mercoledì 21 maggio 2008

35 - Una freccia dalle mura!

Anemoee era ormai poco lontana dalle mura quando un sibilo sinistro attirò la sua attenzione, ma non abbastanza velocemente per evitare del tutto la freccia che le sibilò vicino alla gamba destra, lacerando i pantaloni e lasciando un solco piuttosto profondo nella coscia, verso l’esterno, la freccia andò poi a piantarsi nel terreno.
Anemoee la guardò come se fosse un serpente velenoso, mentre al tempo stesso si dava della stupida, aveva abbassato la guardia perché lì si era sentita al sicuro, mentre sapeva bene di avere alle calcagna tre serpenti traditori.
Non aveva bisogno di esaminare la freccia, per sapere chi gliela avesse scoccata contro, questo fu un errore, avrebbe notato sulla punta una poltiglia trasparente, ma non perse tempo a guardarla, cercando di rientrare il più velocemente possibile nella città, anche se immaginava che non gliene sarebbero state lanciate altre contro, perchè il loro intento non era quello di ucciderla, ma di azzopparla.
Stava sanguinando abbastanza, si tamponò la ferita come meglio poteva strappando un pezzo della camicia e mettendovelo sopra, si chiuse quindi il mantello addosso, in modo da non dare nell’occhio, tornò alla sua stanza, si tolse i pantaloni e si esamino la ferita, le bruciava parecchio e questo l'avrebbe dovuto mettere in allarme, ricordandole un'altra ferita, ma questa era più estesa e avrebbe avuto sicuramente bisogno di almeno una decina di punti di sutura, da sola non poteva riuscirci, ma a chi chiedere aiuto?? Aneritan non poteva, ora doveva preparare molte cose per la sera, ad Aragorn non era proprio il caso perché probabilmente avrebbe cercato di impedirle poi di affrontare la Caccia, doveva trovare qualcun altro, in quel momento un rumore di una sedia che veniva sposta nell’altra stanza le fece venire in mente il nome perfetto: Faramir!
Si rivestì, e uscì nel corridoi, bussò lievemente alla porta a fianco della sua; sentiva il sangue colarle lungo la gamba, guardò per terra e vide delle goccioline rosse che si allargavano nel pavimento, bussò ancora una volta, ma questa volta con maggiore urgenza, dopo qualche secondo l’anta si aprì e Faramir apparve sulla porta guardandola sorpreso.
Anemoee?? Ti abbiamo cercata tutto oggi, non mi aspettavo di vederti proprio ora davanti alla mia porta, quando ormai ci eravamo rassegnarti!” disse lui vedendola.
“Non avrete pensato che me la fossi svignata??” chiese lei alzando un sopraciglio.
“No certo!! Tenebra è nella stalla, non te ne andresti mai senza di lui!” disse lui sorridendo, ma Anemoee non sorrideva affatto!
“Non me ne andrei a basta!!” rispose lei secca.
“Certo, certo!!” disse lui alzando le mani come a scusarsi; “Non lo abbiamo pensato davvero, stavo scherzando, ma dimmi di cosa avevi bisogno?” casualmente i suoi occhi scorsero su tutto il corpo della donna, come se istintivamente sapesse che qualcosa non andava, vide dunque le macchie di sangue che si stavano formando ai suoi piedi.
“Ma tu sanguini?! Che ti è successo??” domandò sorpreso e preoccupato Faramir.
Ad Anemoee venne l’insana voglia di dirgli che non se ne era neanche accorta, ma si trattenne, la ferita le faceva le male e vedeva una reale preoccupazione sul volto di Faramir.
“Ti dispiace se entriamo?” chiese guardandosi attorno.
Vedendola preoccupata, Faramir si scostò dalla porta per farla entrare, la sua camera differenziava di poco da quella di Anemoee a parte alcuni oggetti che facevano capire che lui li ci viveva da più tempo.
“Siediti io vado in cerca di Aragorn e del Guaritore della Casa delle Guarigioni!”
“No! Aspetta, non voglio che Aragorn lo sappia!” lo fermò lei.
“Cosa?? E perché mai?” ora Faramir la fissava allibito.
“Perché con tutta probabilità non mi farebbe disputare la Caccia, se lui me lo ordinasse io non potrei fare altrimenti e questa una cosa che non voglio!” La voce di lei, aveva un tono che si avvicinava molto alla supplica.
“E così è meglio morire dissanguate o di infezione, o facilitare il lavoro alle tre che ti aspettano domani, con questa ferita!!” disse lui burbero.
Bhe, non è che ci tengo così tanto a morire, per questo sono qui!” disse cercando di addolcire Faramir con un lieve sorriso. “Credo che tu mi possa curare bene quanto Aragorn, non è che un graffietto!”
