattere difficile, ma so stare al mio posto!” Anemoee lo guardo negli occhi da pochi passi seria, ma con uno sintiglio negli occhi neri, fiero e con sorpresa di Aragorn, di gioia.
“Perfetto!! Allora, visto che i vestiti di Gondor già li indossi che ne dici di mangiare un po’ del suo cibo??” aggiunse Aragorn, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Anemoee torno seria, non rispondendo al sorriso di Aragorn, si volse quindi verso Faramir.
“Se volete posso restituirveli subito!” ora si sentiva piuttosto a disagio, anche se esternamente non lo dava a vedere.
“Non ci pensare nemmeno!” disse Faramir, mettendo le mani avanti, la sua mente si era stranamente riempita delle immagini di quella donna nuda davanti a lui, senza il minimo disagio. “Non poi certo andare in giro con questo tempo con il tuo abbigliamento.” aggiunse.
“Bene, vorrà dire che non appena potrò vi ripagherò i vestiti!” rispose lei con un cipiglio deciso.
“Tenebra!” chiamò poi il suo cavallo che fino ad allora era rimasto in disparte un po’ innervosito dalla presenza di quegli estranei, entrasse anche la spada dal terreno e la rinfoderò, nel mentre il cavallo era arrivato al suo fianco.
“Questo Tenebra Oscura, mio inseparabile compagno.!”
“Un nome un po’… come dire oscuro per un cavallo, anche se nero come la pece.” commentò Faramir che ricordava perfettamente il ruolo avuto dall'animale nell'imboscata in cui era caduto.
“E’ oscuro il modo stesso in cui ne sono venuta in possesso, anche il suo carattere è piuttosto ombroso, ma è un fidato compagno!” garantì lei mentre gli accarezzava il muso, i due uomini, videro il volto di lei per la prima volta distendersi in un vero sorriso, mentre guardava con immenso affetto il suo nero stallone, infine con un solo balzo fu in sella, anche Aragorn montò, e entrambi dall’alto guardarono Faramir appiedato.
Anemoee gli fece avvicinare Tenebra.
“Non proverei mai, se fosse in voi, a salire su di lui senza di me, ma ora potete stare sicuro, vi porterà insieme a me fin dove voglio!” detto questo tese il braccio, Faramir dopo un solo attimo di esitazione prese il braccio che l’amazzone gli porgeva e con un agile volteggio salì subito dietro di lei, sentì il cavallo fremere un momento, Anemoee gli disse due parole nella sua lingua, che sembravano dolci, ma anche decise, Tenebra si calmò immediatamente.

giovedì 17 aprile 2008

8 - La fine dello scontro...

La spada nera compì un arco quasi orizzontale da destra a sinistra e con una forza incredibile andò ad impattare sulla lama di Faramir che era stata spostata per parare il colpo, il clangore fu forte. Anemoee aveva puntato con quel colpo per disarmare velocemente il suo avversario, perché sentiva di non essere al pieno delle forze, erano tre giorni che non toccava cibo, oltre al freddo e alla pioggia a cui non era abbituata ne preparata. Risultò però evidentemente che lo aveva sottovalutato, perché nonostante il braccio destro di Faramir venne spostato pesantemente di lato, la spada rimase ben salda nella sua mano, portandolo però ad abbassare la guardia. Anemoee poteva penetrare con il pugnale in quello spazio e lo avrebbe fatto se la sua intenzione era quello di ucciderlo, ma così non era, fece quindi, un passo indietro, riprendendo a studiare di nuovo il suo avversario, evidentemente più forte di quel che credeva, o di quel che aveva sperato.

Faramir dal canto suo, si sentiva il braccio destro indolenzito, il colpo era stato forte, le vibrazioni gli si erano ripercorse fino alla spalla e si era accorto anche questa volta che il cavaliere in nero aveva evitato volontariamente di affondare un colpo, che sarebbe potuto arrivato a segno.

“Chi sei? E Perché vuoi i miei vestiti?? Togliti quel cappuccio!! Voglio vederti in faccia!!!” disse Faramir fintando un attacco, mentre il suo avversario si spostava di lato per evitarlo.

“Siete monotono!!” fu la risposta, oltre ad un altro affondo della lama nera, bloccata da quella di dell’Uomo, erano vicini, spada contro spada, quasi viso contro viso, quel bloccaggio di lama era una tecnica che Anemoee usava per testare la potenza del proprio avversario, ed ora come ora, lei riusciva a malapena a tenerlo bloccato.

In quel momento le nuvole che si stavano diradando lasciarono filtrare la luce della luna , il volto di Anemoee fu tirato fuori dall’oscurità per la prima volta e finalmente Faramir ne poté vedere i lineamenti.