“Bene come Aragorn difficile, ma sì anch’io so curare le ferite! Fammi vedere questo graffietto in modo che sappia come farlo, togliti i pantaloni!” Solo dopo averle pronunciate si rese conto di ciò che aveva detto, si bloccò imbarazzato, ma girandosi vide che Anemoee stava eseguendo la sua richiesta senza problemi, per togliersi d’impaccio andò verso il cassetto in cui teneva bende e le cose che gli potevano servire per curarla.
‘Stai calmo!!’ si disse, ‘L’hai già vista svestita!!’
‘Certo!! Ma ero mezzo tramortito dalla botta che mi aveva dato in testa!’ si rispose.
‘Ma anche quando ha il suo vestito da Amazzone è meno vestita di adesso!!’ continuò il suo monologo interiore.
‘Tu dici?’ ‘ E poi hai già curato altre donne!!’ ‘ Oh sì… ma non erano belle come lei!!’ ‘Ed Éowyn ??’
Éowyn.. mia bella Éowyn… ‘
“Maledizione!!” Faramir fu distratto dalla discussione con se stesso dalla esclamazione di Anemoee, si girò subito verso di lei, era seduta sulla sedia che le aveva offerto prima, le gambe nude sbucavano da sotto la camicia, la camicia che gli aveva rubato al loro primo incontro, troppo grande per lei, nonostante fosse alta come lui e pochi centimetri più bassa di Aragorn e avesse spalle molto robuste, rispetto a quelle di una donna normale, la camice le pendeva un po’ di lato e un lembo in fondo era strappato; Anemoee era piegata in avanti e cercava di togliere un pezzo di stoffa intriso di sangue dalla ferita.
“Che c’è?” chiese avvicinandosi a lei.
“La pezza che avevo messo per fermare il sangue si attaccata alla ferita e non ha fatto il suo dovere, continua a sanguinare un po’!”
“Fammi vedere!” si inginocchiò di fronte a lei, la ferita si trovava poco sopra il ginocchio, ora coperta dalla stoffa non riusciva a vederne la reale gravità. Si alzò e andò a prendere un catino con dell’acqua. “Sarebbe meglio se fosse calda, ma dovremo accontentarci, con una pezza pulita iniziò a versare acqua su quella sporca in modo che si ammorbidisse, poi con delicatezza riuscì a rimuoverla.
“Ecco fatto, ora ripuliamola bene e vediamo come si presenta!” Anemoee guardava la sua testa bruna china su di lei e si meravigliava del tocco gentile di quelle mani che sapeva bene essere molto forti, sentì uno strano brivido correrle lungo la schiena, Faramir credette di averle fatto male. “Scusami, cercherò di fare più piano.”
“Sei molto bravo!” rispose lei a bassa voce, ma egli impegnato non colse lo strano tono di voce della donna.
Una volta ripulita la ferita poté finalmente vederla bene, correva dall’alto verso il basso, poco sopra il ginocchio, era abbastanza profonda, ma il taglio era abbastanza regolare, il pericolo reale era ormai già stato assorbito, quindi non più visibile.
“Bene, dovrò metterti dei punti, ma i margini della ferita sono regolari e sarà semplice farlo!” prese l’occorrente per farlo e si mise al lavoro, non era certo indolore, ma Anemoee era immobile come una pietra, per distrarla Faramir le parlò.
“Come è successo?”
“Una freccia, dalle mura!”
“Una freccia?? Dentro Minas Tirish??” alzò lo sguardo dal suo lavoro, sorpreso.
Bhe no, ero fuori!”
“Eri fuori dalle mura?? E che ci facevi lì?”
“Ero andata a vedere le rovine che ci sono la fuori.”
“Eri a Osgiliath?? E che ci era andata a fare là??”
“Un giro!” disse lei sulla difensiva.
“Un giro?? Come sarebbe a dire un giro?!?! Sai benissimo che in città ci sono tre pazze che ti vorrebbero fare la pelle appena possibile e tu che fai?? Ti vai a fare un giro da sola fuori dalle mura!!” la guardò lasciando perdere il lavoro che stava facendo, Anemoee evitò il suo sguardo.
“Ho sbagliato…” disse pianissimo lei.
“Cosa?” chiese lui, aveva sentito quello che aveva detto, ma voleva che lo dicesse a vece più alta.
“Ho sbagliato!” disse più forte, tornò a guardarlo, “Qui mi sentivo al sicuro… ho sbagliato!”
“Potevano ucciderti!”
“No.. non lo avrebbero mai fatto, non con Aneritan, che avrebbe capito e le avrebbe bandite! Non volevano solo ferirmi.”
“Direi che ci sono riuscite.” Disse riprendendo a dare i punti nella ferita. “Domani ti darà fastidio e così la pelle te la faranno domani!!” la voce di Faramir si era addolcita ma era comunque carica di preoccupazione.