Inutile dire che egli rimase stupefatto quando si rese conto di trovarsi opposto ad una donna che gli stava tenendo testa; allentò senza accorgersene la concentrazione sull’aggancio delle lame ed Anemoee ne approfittò, con l’elsa del pugnale lo colpì alla tempia, quel che bastava per tramortirlo. Faramir crollò a terra, l’ultima cosa che vide prima di cadere nella semincoscenza fu quella donna, per la prima volta con il mantello aperto e alla luce, il suo ultimo pensiero che gli passo per la testa fu che ora capiva perché voleva i suoi vestiti, quella donna era mezzanuda.

Anemoee tirò un sospiro di sollievo, vedendolo crollare a terra, non credeva che un digiuno di solo tre giorni l'avesse ridotto talmente le forze, o forse era stato il freddo, aveva un dolore sordo alla testa, meglio sbrigarsi prima che l’uomo a terra rinvenisse o che i suoi amici venissero a cercarlo, perchè doveva ammetterlo quell'Uomo era davvero forte, e solo il fatto che si fosse distratto nel vederla, le aveva dato quel piccolo vantaggio che le era bastato per stenderlo.

Iniziò a svestirlo velocemente, dopo avergli tolto il mantello, tolse il giaccone e la camicia di lana, lasciandolo a torso nudo, dopo di che gli sollevò le braccia e lo legò ad un albero ricoprendolo poi con il mantello verde.

Passò quindi ai pantaloni, in quel momento lo sentì gemere, era meglio sbrigarsi, glieli sfilò, lasciando al suo posto gli indumenti intimi, si tolse il mantello a sua volta e si svestì completamente, avrebbe messo il suo abito di cuoio sopra ai vestiti dell'uomo in modo tale da stringerseli addosso perchè gli sarebbero andati sicuramente un po’ grandi visto le spalle larghe dell’uomo a cui li aveva tolti.

“Ora capisco… perché volevi i miei vestiti…” disse con voce impastata Faramir, che si era ripreso, la prima cosa che aveva visto era stata quella donna di spalle completamente nuda di fronte a lui, che stava per indossare i suoi indumenti, aveva un fisico quasi mascolino, spalle larghe e muscolose, la pelle abbronzata e una lunga treccia nera le ondeggiava sulla schiena ad ogni minimo movimento.

Anemoee per niente intimidita del fatto di trovarsi sotto lo sguardo osservatore di quell’uomo, continuò a vestirsi con calma.

“Sono straniera in terra straniera, quando partii, un po’ in fretta, non ebbi tempo di prendere gli indumenti giusti!” spiegò con calma, ora sentiva di dover delle spiegazioni, si era trovata davanti ad un’avversario in gamba, finì di vestirsi e gli si avvicinò.

“Hai un cambio sul tuo cavallo?”

“Certo… ma perché ti importa??”

“Perché mi sembri una brava persona, anche se leggo nel tuo animo una profonda tristezza…”

“Un po’ come te!!” Anemoee lo fissò sorpresa, “Anch’io a volte riesco a leggere l’animo delle persone, anche nel tuo c’è tristezza, ma anche risolutezza. Non ho mai incontrato una donna forte come te… bhe c’era… Éowyn...” la voce si strozzò per un attimo “Anche lei sapeva maneggiare la spada… ma tu… tu sei…”

“Io non sono una donna!! Io sono un’Amazzone!!” lo interruppe lei alzandosi. “Ora è meglio che sparisca prima che i tuoi compagni ti vengano a cercare. Ti allenterò le corde, così potrai liberarti, e tornare da loro.” Si piegò di nuovo e allentò i nodi come promesso. ”Addio!” si girò e andò verso Tenebra.

“Aspetta!! Non poi farmi tornare così… così dagli altri… la mia dignità ne riceverebbe un brutto colpo!!”

“Hai il mantello e gli stivali!”

“Sì… ma la c’è il mio capo!! Io non posso tornare da lui… così!!” Nel frattempo si era slegato, e si stava alzando in piedi, la sua spada era piantata nel terreno a pochi metri da lui.

“Fermo dove sei!!” Anemoee era tornata sui suoi passi e aveva sguainato velocemente Neralama; “Non fare scherzi!”

Faramir alzò le braccia, ma poi usò le mani, per richiudere il mantello, che si era aperto sulle sue nudità, evidentemente lui non aveva la stessa disinvoltura posseduta da Anemoee.

“Calma, per quanto mi riguarda abbiamo combattuto abbastanza, ma tu non mi puoi lasciare tornare così dal mio re.. reparto… e poi ho l’impressione che tu non stia proprio bene i tuoi occhi lucidi denotano uno stato febbrile!!”

“Cosa sei?? Un guaritore?? “

“No, lui non lo è! Ma io sì!” disse una voce imperiosa alla sua destra.


mercoledì 16 aprile 2008

7 - Chi avrà la meglio??

Anemoee si era nascosta dietro a un grande albero e osservò il viaggiatore mentre si allontanava dal suo gruppo nella direzione opposta a quella che lei aveva mantenuto, un lieve sorriso le si allargò alle labbra.
Credi davvero di fregarmi così?? Pensò, mentre si apprestava a riceverlo. Sapeva che le sarebbe arrivato sicuramente alle spalle,era proprio quello che voleva, lasciò Tenebra libero dietro di
, il cavallo sapeva già cosa fare, era una tecnica di agguato che avevano provato spesso.
La persona che le stava venendo incontro avrebbe avuto una brutta sorpresa, con un sorriso, che avrebbe spaventato anche il più coraggioso dei guerrieri,
Anemoee si finse intenta a cercare di accendere un fuoco, visto che la pioggia era finalmente cessata.

Faramir impiegò un po’ di tempo per raggiungere la cima della collina, perché aveva usato tutta la cautela necessaria per assicurarsi che non ci fossero altri cavalieri nascosti nell'oscurità, inoltre aveva deciso di fare un giro piuttosto largo, per non rischiare di essere visto e soprattutto udito dal cavaliere nero, aveva tutte le intenzioni di arrivargli alle spalle, prima osservarlo per un po’, quindi lo avrebbe affrontato a viso aperto.
Riuscì a capire dove si trovava perché lo udì muoversi e parlottare in una lingua che non conosceva, lo aggirò ritrovandosi esattamente dove voleva essere: alle sue spalle, ma si accorse troppo tardi del cavallo, quasi ci andò a sbattere contro, questi sbuffò leggermente infastidito, ma
Faramir non si preoccupò molto, riusciva sempre a tranquillizzare gli animali, questo non doveva fare eccezione, lo accarezzò dolcemente sul muso, non riusciva a vederlo bene talmente era nero il suo mantello, ma sembrava enorme, gli occhi scintillavano leggermente nella ombra, era magnifico.
Considerandolo ormai tranquillo, rimase fermo al suo fianco ad osservare la sagoma che si muoveva nel buio, sembrava intenta a cercare di accendere un fuoco, ovviamente ogni pezzetto di legno che trovava era fradicio era impossibile riuscisse nell'intento. Deciso,
Faramir iniziò a fare qualche passo in avanti, era ormai a pochi metri dallo straniero, quando si sentì colpire in mezzo la schiena, il colpo fu forte ed inaspettato tanto da scaraventarlo in avanti ai piedi dello sconosciuto, riuscì solo a girasi sulla schiena ritrovandosi spalle a terra. Nel frattempo egli si era mosso velocemente di lato, era palese che si aspettava che lui finisse esattamente dove era caduto, tanto che ora gli stava sopra puntandogli una lama alla gola.

“Bravo Tenebra!!” disse
Anemoee nella sua lingua, poi guardò l’Uomo steso ai suoi piedi, il cappuccio gli era caduto sulle spalle, lasciando vedere il suo volto, era Uomo adulto, secondo l’esperienza di Anemoee, un lieve barba gli ricopriva il volto volitivo e forte, gli occhi brillavano di fiero furore, per essere stato giocato così facilmente.

“Chi sei?? Che vuoi??” chiese con rabbia, non c’era la minima traccia di paura nella sua voce, anche se la lama affilata del coltello gli premeva sulla gola,
Faramir era talmente infuriato con se stesso per essersi fatto fregare in quel modo, ma era stato sicuro che lo straniero fosse solo, e quando si era reso conto che era stato proprio il cavallo a spingerlo si era dato dell’idiota.
Non riusciva a vederne il volto ancora nascosto nell’ombra del cappuccio, ma sentiva chiaramente la pressione del suo gomito nel petto e il freddo tocco della sua lama, si chiese se conoscesse la Lingua Corrente, ma ricevette presto risposta alla sua domanda.

“Che faccia tosta!!” Disse spezzante
Anemoee” Non sarebbe il caso che fossi tu a dirmi per primo chi sei, visto che mi hai attaccato alle spalle?? O è meglio chiudere il discorso subito con un bel taglio netto!”

Faramir si tese, la voce era bassa e roca, l’implicita minaccia, ben poco velata, lo fecero decidere di cercare di assumere una posizione più sicura di quanto non fosse quella, con un colpo di reni e un calcio alla schiena riuscì ad allontanare da lo sconosciuto, ma quello che lo lasciò perplesso fu sentire il braccio che teneva il coltello irrigidirsi e allontanarsi dal suo collo, quando lui lo prese per le spalle, pareva quasi che avesse intuito la sua mossa appena prima che la mettesse in pratica e che avesse fatto il possibile per evitare di tagliarli la gola involontariamente mentre lui lo spostava via.

Anemoee dal canto suo, non aveva intenzione di ucciderlo veramente, a meno che non ne fosse dipesa la sua vita, quando lo aveva sentito tendersi per tentare una mossa, aveva allontano effettivamente il coltello, ma in questo modo si era anche preparata quella successiva, mentre effettuava la capriola a cui l’aveva costretta la reazione dell’Uomo, portò il coltello nella mano sinistra e con un solo gesto, fluido ed elegante si ritrovò in piedi con Neralama nella sua destra.
“Siamo suscettibili vedo!” disse mentre si posizionava in posizione di guardia, cambiando la presa sul coltello, portando la lama ricurva verso il basso.