“Non sarà comunque così facile per loro!” Il tono di Anemoee era deciso, tanto da far di nuovo alzare gli occhi all’uomo, la guardò intensamente, come per leggerle cosa le passasse per la testa.
“Tempo fa ho pensato che tu assomigliassi a Éowyn, ho sbagliato, tu sei il guerriero che lei avrebbe voluto essere, ma che non le è stato permesso diventare.”
Anemoee sorrise, ma era un sorriso amaro.
“Difficilmente siamo contenti di ciò che abbiamo!”
“Che vuoi dire??”
“Che io non ho mai voluto essere quella che sono, non ho voluto essere Comandante della Casa di Anur, ma era quello che ci si aspettava da me, e l’ho fatto, come meglio potevo, non volevo andare in guerra ma era il mio compito e l’ho fatto e l’ho fatto bene!”
“Cosa avresti voluto fare??”
Anemoee rimase in silenzio per un po’, stava soppesando cosa avrebbe comportato aprire per la prima il suo cuore a qualcuno, a qualcuno come Faramir poi, alla fine rispose.
“Allevare cavalli!”
“Chissà perché ci avrei scommesso!!” disse lui sorridendole.
“Non fraintendermi con questo, io non sono come le vostre donne, non aspiro ad avere un marito che mi comandi a bacchetta, ho visto come vanno le cose qui da voi, le donne non hanno molti possibilità. No, non riuscirei mai ad adattarmi a questo genere di vita.”
“Non ti avevo frainteso, hai un carattere troppo forte. Ma forse un giorno potresti aver voglia di condividere la tua vita con qualcuno, qualcuno che ti capisca, e che ti rispetti e soprattutto che ti ami.”
Anemoee lo guardò a lungo prima di rispondere.
“Forse un giorno!” disse piano, guardandolo intensamente, perché lei sentiva che se mai quel giorno fosse venuto, probabilmente l’unico uomo che potesse aspirare a quel posto era al momento ai suoi piedi, non capiva da dove venisse quella convinzione, probabilmente le era penetrata nella mente man mano che conosceva quel severo e grande guerriero.
Faramir che aveva finito di cucirle la ferita appoggiò molto lentamente ciò che aveva in mano, poi sempre lentamente come se si stesse accostando ad un animale selvatico che poteva fuggire in ogni momento, le si avvicinò, sempre rimanendo in ginocchio di fronte a lei. Sapeva che stava giocando con il fuoco e non voleva che lei si spaventasse, perché aveva intuito che per quanto fosse coraggiosa e temeraria in un campo di battaglia, in quel momento poteva spaventarsi come mai aveva fatto in vita sua.
Le prese il volto fra le mani, e con infinita dolcezza e lentezza la fece piegare in avanti perché potesse arrivare alla sua altezza, posò le labbra sulle sue, in un bacio lieve come il tocco di una farfalla che si posa su di un esile fiore, tornò quindi a fissare quegli occhi così neri, così profondi come pozzi oscuri. Anche lei non riusciva a muoversi, le sembrava di essere inchiodata su quella sedia, si perse nella infinita dolcezza che lesse dentro a quelli grigi di lui.
Rimasero così a lungo, cercando di comunicare solo con gli sguardi, perché qualcosa di più ora probabilmente avrebbe rovinato tutto.
“Domani, quando sarai nella Piazza dell’Albero Bianco e combatterai per la tua vita; pensa a questo momento, pensa che ce ne potrebbero essere altri, sempre più dolci, sempre più intensi, pensa a questo e a quello che potremmo scoprire insieme, forse questo ti darà una spinta in più per vincere!” gli disse Faramir dolcemente.
“Vincerò! Lo farò anche per noi, o meglio per avere la possibilità che ci sia un noi in futuro…”
In quel momento bussarono alla porta.
Faramir, sei qui?” era la voce di Legolas.
“Sì, arrivo subito!” si alzò lentamente, scostando una ciocca di capelli dal viso della donna, “La ferita è posto, ce la fai a bendarla da sola?? O preferisci che dica a Legolas di aspettare.”
“No, vai, ce la farò da sola.” La voce da prima un po’ incerta, tornò quella di sempre sicura.
Faramir fece per uscire ma si fermò con la mano sulla porta.
“Se stasera la ferita dovesse farti male e non farti dormire chiamami ti darò qualcosa che calmi il dolore e domattina prima di andare alla Piazza passa di qui, ti darò un unguento che ammorbidirà la ferita in modo tale che non dovresti rischiare che ti saltino i punti.”
“Va bene… grazie!”
“Di nulla!” le sorrise e poi uscì dalla stanza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Occavolo... e ora che succederà, che veleno avranno usato? :(

Sean MacMalcom ha detto...

Wowow!!! :D