Faramir si era rialzato più in fretta che aveva potuto, giusto in tempo per vedere il suo avversario fare altrettanto, anche se con una grazia e agilità che lo sorprese non poco, aveva già sfoderato la spada, una strana lama nera, anche lui estrasse la sua, pronto a dare battaglia. Doveva ammettere però per lo strano comportamento tenuto dall’altro lo lasciava un po' perplesso; anche ora, nonostante la capriola, il cappuccio gli impediva di vederne in viso, le uniche cosa in vista di lui erano solo le mani guantate che impugnavano con fermezza le armi, il resto rimaneva celato sotto al mantello.
“Chi sei??” chiese ancora una volta.
“Ti interessa sapere così tanto chi sono???”
“Sì!! Voglio sapere chi sto per uccidere!!”
Faramir udì una risata scaturire dall’ombra che gli stava davanti.
“A me invece non mi interessa sapere chi siete… anche se c’è qualcosa di voi che mi interessa!”
L’Uomo ebbe l’impressione di vedere lampeggiare un altro sorriso, la cosa lo rese un po’ nervoso, non aveva idea di chi avesse davanti, ma sembrava animato da un indomito coraggio e da una sicurezza, che gli sembrava fuori posto visto che lui sapeva bene che c’erano altri sette uomini pronti a venire in suo soccorso.
“Cosa vuoi??”
“Niente di speciale… solo i vostri vestiti!” e mentre finiva la frase partì all’attacco.

martedì 15 aprile 2008

6 - I viaggiatori e il cavaliere nero..

Erano ormai quattro giorni che gli otto Uomini viaggiavano sotto l’acqua, la cosa stava stancando tutti, ma ognuno di loro sapeva che la visita a Rohan non poteva essere rimandata ancora per molto, comprendevano anche le motivazioni che avevano spinto Aragorn a viaggiare con poca scorta e in modo anonimo. Egli era comunque felice di avere al suo fianco almeno Faramir, anche se questo comportava non poco sofferenza al suo Sovrintendente e amico, visto che tornava nel paese di Éowyn, per la prima volta dopo la sua morte. La tragedia era avvenuta da ormai più di un anno, ma sul volto di Faramir la sofferenza era ancora molto evidente. Aragorn intuiva il suo senso di colpa, perché quando era accaduto l’incedente che aveva tolto la vita alla moglie dell'amico, egli era fuori casa, nella foresta in perlustrazione, perché erano avvenute alcune scorribande nell’Ithilien, il principato che Aragorn aveva dato a Faramir, il giorno della sua incoronazione come Re di Gondor, quattro anni prima.

Nessuno era mai riuscito a capire cosa realmente fosse successo, ma il corpo di Éowyn era stato trovato in fin di vita ai piedi delle mura della loro dimora a Emyn Arnen, e Faramir da allora era cambiato molto, Aragorn poteva immaginare lo stato in cui si trovava il suo Sovrintendete, pensando alla possibilità che a lui fosse strappata Arwen, sua moglie.

Faramir in quel mentre, era perso in pensieri cupi, non si accorse che Aragorn lo stava osservando, pensava all’ultima volta che aveva fatto visita a Re Éomer, con sua moglie e una fitta al cuore lo fece trasalire, non riusciva ancora a pensare a lei senza soffrirne, per quello che era tornato a vivere a Minas Tirish, al servizio del suo Re e della sua Regina. Non poteva vivere nella dimora che gli aveva concesso il suo Re senza Éowyn. Ora nonostante gli procurava immenso dolore, era lì a fare il suo dovere, ad accompagnare il suo Sire verso la terra di sua moglie, in una visita necessaria perché il Re di Rohan, fratello di Éowyn aveva chiesto di parlare con loro.

Faramir lasciò andare un lungo sospiro cercando di scacciarsi dalla testa i ricordi tristi, raddrizzò le spalle, lo sguardo tornò limpido, sapeva di non poter perdersi nel passato, ora doveva pensare alla sicurezza di Aragorn, si volse verso di lui e incrociò il suo sguardo, si fissarono per un attimo, Faramir sapeva che Aragorn intuiva la sua sofferenza e sapeva che anch’egli soffriva per lui, quindi cercò si sorridergli, per dissipare le sue preoccupazioni.

“Ti senti bene tornato nei panni di Granpasso il Ramingo vero?” gli chiese.

“Caro Faramir… questi sono vesti,” disse toccandosi il mantello, “Ma questo” portandosi una mano al cuore; “sarà sempre il cuore di un Ramingo!”

Sorrisero entrambi e Faramir riportò quindi lo sguardo al cielo in cerca di uno spiraglio di sole, ma la sua attenzione fu attratta da un’ombra sulla collina.

Il suo cuore perse un battito, qualcuno con mantello e cavallo nero pareva osservarli da in cima alla collina, riuscì solo a posare una mano sulla spalla di Aragorn, il quale vedendolo sbiancato, non poté fare a meno di seguire il suo sguardo, e per un attimo anche lui rimase di sasso.

“FERMI’!!” gridò e gli uomini si arrestarono all’istante, anch'essi guardarono verso l’alto rimasero impietriti.

Dopo il primo attimo di sbalordimento Aragorn, la cui vista era molto acuta, anche in giornate uggiose come quelle, riuscì a capire, che quello che avevano davanti era un semplice viaggiatore con un cavallo e un mantello nero, non un Nazgùl, i Cavalieri Neri di Mordor.

“Calma!!” intimò la voce del Re, chiara e tranquilla. ”Essi non sono più!! E’ solo un cavaliere errante che ci osserva, proseguiamo per la nostra strada tranquilli.”

Proseguirono, tutti tranquillizzati dalla voce sicura del Re, il cavaliere era immobile, ignaro del reale scompiglio che aveva creato nel piccolo gruppo, rimase ad osservarli mentre al passo continuavano il loro viaggio.

Il sole stava ormai tramontando, quando Aragorn decise di fermarsi, per la notte, lanciò un’occhiata sulle colline, ma dello strano cavaliere non c’era traccia.

“Fermiamoci qui, preparate il campo.” Ordinò agli uomini mentre insieme a Faramir scendeva a cavallo e si scostava leggermente.

“Che ne pensi??” chiese quando fossero soli.

“Non so… ci ha guardati con insistenza, come se volesse studiarci, ma il fatto che lo abbia fatto ben in vista mi sorprende e rassicura al tempo stesso, credo che sia comunque il caso che vada a dare un’occhiata là sulle colline.”

“Sì forse è meglio, prendi qualcuno con te…”

“No! Meglio se vado solo Sir.. Aragorn.” si corresse ricordandosi le raccomandazioni di Aragorn di non rivolgersi a lui come se fossero a Gondor; “Non voglio toglierti nessuno della scorta, è uno solo, e poi è probabile che a quest’ora sia ormai lontano!”

Come a voler smentire proprio le sue parole, il cavaliere fece ritorno nella loro visuale, mentre le ombre della notte avanzavano, si era spostato un po’ verso nord, ma pareva continuare ad osservarli dall’alto.

“Potrebbe essere una trappola!”

“Allora meglio che prendano solo me…”

Si confrontarono per un momento.

Aragorn, tu sei il Re ora, anche se nel tuo cuore sei ancora il Ramingo di qualche anno fa e sei ancora il guerriero più forte e coraggioso che io abbia mai conosciuto e che mai conoscerò, ora hai anche dei doveri, devi pensare che la tua vita è molto importante per il tuo popolo...” gli aveva posato una mano sulla spalla, cosa che non avrebbe mai fatto se fossero stati a Minas Tirish.

Alla fine Aragorn annuì anche se non pareva veramente convinto.

“Bene, vai tu solo, ma fa attenzione amico mio!” ricambiò il gesto di Faramir stringendo con la mano la spalla del suo amico. “Ricorda prima di tutto che anche tu hai dei doveri verso il tuo Re, primo tra tutti quello di ritornare vivo e vegeto, nonostante il dolore che ti porti dentro.!”

Ci fu un attimo di silenzio.

“Non cerco la morte, mio Signore, non potrei mai abbandonarti in questo viaggio!”

“Bene!! La considero una promessa; ora va a trovare il nostro amico e se ci riesci convincilo a venire qui.” Guardando sulla collina poterono vedere che era nuovamente sparito.

“Farò del mio meglio!” disse con tono deciso, lasciò, quindi, il cavallo nelle mani di Aragorn e si allontanò nella foresta nella direzione opposta a quella in cui era stato visto l’ultima volta il misterioso cavaliere; ora non era in vista, ma Faramir aveva la netta sensazione che li stesse osservando anche in quel momento.

lunedì 14 aprile 2008

5 - Finalmente un incontro...


Il mattino seguente nulla era cambiato, una pioggerellina insistente continuava a cadere, creando un velo opaco su tutte le cose, persino Tenebra Oscura sempre focoso e desideroso di muoversi se ne stava poco lontano da Anemoee a testa bassa sconsolato.

Ehy… bellezza… coma va??!”

Quando sentì la voce della amazzone, il cavallo alzò la testa di scatto e si avvicinò al suo rifugio, la annusò lievemente, sbuffando dal naso, sembrava quasi chiederle di tornare a casa.

“Lo so, non ti piace molto questo posto, ma ormai questa è casa nostra, e poi se della gente vive anche in queste terre, ci sarà pure qualcosa di buono e bello, no?? Che ne dici di andare a scoprirlo??”

Uscì dal suo rifugio, lo sellò, dopo aver cancellato le tracce del suo passaggio montò nuovamente in groppa e partì in cerca di una fortuna migliore rispetto ai giorni precedenti, chissà forse tre era il suo numero fortunato.

Riprese la strada del giorno prima, che pareva puntasse ancora verso nord, nonostante fosse ormai era poco più di un sentiero che si inerpicava sul fianco della collina, questo ad Anemoee parve una buona cosa, perché se arriva sulla cima, avrebbe potuto spaziare con lo sguardo nei dintorni e capire dove si trovava, quale sarebbe stata la direzione migliore da prendere e magari incappare in un qualche altro viaggiatore.

Una volta in cima alla collina, Anemoee si rese conto che il sentiero da lei scelto proseguiva lungo la cresta collinare e che proseguiva diretto verso nord, da lì inoltre riusci a vedere la reale bellezza di quella terra, che al momento le pareva così inospitale, la immaginava vista in una giornata di sole e tutto quel susseguirsi di colli e vallate, ricoperte di foreste che si alternavano a distese di erba dovevano essere un vero spettacolo, anche se ora sotto la pioggia davano più l’idea di un mare in burrasca.

In quel momento sentì Tenebra fremere e sbuffare, era un segnale molto chiaro per lei, lo stallone nero aveva sentito l’avvicinarsi di altri cavalli, era dunque lecito pensare che finalmente la sua fortuna fosse girata, si allungò sul suo collo e gli posò una mano sulla fronte sicura che se non lo avesse calmato si sarebbe messo a nitrire.

Lo osservò, quindi, per capire da che parte li sentisse arrivare e lo vide guardare verso destra in fondo alla vallata, sembrava che l’eventuale o eventuali visitatori venissero da est.

Anemoee si nascose dietro alcuni cespugli per celarsi alla vista degli eventuali viaggiatori nella pista sotto di lei, smontò da cavallo e lo fece allontanare di qualche passo, visto che la sua grossa massa nera faticava a venir nascosta dal cespuglio, rimase quindi in attesa.

Attese parecchio tempo prima che vedesse qualcosa muoversi, alla fine dal fitto della foresta dove spariva la strada vide uscire un gruppo di cavalieri, erano otto, in fila due a due, da lì non riusciva a capire a che razza appartenessero, Elfi o forse Uomini, erano anche loro completamente avvolti in mantelli, di colore verde, per riparasi dalla pioggia , ma si vedeva che erano alti e robusti.

Una cosa la poteva capire chiaramente anche da lì: quella era una scorta per una o due persone importanti. Nulla che li distinguesse nei vestiti o nei vessilli o nei cavalli, ma quello che era evidente agli occhi di Anemoee era il portamento dei due cavalieri che stavano in seconda fila, l’aura di forza e sicurezza che si denotava dal loro modo di andare a cavallo anche con quel tempo ignobile, mentre gli altri cavalieri nonostante fosse chiaro che dovevano essere degli ottimi guerrieri sembravano cedere un po' alla malinconia di quel mal tempo.

L'idea di scendere e chiedere cibo o vestiti asciutti , non le passò nemmeno per l'anticamera del cervello, non tanto per orgoglio, ma più per prudenza che la portava a cerca di sfruttare la situazione che le si era presentata in maniera meno ortodossa di quello che avrebbero voluto le buone maniere, immaginando come avrebbero ragionato le guardie di scorta.

Lei stessa, se avesse accompagnato qualcuno di importante e se avesse trovato qualcosa o qualcuno di strano, sarebbe state la prima a controllare di cosa si trattava senza togliere altre difese, ora si rendeva conto dello sbaglio che avrebbe commesso, dal momento che si trovava dall’altra parte a studiare un agguato. Di certo Anemoee non puntava a fare del male a quegli uomini, voleva solo attirarne qualcuno lontano per potersi appropriare dei suoi vestiti e della sua borraccia…e magari anche del cibo, se ne aveva.

Era infreddolita fin nelle ossa, da tre giorni non toccava cibo, e questo faceva si che anche il suo umore non fosse dei migliori, se quegli uomini avessero abboccato alla sua trappola, era meglio che non opponessero troppa resistenza.

Pensò un attimo a quale tattica scegliere per attirarli sulla colline, giunse alla soluzione più semplice, visto che lassù era piuttosto visibile, intuì che era sufficiente farsi notare, mentre lei osserva loro.

Richiamò Tenebra, montò nuovamente in sella, fece qualche passo lungo il sentiero trovandosi in piena vista, sapendo bene, che il suo mantello nero insieme al suo cavallo nero, non erano proprio del colore giusto per mimetizzarsi di giorno, anche in una giornata grigia come quella, era convinta quindi che non avrebbero impiegato molto ad individuarla.

domenica 13 aprile 2008

4 - Il tempo dei chiarimenti...

L’indomani, Anemoee fu svegliata da una pioggerellina fine, che le bagnò molto presto il mantello, rendendoglielo freddo e pesante, scrutò il cielo in cerca di un’apertura per vedere da che parte sorgeva il sole, ma nonostante si fosse fatto chiaramente giorno, la luce rimaneva offuscata dalle nubi, sellò Tenebra e si diresse verso quello che il suo istinto indicava come nord, seguendo una pista non molto segnata. Sembrava che quella zona non fosse molto frequentata; si chiese se anche quello fosse un tiro si Elianor, nella scelta del punto in cui doveva essere lasciata.

Proseguì per tutta la giornata su quella strada, senza mai fermarsi, né provare a cacciare qualcosa, considerando che con quella continua pioggia, sarebbe stato impossibile accendere un fuoco dove cuocere la carne, se non avesse trovato un riparo e al momento non era abbastanza affamata per mangiare della carne cruda.

La fortuna le venne incontro almeno in parte, trovò una piccola nicchia, formata da rami di rovo, talmente fitti che sotto di essi il terreno era praticamente asciutto, ma non era abbastanza grande da consentirle di stare seduta, rinunciò anche per quella giornata al cibo, ma almeno durante la giornata era riuscita a dissetarsi in parecchi ruscelli diversi.

Anemoee aveva percorso parecchie miglia anche se ora che si preoccupava di non lasciare la minima traccia possibile, non volendo certo facilitare il compito alle sue inseguitrici, doveva procedere più lentamente di quanto avrebbe voluto.

Liberò nuovamente Tenebra per la notte, e si preparò avvolgendosi nuovamente nel mantello anche se fradicio, cercando di dormire, ma nonostante la stanchezza il sonno tardò a raggiungerla e non riuscì ad impedire alla mente di vagare fino ad arrivare al giorno che aveva sconvolto la sua vita, il giorno in cui sua madre era morta.

Erano anni ormai che Anear non stava bene, ma nessuno riusciva a capirne i motivi, si sapeva solo che dopo la sua ultima visita alla Terra di Mezzo, era rientrata senza aver concepito e con l’animo ormai spento, sembrava che la vita non le interessasse più, lentamente aveva semplicemente smesso di vivere.

Quella mattina Anemoee stava pulendo la stalla di Tenebra, un compito di solito era lasciato alle novizie, ma il cavallo non accettava nessun altro oltre a lei e questo non la infastidiva, anche perché quel lavoro manuale le lasciava molto tempo per pensare; quel giorno però una delle guardie venne a chiamarla, sua madre la voleva al più presto.

“Madre… eccomi… “ Anemoee soffriva a vederla così, ma ormai aveva rinunciato a capire cosa avesse, le aveva chiesto più di una volta cosa fosse accaduto nel suo ultimo viaggio, ma lei si era sempre rifiutata di parlarne e alla fine lei aveva smesso di chiedere.

“Figlia mia… “ le sorrise faticosamente, la luce che una volta brillava nei profondi occhi grigi si era ridotta ad un lumicino smorto, “Eri alle stalle??” le chiese con finto tono di rimprovero; “Lo sai che non è un lavoro che ti compete??”

“Spiegatelo a Tenebra, madre, lo sapete che accetta solo me!!”

“Neanche a quel cavallo si addice al tuo ruolo… ma di sicuro è adatto a te!!”

“Madre lo sapete che non ho chiesto io di avere Tenebra… è stato il destino…”

“Lo so cucciolo mio.”

“Madre…”Aveva sbuffato Anemoee, ora ripensandoci le si strinse il cuore, ora avrebbe dato tutto l’oro del mondo per sentire nuovamente sua madre chiamarla così, certo non era la sua vera madre, ma l’aveva amata per davvero di questo ne era più che sicura.

Anear allora, le aveva sorriso dolcemente.

“Anemoee ti ho fatto chiamare, perché sento che la mia ora è giunta…”

“Madre non dite così!”

“Non fingiamo, sto morendo, e mi rimangono poche ore, ma non ho paura di questo cambiamento, tanto per me la vita ha perso ogni significato e tu non hai più bisogno di me, sei grande, sei forte, non hai più bisogno che io ti guardi le spalle, anche se a dire il vero non ne hai mai avuto!!”

“Madre vi prego, non parlate così.. io avrò sempre bisogno di voi…!”

“Ma io sarò sempre con te, qui dentro,” le disse ponendogli una mano sul cuore,” anche se credo che in avvenire, per un po’ mi odierai!!”

“Odiarvi?? Ma che dite?? Forse è meglio che chiami la guaritrice!”

“NO! Non serve più… ma quello che ti dirò, non ti piacerà, ma anni fa ho fatto una promessa, che ho già tardato troppo a mantenere!”

“Promessa?? Non capisco?”

“Lo so… non potresti… tu lo sai che non sei nata qui…”

“Sì… voi vi attardaste troppo e il tempo scadde quando ancora eravate al di là del mare, e per non mettervi in viaggio con una figlia troppo piccola aspettaste ancora qualche mese, avevo un anno quando tornaste a casa!”

“Sì… questo è quello che raccontai tornando, ma non era la verità!”

Anemoee rimase in silenzio scrutandola, seppe per istinto che quello che sua madre stava per dirle le avrebbe cambiato per sempre la vita.

“Nella Terra di Mezzo andai per incontrare un Elfo, e così fu, Elrond Mezzelfo è il suo nome, ed imparai ad amarlo!”

“Amarlo?? Amore?? Per un maschio??” la guardò con fare quasi schifato, e sua madre scoppiò a ridere di pura gioia!!

“Si cucciolo mio… amavo un maschio!!”

“Bhe… immagino che parliate di mio padre!”

“No!”

“No??”

“No… Elrond non è tuo padre, e io non sono tua madre!”

“Cosa state dicendo??”

“Quando ero a Gran Burrone, ospite nella casa di Elrond, incontrai una donna e un uomo, aspettavano un figlio, ed erano sotto al protezione di Elrond, quando fu il momento, nacquero due gemelli, un maschio ed una femmina, Elrond, che ha il potere della preveggenza, decise di separarli, perché per il momento le loro strade dovevano percorrere due cammini diversi, ma aggiunse che un giorno si sarebbero incrociate nuovamente.”

Anemoee ascoltava in silenzio, incredula alle parole della madre.

“Elrond disse inoltre che il maschio avrebbe avuto un ruolo importante, da lì a non molti anni, ma la femmina, lo avrebbe avuto più avanti, doveva quindi essere protetta in un luogo lontano dagli eventi che si sarebbero susseguiti in quella terra. Così mi chiese di portarla nella terra delle Amazzoni e allevarla come mia figlia, io non avrei voluto lasciarlo, lo amavo, anche se lui non lo sapeva, ma alla fine per amor suo, aspettai che tu fossi in grado di viaggiare e tornai nella mia terra, dove ti allevai come se fossi stata mia figlia.”

Anemoee scosse la testa come incapace di comprendere le parole della madre… no! Lei non era sua madre… cioè… lo era e non lo era..

“Quando tornai nella Terra di Mezzo per l’ultima volta, tornai a Gran Burrone, dissi ad Elrond come eri cresciuta, che avevi fatto buon uso della spada che lui ti aveva donato, e che ora avevi l’incarico più importante che una guerriera amazzone potesse aspirare. Lui ne fu felice, e gli domandai se ora potevo rimare lì, ma mi disse che dovevo tornare da te, che il mio compito ancora non era finito, perché da lì a poco di preparava una grande guerra e tu dovevi rimanerne lontana, cosa che non sarebbe successa se io non fossi tornata a fermati, ed in effetti così è stato. Mi disse: Così ancora una volta lo lasciai per tornare da te…”

“Madre… davvero volete dire che non sono vostra figlia?? Io… non posso crederci…”

“Credici, è così, tua madre si chiama Gilraen e viveva a Gran Burrone, almeno l’ultima volta che ci sono stata e Aragorn, tuo fratello vi passa di sovente, ora tu devi partire, e non avrai scelta in questo; perché in questo momento la Regina starà leggendo una mia lettera in cui confesso, ciò che molti hanno sospettato ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di rinfacciarti, perché ti amano, e sono le più o perché ti temono. Devi partire e cercare tuo fratello, questo è il destino che è stato scritto per te!”

“Tutto questo… tu hai accettato tutto questo per un maschio… “

“Sì… Un giorno andando a vivere nella Terra di Mezzo, capirai le mie motivazioni!”

Anemoee fece un passo indietro… tutto ciò era assurdo!!!!

“NO!! Non credo proprio!!”

Anear sorrise teneramente.

“Da questo punto di vista sei ancora ingenua, la tua posizione di Comandante della Casa di Anur ti tenuto lontano dal dovere del concepimento, altrimenti lo sapresti, tu sei della razza degli Uomini e loro seguono molto i loro sentimenti. Quando sono tornata sapevo che non avrei più rivisto Elrond e questo è stato un grosso dolore, unito alle stanchezza degli anni e delle guerre che mi porto addosso, mi ha consumato…

“So che questa rivelazione porterà grossi cambiamento nella tua vita, ma spero che tutto questo potrà aprirti molte possibilità che qui non potresti avere, come dicevo prima ormai sei grande e forte, riuscirai a passare quello che tutto ciò ti farà cadere sulle spalle… addio figlia mia, ricorda che se fossi stata veramente figlia mia non avrei potuto amarti di più… “ la sua voce si spense , la sua vita con essa.

Il ricordo era chiaro nella mente di Anemoee che fissava il suo tetto di rovi e per la prima volta da quel giorno, per la prima volta da quando era poco più che una bambina, le lacrime solcarono le sue guance…